Don Nicola Bux: "Con i sacramenti non si scherza" ma non solo con quelli

06 25 don nicola bux a NociNOCI (Bari) - Il sacerdote dell'Arcidiocesi barese, Don Nicola Bux, professore di Teologia dei Sacramenti per la Facoltà Teologica Pugliese e Consultore per Benedetto XVI dell'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche, ha presentato sabato 25 giugno, a Noci, il suo terzo libro, "Con i sacramenti non si scherza", edito da Cantagalli nel 2016. L'evento, organizzato dai Presidi del Libro di Noci e moderato da Stefano Verdiani e Rocco Roberto, ha dato modo al prelato di spiegare la sua idea di chiesa e di culto, partendo appunto da sacramenti importanti come Confessione, Comunione e Matrimonio e da una ferrea difesa del "ritorno alle origini" del cattolicesimo, all'essenzialità, alla castità, alla moderazione e soprattutto alla sottomissione a Dio: a sostegno di ciò diverse tesi di fondamento teologico contornate da altre di dubbio gusto diplomatico e clericale.

Il libro, che sta riscuotendo successo di vendite in Italia (5° testo religioso e 60° nella classifica generale, come sostenuto dalla casa editrice) ha già avuto richieste di traduzione e distribuzione in Germania, Francia, Stati Uniti, Slovenia, ecc., con diverse presentazioni in tutta Italia soprattutto in ambito religioso. La copertina conferma l'attesa intorno a questa pubblicazione, si tratta di una coppia di supereroi in procinto di sposarsi. "Con i sacramenti non si scherza", è appunto il titolo, con il contenuto volto a spiegare origine, importanza e punti delicati e spinosi dei 7 sacramenti.

La società odierna vive per Don Nicola Bux nella negazione di Dio che, citando Dostoevskij, renderebbe lecita ogni cosa, oscurando inevitabilmente il potere dei sacramenti di avvicinare alla divinità: qualcosa starebbe però cambiando per il don, una nuova ondata di ricerca della verità, leggibile anche nei fatti di cronaca recenti, vedi Brexit, chiaro sintomo per il prelato del rifiuto dell'uomo alla rivoluzionaria idea di umanità propinata proprio dall'Europa (matrimoni tra omosessuali e superate differenze di genere). Scavando più nel profondo e penetrando nell'ambiente cattolico, la ricerca di una fede autentica e rinnovata sarebbe riscontrabile anche nei giovani, dai quali don Bux avrebbe ricevuto una richiesta di celebrazione in latino durante un suo recente impegno letterario.

Questo "ritorno alle origini" del cattolicesimo si scontrerebbe, invece, con una chiesa impegnata a farsi piacere e ad attirare i fedeli, laddove i numeri parlerebbero di allontanamento dall'istituzione: per far ciò non bisognerebbe perdere di vista la parola di Dio e i precetti della sua fede. "Vedo preti celebrare con il naso da clown, ballare e cantare. [...] Messe lunghe, piene di parole che non permettono di concentrarsi sull'essenzialità della parola di Dio." Inoltre "se la liturgia fa scappare un applauso, è diventata uno spettacolo a sfondo religioso" non quello che sostanzialmente sarebbe. 

La liturgia è, per don Nicola Bux, il rapporto con Dio, un rapporto che può partire solamente dall'alto verso il basso, che deve essere coltivato (culto, appunto), ma che ragiona sempre in funzione della divinità. La stessa Messa non è "partecipazione", ma "servizio": i diaconi, i preti sono servi di Dio, persino i Santi nel primo stadio verso la santità vengono definiti servi di Dio. La liturgia non è partecipazione, ma sottomissione alla divinità e alla sua parola, sempre secondo il pensiero del prelato-scrittore.

Questo rapporto si consolida in uno tra i più importanti sacramenti, il Matrimonio, quello che per don Bux sottolineerebbe la natura del rapporto uomo-donna, che quindi non contemplerebbe le "unioni civili, incivili o sodomitiche, quel che sono": è inoltre bene sottolineare che il matrimonio è un rapporto a 3, con Dio in mezzo, che ci ricorda la sottomissione reciproca a lui e all'altro. Da qui anche il concetto di castità, dal latino appunto "castigarsi", cioè diniegare il piacere affinchè il rapporto non si consumi e sia durevole e perché "concedersi ogni qualvolta si abbia l'appetito comporta rischi terribili per la salute". Un altro errore del sacramento dell'unione, ai giorni nostri, è, per il sacerdote, il senso del possesso dell'altro: "colui che ha bruciato viva la sua ex ragazza a Roma avrebbe detto 'O mia o di nessun altro' ed è questa la mentalità adesso.". E' anche vero, sottolinea don Bux, che l'amore vero è solo uno e dura in eterno, altrimenti non lo è mai stato.

Chissà se nel segreto del confessionale, il sacerdote barese avrà dovuto apprendere di tradimenti e errori coniugali, quasi certamente sì, dall'alto della sua età, ma anche la Confessione non è più come una volta: "l'assenza della grata nei confessionali costringe al rapporto visivo con il confessato, rompe la barriera della privacy. Io personalmente cerco di tendere l'orecchio e ascoltare solamente anche se sono i 5 sensi a condurre al peccato". Peccati verso uomini, donne e bambini generalmente e semplicisticamente ricondotti, nel discorso, all'assenza di una grata, una sufficienza imperdonabile.

Dopo la Confessione, che secondo un precetto della Chiesa dovrebbe esser fatta almeno una volta l'anno come la Comunione ("non sono vere le dicerie che costringono a prendere l'Eucaristia ad ogni messa"), è il turno della Cresima, il sacramento della maturità spirituale e non anagrafica, come ci tiene a sottolineare don Bux. E' a questo punto che il cattolico diventa veramente tale, avendo sviluppato la capacità di discernere il vero dal falso, "non leggendo ad esempio i libri di Augias che è un nemico della Chiesa", per dirne una. Con la cresima il fedele si prepara a combattere per il suo credo per poterlo diffondere nel mondo "come un buon avvocato fa con il suo assisitito"

Ciò che sostanzialmente emerge dal pensiero teologico di don Bux è la difesa del sacramento nella sua autenticità e allo stesso tempo la difesa del credo, del culto e dei precetti cattolici per quello che sono e così come sono stati tramandati dalla parola di Dio e dai suoi servi, a scapito di una chiesa che per avvicinarsi ai fedeli si starebbe a quanto pare allontanando da sè stessa. Un tira e molla che, qualsiasi posiziona venga presa, potrebbe non trovare facilmente la giusta soluzione in una società come quella odierna.

 

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