Il “primato” del Regno delle Due Sicilie, il nuovo saggio storico di Josè Mottola

11-16-mottola-01NOCI (Bari) - Pubblicato Il “primato” del Regno delle Due Sicilie, ultimo saggio storico dell'avv. Josè Mottola (Capone editore). Un testo, si legge sul sito dell'editore, che indaga i presunti “primati del Regno di Napoli“ (dalla prima ferrovia italiana alla prima nave a vapore, passando per il primo ponte sospeso in ferro) esaminando aspetti fondamentali del Mezzogiorno prima dell’Unità ­ – dalla politica all’economia, dallo spirito pubblico all’istruzione – e mettendo a fuoco, alla luce del pensiero meridionalista risalente a Francesco Saverio Nitti, le criticità post-unitarie denunziate in relazione ad emigrazione e brigantaggio sulla falsariga dell’asserito dilemma inflitto alle popolazioni meridionali: “Briganti o emigranti”.

L’autore segnala infine facce attuali della poliedrica questione meridionale, alcune delle quali  presentatesi come parte della soluzione anziché del problema.

 


Il “primato” del Regno delle Due Sicilie di José Mottola, con Postfazioni di Alessandro Barbero e Gianfranco Liberati, pagine 160, € 13,00 - ISBN 978-88-8349-194-1

INTRODUZIONE

Da tempo è più diffusa del solito nel nostro Paese la rilettura ad uso politico di fatti storici, talvolta contestati come tali, talaltra riconosciuti ma interpretati sotto una luce diversa: Risorgimento, età liberale, fascismo,  Resistenza e Repubblica non sono sfuggiti a rivisitazioni di diverso conio.

11-16-primatocomunicatoIn occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità italiana, sono state proposte anche letture totalmente negative del movimento risorgimentale; né sono mancati strascichi polemici, come quelli riguardanti le più recenti ricostruzioni storiche delle vicende post-unitarie del forte piemontese di Fenestrelle, considerato dalla narrativa neolegittimista meridionale un lager sabaudo adibito al massacro preordinato e sistematico di un ingente numero di prigionieri di guerra napoletani.

Critiche radicali al processo di unificazione nazionale sono state manifestate

anche a partire dalla condizione del Regno meridionale preunitario, considerato dalla pubblicistica neolegittimista più florido rispetto agli altri Stati italiani alla luce dei “primati del Regno di Napoli”: la prima ferrovia italiana, la prima nave a vapore, il primo ponte sospeso di ferro, la marina più forte, finanze statali in ottimo stato, sistema fiscale equo, industria prospera, coesione popolare intorno alla monarchia, emigrazione inesistente, primato demografico di Napoli, eccetera.

Le eccellenze meridionali furono descritte nel libro, edito a Napoli da Mele dopo il 1959, Primati del Regno di Napoli. Attività meridionali prima dell’Unità d’Italia, opera di Michele Vocino, dirigente della Marina militare al supremo grado di carriera nel ventennio fascista e poi deputato della prima legislatura repubblicana, oltre che autore di numerosi saggi giuridici e storici mai di ispirazione antirisorgimentale. Col passar del tempo l’esaltazione delle eccellenze del Sud si è trasformata sempre più da forma di contrasto del becero pregiudizio antimeridionale in forma di riabilitazione morale e politica dell’ordinamento travolto dall’unificazione italiana del 1860-1861, considerata la fonte principale dei mali del Mezzogiorno non solo dalla letteratura dichiaratamente filoborbonica ma anche da certa storiografia definibile radical-marxista in senso lato, come quella rappresentata da Tommaso Pedìo, autore di Aspetti della vita italiana dall’unità alla prima guerra mondiale (1860- 1914), Matera, Montemurro,1971).

Come campionario delle critiche radicali al processo di unificazione nazionale – molto diffuse oggi in diversi ambienti colti o istruiti del Mezzogiorno anche perché veicolate dalla stampa oppure da opere narrative

di successo – ho scelto il manifesto del gennaio 2011 annunciante uno spettacolo musicale con convegno nel teatro Piccinni di Bari, intitolato “Dalla parte dei briganti. Fatti e misfatti della Real Casa Savoia. Riflessioni sull’unità d’Italia”.

Quel manifesto è riportato qui in appendice. Esso contiene gli slogan

“12 ANNI DI GUERRA – UN MILIONE DI MORTI – 500.000 FERITI – 54 PAESI DISTRUTTI – 15.000.000 DI EMIGRANTI – 440.000.000 PRELEVATI DALLE CASSE DEL SUD – 50.000 PERSONE FATTE SPARIRE NELLA CALCE A FENESTRELLE “, seguiti dai nomi di scrittori, giornalisti, cineasti e musicisti; tali slogan rispecchiano tesi leggibili su un sito internet che si batte “per l’indipendenza dell’Italia meridionale” (www.duesicilie.org/OLDSITE/Frame-it.html) con le seguenti argomentazioni:

Il Regno delle Due Sicilie fu invaso nel 1860 ed occupato militarmente, senza dichiarazione di guerra, dal regno piemontese dei Savoia (Regno di Sardegna). Seguirono dieci anni di sanguinaria guerra civile, durante la quale furono assassinati circa un milione tra Napolitani e Siciliani. I piemontesi (e i loro alleati settentrionali) non esitarono ad usare metodi di repressione peggiori di quelli usati dai nazisti nella seconda guerra mondiale: i soldati Duosiciliani catturati furono deportati in vari campi di concentramento nel Nord Italia e moltissimi furono eliminati buttandoli nella calce viva, 54 paesi furono rasi al suolo, tutto il patrimonio monetario fu rapinato dalle casse dello Stato delle Due Sicilie e perfino i macchinari delle fabbriche napolitane furono portati al Nord dove poi sorsero le industrie del Piemonte, della Lombardia e della Liguria (il cosiddetto “triangolo industriale”). A questo si aggiunse poi la depressione economica causata dalle politiche colonizzatrici dell’Italia “unita” che, sin d’allora, ha sempre sfruttato le terre conquistate come mercato dei prodotti del Nord, impedendo in ogni modo che nel Sud potessero sorgere aziende di un certo rilievo se non con capitali del Nord. Per molti Napolitani e Siciliani l’unica via di salvezza fu l’emigrazione. 

Questo testo riassume le argomentazioni standard diffuse da diverse formazioni meridionali, definibili neolegittimiste o neoborboniche anche per via dell’esistenza di un Movimento Neoborbonico con sede a Napoli e di una Rete di Informazione del Regno delle Due Sicilie, notiziario partner dell’Associazione Legittimista Trono e Altare con sede in Milano, il cui statuto tra l’altro propugna il “Credo Legittimista, Monarchico, Tradizionalista, Cattolico-Tradizionalista” e “ripudia la massoneria e ogni sua propaggine e derivazione ideologica/istituzionale”.

Nel presente saggio ho concentrato l’attenzione su questioni legate agli slogan del manifesto barese del gennaio 2011 senza trascurare le questioni storiche risalenti alla grande tradizione di pensiero meridionalista, critica verso diversi aspetti dell’unificazione nazionale ma saldamente ancorata ai suoi valori fondanti; avvalendomi di fonti e approfondimenti storici riguardanti economia, finanze, istruzione e società civile nel Mezzogiorno pre-unitario, nonché fenomeni post-unitari quali il brigantaggio e i flussi migratori, ho cercato di fornire anche una chiave di lettura attualizzante, utile per individuare alcune facce della questione meridionale oggi.

Ai professori Alessandro Barbero e Gianfranco Liberati, autori della postfazione, va la mia gratitudine per aver corroborato il mio lavoro anche con indicazioni e consigli preziosi.

Josè Mottola

 

 



11-16-mottola-02(in La Repubblica–Bari, 19 gennaio 2011)

Annunciando un raduno nel Teatro Piccinni di Bari con  “Riflessioni sull’Unità d’Italia” nel suo 150° anniversario, questo manifesto di impronta neoborbonica  evoca con dovizia di cifre e slogan  una “vera storia del Sud che nessuno ha mai raccontato”,  ovvero quella secondo cui l’Unità  fu la causa della perdita della prosperità del Mezzogiorno sotto l'Antico Regime. I testimonial  figuranti in siffatto manifesto rappresentano una parte non trascurabile dell' intelligencija meridionale e di riflesso della questione meridionale.

 


 

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