"Tra i vicoli della mente" con il senatore Vannino Chiti: fronte laico-cattolico e riforma costituzionale

09 17 Vannino Chiti e Piero LiuzziNOCI (Bari) - La politica nazionale passa "Tra i vicoli della mente" con Vannino Chiti, senatore cattolico del PD, attuale presidente della Commissione per le politiche dell'Unione Europea, ministro per i rapporti con il Parlamento e le Riforme istituzionali, dal 2006 al 2008, Presidente della Regione Toscana, dal 1992 al 2000 e infine vicepresidente del Senato dal 2008 al 2013. 
L'occasione è la presentazione della sua ultima pubblicazione, "Vicini e lontani. L'incontro tra laici e cattolici nella parabola del riformismo italiano", edita Donzelli. 
Da Cavour all'attuale sinistra italiana, Chiti passa in rassegna la convivenza tra laici e cattolici e l'apporto di entrambe le parti, approdando alla conclusione che la sua fazione attuale necessiti una laicità matura, guidata anche dalla religione. Il giornalista Michele Cozzi (Gazzetta del Mezzogiorno) e il senatore Piero Liuzzi dialogano con lui, toccando anche la delicata questione della Riforma Costituzionale e del Referendum.

 

Da Cavour a Renzi, il dialogo e la storia tra laici e cattolici prende distanze e pieghe diverse, come racconta Chiti: dall'equazione "Libera Chiesa Libero Stato" del primo, durante il delicato processo di unificazione italiana, si passa all'idea di laicità di Mazzini, fino alla matura e approfondita analisi di Gramsci sulla presenza cattolica nella politica italiana. Nel secondo dopoguerra la distanza tra le parti è netta, con i democristiani da una parte e i comunisti dall'altra. Qualcosa muta negli anni '70 con i socialisti che, dopo aver assunto dapprima una posizione neopositivista e successivamente addirittura anticlericale, accolgono tra le loro fila anche dirigenti delle ACLI, le associazioni cattoliche dei lavoratori italiani. Questo avvicinamento si interrompe un decennio dopo, con gli scontri tra socialisti e comunisti, ma nel 1989 il crollo del muro porta con se anche il crollo della frangia rossa e la nascita di una vera e propria sinistra italiana, fatta di credenti e non credenti, socialisti e democristiani (scorretto indicarli con il termine di cattolici, per Chiti), insieme nel dialogo delle riforme. 
"Se la sinistra ora vuole fare bene non deve prevedere solamente un contributo laico, ma anche un pensiero religioso e cattolico, guidato, perché no, anche dalle encicliche di Papa Bergoglio." afferma Chiti, dietro provocazione di Cozzi sulle influenze vaticane nella politica italiana.

Lo stesso giornalista chiede al Senatore piddino se sia stato il bipartitismo comunisti-cattolici a causare un ritardo in Italia per le conquiste civili, riferendosi alle questioni dell'aborto, del divorzio e delle recenti unioni civili. Chiti non è d'accordo sulla generalizzazione e difende la democrazia, sempre presente in Italia a difesa delle opinioni di tutti; conviene però sulla necessità di essere uniti su alcuni temi e sul fatto che determinate conquiste probabilmente hanno atteso fin troppo per vedere la luce.
"I principi non sono negoziabili, ma è su come debbano essere attuati che ci si viene incontro per una soluzione comune." Sarebbe questa la laicità sostenuta da Chiti, un triangolo con la religione dominante da un lato, la cattolica nel nostro caso come sottolinea il senatore, le minoranze sull'altro e infine gli atei. Tutto lo spazio centrale sarebbe la laicità, il punto d'incontro per la costruzione di una società.

Il riferimento geometrico è anche espressione del pensiero generale di Vannino Chiti, che auspica la convivenza tra le religioni non solo sul piano della sfera privata, ma anche di quella pubblica.
Il paragone contrario è quello francese, avverso alle manifestazioni religiose pubbliche, dalla croce al burkini: Chiti è però d'accordo sul burka, che anche negli uffici pubblici italiani non permetterebbe il riconoscimento della lavoratrice, infragendo quindi una regola politica e sociale.
"Chi vuole vivere in Italia deve rispettare le leggi e le sue istituzioni" afferma, mentre il terreno religioso è aperto a tutti i culti, senza imposizioni di un credo piuttosto di un altro. "Il Cristianesimo è quello che siamo, questo non vuol dire però che dobbiamo imporlo", anche se sarebbe stato giusto, per il Senatore, che la Comunità Europea accettasse la proposta di inserire nella sua costituzione la matrice giudaico-cattolica "che poi ha aperto le porte a tutte le altre religioni": la proposta, come ricorda Cozzi, fu bocciata soprattutto per l'opposizione francese, a difesa di una laicità senza compromessi.

09 17 Vannino Chiti a Tra i vicoli della menteArriviamo alla questione della Riforma Costituzionale, altro tema caldo dell'attuale dibattito politico italiano, che per l'occasione mette di fronte due fazioni: il SI di Chiti e il NO del senatore Liuzzi (Conservatori e Riformisti). Quest'ultimo pensa che ora sia più necessario sgravare il cittadino dalla pressione fiscale operata dallo Stato o, ancora, snellire le pratiche tra cittadini e amministrazione, per nulla facilitati dalla presunta abolizione delle province, "Le province ci sono ancora." afferma.
Chiti parla invece di come il suo pensiero verso la riforma si sia evoluto: "Non ero inizialmente d'accordo sul disegno di legge, ad esempio, per quanto riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, mi opposi ai compromessi sulla maggioranza dei votanti. Se passasse il SI', adesso, invece, ci vorrebbero necessariamente i 3/5 dei partecipanti al voto per l'elezione, una soluzione che trovo giusta."
Il Senatore piddino fa riferimento anche alla modifica sulla nomina dei giudici costituzionali che verrebbero nominati nel numero di 3 dalla Camera e 2 dal Senato e non più dal Parlamento, difendendo così la pluralità delle correnti politiche.
Comunque vada, Chiti si dice pronto al confronto costruttivo sulla riforma e all'accettazione incondizionata della voce del popolo.
La domanda conclusiva di Cozzi è "Quale sarà lo scenario nel caso della vittoria del NO?": Chiti è scettico su una soluzione politica, poichè il fronte del No (5 stelle, Lega e fazioni di destra) non avrebbe un obiettivo comune. La soluzione auspicabile sarebbe comunque quella delle elezioni anticipate.
Più secca la risposta di Liuzzi che parla di "dimissioni immediate dovute da Matteo Renzi", ma anche di una possibile "partecipazione del centrodestra al governo di chiusura".

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