Ciccepàvele u Capone: dopo i Folkabbestia quattro compaesani gli dedicano un libro

09-26ciccepaveleucaponeNOCI (Bari) - La storia che i Folkabbestia raccontavano nella loro canzone non è pura invenzione. Non è fantasia. E' realtà. Con un disco del lontano 2005 intitolato "Perchè 44 date in fila per tre col resto di due" la su citata band barese pubblicava   una canzone tutt'ora richiestissima ed ascoltatissima. La storia di "Cicce pe" oggi viene rivissuta non solo dalla band che l'ha proposta musicalmente ma anche dai compaesani del protagonista della storia. 

 
Viene sì rivissuta dai nocesi Giulio Esposito, Antonio Roberto e Vittorino Curci in collaborazione con Lorenzo Mannarini, nonchè cantante e chitarrista della su citata band, grazie ad un libro intitolato "Vi saluto e sono Ciccepàvele u Capòne" - Storia di Francesco Paolo Cazzolla (Favia ed., 76 pagg). Non ancora pubblicata, questa fatica letteraria si divide in quattro parti: la prefazione di Vito Antonio Leuzzi precede un lavoro più che dettagliato di Giulio Esposito il quale, con particolare attenzione, si concentra molto sulla storia e le origini del Circolo Socialista nocese. Qui Ciccèpavele avrebbe militato per un periodo più o meno lungo sostenendo le masse contadine e lottando per risolvere la questione demaniale e la quotizzazione dei boschi comunali a favore dei ceti meno abbienti. Una lotta questa che lo portò a "rinnovare la sua azione intorno all'assise comunale" per ben due volte (1889 e 1900). Conclusi i suoi incarichi non abbandonò il partito fino a quando nel 1912 non comparve una nota dei Carabinieri che affermava il suo ricovero presso il Manicomio di Nocera Inferiore (SA) e la successiva morte nel 1917. 
 
Perchè Francesco Paolo Cazzolla, pionere del socialismo nocese, fosse arrivato in manicomio non è dato sapere. Come annota uno dei medici che lo visitò, egli tentò più volte di togliersi la vita. Forse per le delusioni politiche o per l'isolamento a cui venne condannato dal suo essere contro i latifondisti Nocesi. Ciò che è certo è che Antonio Roberto documenta meglio quelli che furono gli utlimi giorni vissuti in manicomio. Ciabattino e poeta Ciccepàvele si divertì molto nel comporre le satire contro i ricchi uomini facenti parte della borhesia nocese tanto è vero che, si narra, uno dei suoi possedimenti più prezioni fu una calandra ammaestrata al canto. Particolare che ha portato oggi i Folkabbestia a scrivere i versi più famosi della canzone e scrittori nocesi come Vittorino Curci a ricordarlo come un abile poeta. 
 
Il libro verrà presentato il prossimo sabato 29 settembre alle ore 19.00 nel Chiostro di San Domenico grazie all'associazione culturale nocese "I Presidi del Libro". 
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