Il Viaggio infinito: la cultura popolare nocese al centro dei sonetti di Shakespeare e del Cantico dei cantici

12 12gabrielelaeraNOCI (Bari) - Tradurre significa adattare i testi alla cultura cui si desidera arrivare; tradurre significa conoscere anche la cultura di partenza. Lo sanno bene questo, Mario Gabriele e Giovanni Laera, autori, rispettivamente, della traduzione del Il Cantico dei Cantici e dei Sonetti di Shakespere dalla loro lingua d'origine alla lingua di Noci. Il volume in cui confluiscono entrambe le traduzioni sarà presentato il prossimo sabato 20 dicembre durante un incontro-evento intitolato "Il viaggio infinito".

A distanza di una settimana dall'evento e dalla presentazione dell'opera, durante una conferenza stampa organizzata nell'unico bar letterario di Noci, i coautori hanno inteso farci conoscere alcuni aspetti di entrambe le traduzioni. Reduci della presentazione dell'appendice del dizionario sul dialetto nocese (che completa il lavoro lessicografico ed etimologico del lavoro presentato a maggio scorso), questa volta i due membri del Centro Studi del dialetto nocese saranno accompagnati sia da altri relatori che hanno contribuito alla realizzazione del progetto che dall'associazione I presìdi del libro ed il Comune di Noci, partner dell'iniziativa.

"Il titolo dell'evento "Il viaggio infinito", ha esordito Giovanni Laera venendo a spiegare in cosa è consistito il lavoro di traduzione dei sonetti elisabettiani, "resta quanto mai calzante perché tradurre significa viaggiare; dal latino trans ducere, il verbo tradurre lascia intendere il tentativo di dire la stessa un'altra lingua. Alcune parole di una lingua a volte sono infatti intraducibili. Il lavoro del traduttore consiste nella profonda conoscenza non solo dell'opera che si vuole traduttore ma anche e soprattutto della cultura di partenza, che è alla base dell'opera stessa". "Non si traduce mai da una lingua all'altra" ci ha tenuto a precisare, "ma da una cultura all'altra". "Un aspetto importante questo" ha continuato, "da considerare quando la lingua d'arrivo è il dialetto, che solitamente ha un numero di vocaboli molto più limitato rispetto alla lingua ufficiale. Spesso siamo entrati in crisi perché costretti a fare delle scelte, a fare setacciamento. Abbiamo dovuto scegliere l'essenziale. Tradurre è anche addomesticare e adattare i testi non solo alla lingua di Noci ma soprattutto alla nostra cultura popolare. In questo senso abbiamo inserito la flora, la fauna, la conformazione del terreno, i toponimi. Volevamo che Noci fosse la protagonista di questa traduzione. I sonetti di Shakespeare, in particolare, li reputo l'enciclopedia della cultura affettiva; la treccani dell'amore. Si è trattato di un' operazione davvero interessante se consideriamo che il dialetto nocese rende la parola amore ed il verbo amare in una posizione marginale; non esiste addirittura traduzione. La prima parte dei sonetti sono dedicati ad una figura maschile, un angelo biondo, per cui Shakespeare prova un amore platonico, casto e puro. L'ultima parte invece è dedicata ad una donna, una dark lady. Ne scaturisce un triangolo amoroso. Dal punto di vista metrico, ho ripreso la stessa struttura del sonetto elisabettiano perché potesse così risuonare l'eco della musicalità originaria".

Mario Gabriele infine, venendo a presentare in anteprima la sua opera di traduzione del "Cantico dei cantici", erroneamente attribuito da qualcuno a San Francesco (in questo caso si tratta del Cantico delle Creature), ma in realtà appartenente alla cultura biblica ebraica, ha spiegato quanto questo componimento sia, a suo parere, un libro scandaloso. "In esso" ha commentato "emerge lo scandalo dell'erotismo, non è mai citato Dio nè tanto meno Israele. Si sofferma sulla resurrezione della bellezza fisica e sull'attrazione fra due giovinetti. Enuncia immagini sessualmente ardite. Sai tratta di un libro che entrò tardi nel canone biblico e che oggi viene letto dagli ebrei in maniera allegorica, come se il rapporto d'amore fosse fra Dio e l'uomo. Io ho scelto di non nascondere lo scandalo erotico".

Durante la presentazione del volume con entrambe le traduzioni interverranno altri membri del centro studi del dialetto nocese: Francesco Sgobba Palazzi, Antonio De Grazia, Francesco Galassi, Angela De Grazia, Angela Liuzzi e Maria Vittoria D'Onghia interverranno, il 20 dicembre, per apportare alla manifestazione anche contributi musicali, teatrali, di commento letterario. Assisteremo insomma ad un affascinante viaggio infinito in comunità.

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