“Il viaggio infinito”, Shakespeare e Cantico in vernacolo per raccontare l’amore

12 23 relatori viaggio infinitoNOCI (Bari) - Avanza con passo certo il progetto di valorizzazione del dialetto nocese promosso dalla costituenda Accademia del Dialetto Nocese che vede in Mario Gabriele e Giovanni Laera i massimi esponenti. Con il supporto dell'Uten e dei Presìdi del Libro il duo di esperti ha apportato un altro preziosissimo tassello al mosaico di letteratura locale che vede ancora una volta protagonista indiscussa la lingua dialettale nocese. Con "Il viaggio infinito" (AGA Editore) Gabiele e Laera hanno avvicinato ulteriormente la cittadinanza nocese alla propria radice linguistica.

Il libello racchiude due lavori di traduzione di alcune delle pietre miliari della letteratura di ogni tempo: i sonetti di Shakespeare e il Cantico dei Cantici. La presentazione del testo avvenuta sabato sera alla sala convegni di via Pio XII ha acceso anche una riflessione approfondita sulla tematica della traduzione, aspetto sviscerato da Maria Vittoria D'Onghia e Angela Liuzzi autrici delle prefazioni alle due sezioni. «Il dibattito sulla traduzione è destinato a rimanere irrisolto assieme alla verità sulla nascita di uno dei più grandi misteri dell'uomo, qual è il linguaggio – scrive D'Onghia nella prefazione alla sezione di presentazione dei sonetti shakespeariani, e prosegue – è un uroboro, una riflessione che procede mangiandosi la coda. Un viaggio infinito». E ancora: «l'opera che leggerete riflette una dicotomia d'intenti (atto di fede, e storia di un affronto) che viene esasperata e superata per via di un elemento non trascurabile che rende questa traduzione unica nel suo genere: il dialetto nocese». Mentre nello specifico: «l'operazione, o meglio, l'opera di Giovanni Laera è fedele ma è essa stessa poesia, risultato di un addomesticamento del testo originale a cui ha dato voce con nuova linfa. Ha vita autonoma e possiede una forte carica emotiva». Di qui l'autore della sezione ha preso a spiegare e recitare alcuni dei 146 sonetti tradotti.

12 23 libri dialettoAnche Angela Liuzzi riprende il tema della traduzione e l'affianca all'opera di Mario Gabriele che ha ribattezzato il cantico dei cantici con "Canzòne de canzune d'amòre" (Canzone delle canzoni d'amore). «Mario Gabriele ha affrontato il rischio. Brandendo gli strumenti letterari che conosce a fondo e lanciandosi consapevolmente in quest'avventura, ha sapientemente evitato di cancellare o storpiare la bellezza dell'originale». Il Cantico dei Cantici, accostato erroneamente al Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi, è una tra le opere più belle e più difficili contenute nella Bibbia. In più i dubbi sull'autore dell'originale e la sua posizione inedita all'interno del testo sacro cristiano alimenta in maniera esponenziale il grado di difficoltà di traduzione in lingua vernacolare. «Fiori, piante, vino, latte, miele, sono i diversi termini di paragone delle ardite immagini usate dai due sposi, e Mario Gabriele si è avvalso dei frutti della nostra terra per traslare le allegorie sensuali che compaiono nel testo». Sostiene Liuzzi: «è proprio il dialetto a sostenere il ritmo vivace del testo, l'incalzare delle dichiarazioni d'amore e delle metafore usate dai due inseparabili innamorati. Canzòne de canzune d'amòre è un inno alla giovinezza, all'amore e al godimento della passione, e con la sua penna delicata Mario Gabriele ne fa dono prezioso alla comunità di Noci». Per l'occasione a vestire i panni dei due pastorelli sono stati Francesco Galassi (lo sposo) e Angela De Grazia (la sposa) che hanno recitato alcuni passi del Cantico in versione nocese.

Per tutte le esposizioni vi è stato l'accompagnamento musicale di Francesco Sgobba Palazzi che ha realizzato appositamente dei componimenti musicali rifacendosi ai suoni della lira e del pianoforte. Commento a parte per la realizzazione della copertina de "Il viaggio infinito". L'immagine che riveste il testo altri non è che un dipinto, dall'omonimo titolo, di Antonio De Grazia. Il dipinto rappresenta due figure umane su una spiaggia che guardano verso un isolotto dalle fattenze di una donna distesa in mezzo al mare in un'atmosfera senza tempo.

«Questo libro – dicono gli autori – è un atto d'amore nei confronti della poesia. L'elemento che però rende singolare e delicata la nostra iniziativa è la lingua d'arrivo di queste traduzioni: il dialetto di Noci. L'obiettivo che ci si pone è quello di conferire la giusta dignità linguistica e letteraria al dialetto, cercando di esaltarne le potenzialità espressive e musicali. Con un auspicio: che questo viaggio infinito, come il tempo di un celebre sonetto shakespeariano, lasci intatto "il fiorone che insegna ai fioroni a rinascere fichi in agosto"».

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