Sabati di Maggio: Don Nicola Chiarulli invita a contemplare Maria attraverso i versi di Dante

05 17 IsabatiDiMaggioDonChiarulliNOCI (Bari) - Un tema decisamente impegnativo quello scelto dalla Parrocchia della Chiesa Madre per il terzo sabato di maggio. La video catechesi tenuta in diretta Skype da Don Nicola Chiarulli è stata incentrata sul  dogma religioso e antropologico contemplato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia.

“Vergine madre, figlia del tuo figlio…” - con queste parole, il sommo poeta si rivolge alla Madonna all’interno della celeberrima “Divina Commedia” e precisamente nel XXXIII canto del Paradiso. Maria: figlia di Dio e al contempo madre di Gesù, quel Figlio che è parte della Santa Trinità.

Nell’introdurre il viaggio religioso e culturale svoltosi assieme ai fedeli, collegati in diretta, Don Chiarulli li ha invitati a tenere a mente tre aspetti fondamentali. Il primo è che Dante è un poeta classico, ovvero uno di quei poeti che fa esclamare a chiunque ne legga i versi: “Parla di me!”. Il fatto che tanti vi si riconoscano, contribuisce appunto a creare un forte legame di condivisione tra i suoi lettori, che reiterano un gesto antichissimo, quale il sedersi assieme a leggere la stessa cosa. In secondo luogo, Dante è un poeta medievale, che non ha certo molti mezzi per conoscere l’universo in cui si muove. Sa solo che è un universo ordinato perché creato da Dio, e pertanto, si tratta di un mare navigabile.

Al giorno d’oggi, noi disponiamo certamente di mezzi molto più efficaci per conoscere il mare che stiamo percorrendo, ma abbiamo talvolta molta più paura di lui, pur viaggiando su una imbarcazione più robusta.
Terzo elemento fondamentale su cui focalizzarsi è che per Dante, la poesia non prescinde mai dall’amore. Ogni poesia parla di bellezza, bellezza che ha a che fare con l’amore. E l’amore, a chi può essere ricondotto se non a Dio? Alle parole di don Nicola Chiarulli è seguita la preghiera a Maria presente nel canto del Paradiso, nella versione musicata da Frisina.

Il sacerdote si è poi soffermato sul modo assolutamente eccezionale con cui Dante descrive il sorriso di Maria, senza parlare in nessun modo dei tratti del volto o delle pieghe della bocca, ma solo degli occhi.
E qui entra il gioco l’audacia di Dante, che attribuisce il sorriso, come tratto distintivo, non solo alle anime trapassate e alla Madonna, ma perfino alla Santissima Trinità. Sarà proprio grazie alla mediazione di Maria che il poeta potrà contemplare il sorriso supremo, ovvero quello di Dio. Don Chiarulli ha proseguito quindi per immagini, mostrando tre mosaici: “La nascita di Cristo”, che si trova sulla volta laterale della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, a Palermo, la “Dormitio Virginis” di Giotto, e l’incoronazione di Maria. Il primo mostra una delle scene più classiche, la natività, mentre la “Dormitio Virginis” è particolare perché rappresenta la morte di Maria, con di fianco alla salma Gesù che tiene in braccio una bambina. La piccola altro non rappresenta che l’anima di Maria raccolta dal figlio. Nell’incoronazione invece, ritroviamo Gesù e Maria l’uno di fronte all’altra, quasi a rispecchiarsi. Esattamente come alla fine del suo percorso, Dante vede se stesso nella Trinità. Attraverso l’incarnazione e la redenzione, l’uomo giunge nel cuore di Dio, e Maria è quindi la mappa, la bussola imprescindibile grazie alla quale questo viaggio può compiersi. Dove si nasconde la grandezza di questa luminosa creatura se non nella sua umiltà? Lo scrive la stessa Vergine nella bellissima preghiera del “Magnificat”, che don Chiarulli ha recitato in chiusura come saluto ai fedeli.

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