Il cantautore nocese Pier si racconta e parla del suo nuovo singolo “Ippocampo”

10 20 intervista a Pierfrancesco troviso per linedito Ippocampo 1NOCI (Bari) – Ha lo sguardo rivolto al futuro e un bagaglio colmo di insegnamenti provenienti dal passato. E’ giovane, intraprendente, appassionato e talentuoso. Stiamo parlando del cantautore nocese Pier.

Classe 1995, nome d’arte Pier. Sulla sua carta d’identità. Pierfrancesco Troviso. La Puglia è la sua terra natìa, che ha scelto di contaminare con la sua musica. Occhi e capelli scuri ed una voce che sa raccontare e sussurrare: è questo il suo identikit. La musica è la sua grande passione, la pratica sin da bambino; accompagnato dalla sua fedele chitarra fonde le sonorità del mondo folk, pop e rock.


10 20 IPPOCAMPO il nuovo singolo di Pier cantautore noceseLo scorso 10 ottobre ha pubblicato il suo primo inedito intitolato Ippocampo, per la prima volta come solista. Collabora con la band Liorsi e, in attesa del suo album prenda vita, si racconta al nostro quotidiano.

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Pier, raccontaci di te, del tuo percorso musicale. Come diventa Pierfrancesco Troviso, il cantautore Pier?

La musica ha sempre fatto parte della mia vita. All’età di 8 anni ricevetti la mia prima chitarra. Vedevo mio padre suonare la chitarra e le tastiere e fu lui ad insegnarmi i primi accordi. Poco dopo frequentai alcune lezioni private, ma il pentagramma non faceva al mio caso, preferivo cambiare stazione radio in continuazione e riconoscere note e accordi sulla chitarra in maniera del tutto casuale. A 13 anni però conobbi il maestro di chitarra Dionisio Fasanella di Conversano, che non solo mi avvicinò al mondo del rock, ma fu importante per migliorare la tecnica sullo strumento. A 15 anni invece cominciai a suonare le tastiere da autodidatta imparando le prime canzoni grazie al film “Il favoloso mondo di Amelie” e alle colonne sonore del pianista Yann Tiersen, che volevo a tutti i costi imparare. Non ho mai preso lezioni di piano, non ho mai usato un pentagramma, solamente orecchio e video tutorial su Youtube, infatti qualsiasi pianista si dispererebbe se mi sentisse suonare, perchè non ho assolutamente tecnica.
Prima di intraprendere questo percorso da solista ho preso parte a svariati progetti e gruppi musicali, che hanno accresciuto la mia esperienza sul “palco”. Sui social invece ho sempre pubblicato le cover delle mie canzoni preferite, ad un certo punto però mi sono reso conto di poter, ma soprattutto di voler fare di più. Così nell’autunno del 2017 ho cominciato a scrivere i primi pezzi e a metterli in musica, sono sempre stato ottimista su ciò che componevo infatti non vedevo l’ora di chiudermi in studio di registrazione. Mi venne anche la pazza idea di lasciare l’università al terzo anno per dedicarmi solamente alla musica, ma in seguito decisi di fare un ultimo sforzo e di essere paziente quanto più possibile. Studiavo, scrivevo e componevo. Questa è stata la mia vita prima della laurea e una volta conseguita non ho perso altro tempo e ho cominciato a registrare quello che sarebbe diventato il mio primo singolo “Ippocampo”. Ho avuto la fortuna di tenermi stretto dalle scuole medie uno dei miei migliori amici Niki Intini, che gestisce lo studio di registrazione Vinyl Sound a Noci, dove ho registrato e continuerò a registrare ancora. Ad ogni modo non voglio definirmi un cantautore, per il momento sono un semplice artista che si cimenta nello scrivere testi e metterli in musica.

Il tuo singolo “Ippocampo” racconta di un amore da dimenticare, ma quale messaggio vorresti che arrivasse a chi ascolta il tuo pezzo? E’ autobiografico?

Certamente è autobiografico ma non c’è da stupirsi. Tutti abbiamo sofferto o inevitabilmente soffriremo per amore, questo passo fa parte della vita di ognuno di noi. Il brano non racconta solamente di un amore da dimenticare, bensì un ostacolo da superare come quelli della vita. Sarebbe utopico avere la facoltà di rimuovere un qualsiasi ricordo negativo dalla mente. Ragion per cui nel brano invito l’ascoltatore ad accettare il passato per quel che è stato ma soprattutto ad imparare da esso per non ripetere gli stessi errori. La fase down che si vive dopo la rottura di una relazione è dura certo, ma serve per crescere interiormente. Per questo voglio che la mia canzone dia un messaggio di speranza a tutti i brokenhearts nel mondo. Non importa per quanto tempo si soffra, l’importante è sapere che il dolore finirà e che ci sarà sempre un nuovo inizio.

Non solo il testo appare interessante, ma meritevole di attenzione è la tua musica, la tua sonorità. Quali sono i “mostri sacri” della musica a cui ti ispiri e quale musica fa parte del background artistico?
Per quanto cerchi di essere il più possibile originale, le mie influenze sono da ricercare nella musica di un tempo. Sono cresciuto con la musica dei Beatles e con i testi della coppiata Lennon-McCartney, ma i miei gusti e le mie influenze musicali sono sempre state in continua evoluzione. Ascolto principalmente rock e tutta la musica dagli anni 60 ad oggi, passando anche per il rap, il metal e l’elettronica. Ho sempre, invece, evitato la musica commerciale, la techno, il pop italiano, il reggaeton e la trap.

Con gli occhi puntati al futuro. Quali sono i progetti e i sogni che hai voglia di realizzare?
Nella primavera del 2020 conto di pubblicare il mio primo album. Il mio sogno è di poter continuare a fare musica per il resto della mia vita.

 



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