"Pantani è tornato", il libro di Davide De Zan che ha riaperto le indagini

08 25 davide de zan con pantani è tornatoNOCI (Bari) - Piazza Aldo Moro, nella serata del 25 agosto, si è offerta a scenario di un atteso ed importante momento di informazione e condivisione per amatori e professionisti del ciclismo, organizzato dall'Ass. Nocinbici grazie allo sponsor Donato Ritella - SERECO con il patrocinio del Comune di Noci e della Federazione Ciclistica Italiana - Comitato Regionale Puglia, presentato dalla nocese Francesca Gigante. L'occasione è stata quella della presentazione del libro "Pantani è tornato - Il complotto, il delitto, l'onore", scritto dal giornalista e amico del compianto "pirata", Davide De Zan, figlio del famoso commentatore ciclistico, Adriano ed edito dalla PIEMME nel 2014. Un anno, quello della pubblicazione, tragico quanto importante per famiglia, amici e sostenitori di Marco Pantani, l'anno della riapertura delle indagini presso la Procura della Repubblica di Rimini dopo la sentenza presso la medesima procura di morte per overdose accidentale: nel libro le testimonianze, le analisi e le comparazioni, in gran parte raccolte dal giornalista, che riaccenderebbero il caso, facendo strada all'ipotesi di omicidio volontario. (in foto da sinistra avv. Pasquale De Palma - FCI Puglia, Davide De Zan e Lorenzo Spinelli - FCI Bari con la maglia di Nocinbici/ foto di Luigi Farella, Amministratore e Fotografo Ufficiale Gruppo Pantani)

 

Il libro di De Zan, come spiegato dallo stesso giornalista di SportMediaset nel corso della partecipe presentazione di martedì, si muove lungo 3 binari: in primis quello introdotto dal giornalista de La Repubbica, Mario Valentino, del pirata-uomo, amico, capace sin da piccolo di superare gli amici più grandi in sella a bici da corsa anche sfruttando un'aggraziata bici femminile, campione da dilettante e professionista di valore. Capace di vincere Tour De France e Giro d'Italia nel 1998, dopo aver sfiorato quest'ultimo diverse volte e averlo visto sfumare per sfortunate vicissitudini e medaglia di bronzo ai Mondiali in linea del 2005.  Quarantasei le sue vittorie di carriera fino a quel 5 giugno 1999, giorno della "morte dell'anima" del pirata, per De Zan. A Madonna di Campiglio, con un Giro d'Italia quasi vinto, l'emocrito di Marco Pantani risulta ai controlli a livello 53, 3 unità sopra il limite consentito, causando la squalifica del pirata dal giro.

"Mi hanno fregato" è la frase che Pantani usa con i suoi gregari e compagni di squadra una volta resi noti i risultati dei suoi controlli, la stessa che scriverà sui muri nella sua stanza, una volta tornato a casa, come De Zan ha saputo in confidenza da mamma Tonina, fiera combattente insieme alla famiglia, gli avvocati e il giornalista stesso per chiarire la morte del figlio. Il ciclista, in una sorta di involontario testamento, si era abbandonato inoltre a righe infiammate, che parlavano di regole non uguali per gli sportivi e del fatto che i ragazzi che avevano creduto in lui dovevano parlare. Il caso "Madonna di Campiglio" è il secondo nodo scorsoio intorno al quale ruota la triste vicenda del pirata nel libro "Pantani è tornato", un nodo che De Zan stesso ha cercato di sciogliere, approfondendo da sè la possibilità che l'ematocrito del pirata fosse stato alterato. La risposta autorevole gli arriva dal direttore del laboratorio d'analisi del San Raffaele, che gli conferma la possibilità di manipolare il dato aggiungendo che l'azione stessa lasci traccia del suo operato, la cosìddetta "deplasmazione": l'ematocrito indica la percentuale di volume occupata dai globuli rossi nel sangue (la restante parte é rappresentata dal plasma) e il suo rilevamento è importante ai fini della lotta al doping. Prelevando le piastrine sedimentatesi a livello superiore del prelievo, è possibile far alzare l'ematocrito, ma conseguentemente far scendere il livello delle piastrine. Marco, Pantani, forse in sentore di un possibile complotto a suo discapito, chissà, si autocontrollò l'ematocrito il giorno prima, rilevando come risultato 48, al di sotto insomma del limite consentito., ma comunque indicatore della presenza del farmaco dopante EPO, che a detta di De Zan i corridori del giro, di comune accordo, decisero di poter assumere. Le sue piastrine quel giorno erano a 170.000, nei risultati incriminati saranno scese a 100.000,"la firma" per De Zan della manipolazione del suo test. A chi si è reso partecipe di ciò, il giornalista di SportMediaset ammonisce nel libro "Hai ucciso un uomo". 

Perchè "ucciderlo" così? Forse per un grosso giro di scommesse clandestine sul pirata che dovevano essere intercettate e a farlo capire, in una catena cigolante che unisce diversi pezzi della malavita italiana, è un'intervista al criminale Renato Vallanzasca a firma della giornalista Gabriella Simoni, nella quale l'uomo parlerebbe di un suo contatto in cella con un implicato in affari di mafia e scommesse clandestine, che gli avrebbe anticipato l'esclusione dal giro di Pantani. Lo stesso Vallanzasca fornisce nell'intervista un identikit dell'amico di cella che De Zan ha consegnato con l'intervista integrale alle autorità competenti l'indagine. E questo è il primo nodo della "vicenda Pantani", il secondo, ultimo e purtroppo fatale per il pirata è quello della sua morte, quel tragico 14 febbraio 2004. Viene trovato senza vita nella sua camera d'albergo, in una stanza totalmente sotto-sopra, senza che nessuno abbia sentito rumori o urla che facessero sospettare presenze esterne. Dopo il '99, c'era stata la depressione e la mancanza di risultati per il campione sulle due ruote, l'ipotesi dell'overdose da cocaina era avvalorata da questi precedenti, insieme alla presenza nella camera di una presunta palla di pane contenente lo stupefacente in dose eccessivamente al di sopra di quella letale. Eppure, gli infermieri che lo soccorsero, quella pallina non l'avrebbero vista, appena arrivati nella D5 del residence romagnolo, come chi operò sulla scena del presunto suicidio non usò le accortezze dovute per muoversi e prelevare campioni utili a chiarire il caso, come anche, inoltre, il primo soccoritore di Pantani non fu ascoltato dai pm. A riaprire quel caso, nel 2014, si sono anche aggiunte le particolari ferite rilevate sul corpo del campione una volta ritrovato, forse difficili da autoinfliggersi come difficile sarebbe stato creare quella confusione in stanza, da solo, in quelle condizioni e senza far rumore. 

Il rumore si è riacceso e la Procura di Rimini deciderà se e come spegnerlo, come spegnere testimonianze firmate, incongruenze, giri di malavita e criminalità che travolgono il caso Pantani: si è ucciso o è stato ucciso? Per De Zan, il suo libro è "una luce verso la verità", che infiamma i tanti appassionati o corridori presenti alla sua presentazione nocese, insieme a Lorenzo Spinelli e Pasquale De Palma, rispettivamente presidente provinciale e regionale della FCI, con la partecipazione del Rotary Club Putignano rappresentato dall'arch. Tonio Frallonardo, alla presenza del sindaco Domenico Nisi e del presidente del consiglio Stanislao Morea, che insieme al Rotary Club hanno omaggiato De Zan di una targa di ringraziamento. Per l'avvocato De Palma, il caso riaperto cadrà in archiviazione, a causa dei 10 anni passati dalla vicenda, ma la speranza è che tale processo apra la possibilità al riconoscimento del possibile omicidio del pirata, ultimo aizzatore di folle in sella alla sua bici.

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