"D'Amor folle", la sofferenza e il sentimento

01-07amorfolleNOCI (Bari) - Le opere del nocese Mario Gabriele vengono nuovamente proposte. Dopo il volumetto a stampa intitolato "I Cantori" (Aga editrice), due drammi sono stati presentati, lo scorso giovedì 5 gennaio, alla cittadinanza, questa volta però seguendo una formula tutta nuova. Tratti direttamente dall'opera "Nulla di quanto è umano mi è estraneo", i due monologhi drammatici sono stati recitati all'interno dell'Aula Magna della scuola elementare Francesco Positano, grazie alla promozione del Comune di Noci - Assessorato alla cultura, con il titolo "d'Amor folle".

I due attori Francesca Tarulli e Vito Cataldo, nel pieno della drammaticità, hanno presentato al pubblico due intensi e profondi monologhi, l'uno intitolato La Regina delle nuvole, l'altro La tentazione del vuoto; due storie completamente differenti che hanno in comune però la stessa riproposizione del sentimento: il dolore e la ricerca dell'amore. Nessuna pietà per la Regina delle nuvole: una donna allontanata dai suoi figli (nati in seguito ad una violenza corporale) e destinata a soffrire e a sottoporsi a cure psichiatriche. Nessuna pietà, anche per la vita di un uomo, tristemente legato ad una innocenza perduta sin dalla più tenera età, e rassegnato all'idea di farsi curare per una malattia che tutti chiamavano "de-pres-sio-ne". Entrambi i monologhi, caratterizzati da urla, grida e fortissime reazioni sia per gli attori che per il pubblico, sono stati supportati da video introduttivi e musiche di Pier Dragone, regista e direttore che, insieme a Gabriele, ha formato per la seconda volta consecutiva, un connubio artistico a dir poco perfetto.

Ma l'intervento finale dell'autore dell'opera, ha chiarito, a tutto il pubblico presente giunto in massa, il giusto contenuto dell'opera: "Già in epoca shakespiriana si era soliti affermare che uno spettacolo del genere non è fatto per essere visto, bensì per essere ascoltato. Ciò che abbiamo sentito e recepito attraverso questi due monologhi è frutto di una autobiografia orale fondata sulla parola. A me, così come al poeta, spetta il compito di trascrivere queste autobiografie e di dare dignità al sentimento; altrimenti non faremmo altro se non astrazione." Ci sono dolori che ancora oggi vengono occlusi, dimenticati, ghettizzati. "Il flusso emotivo creato tramite questa rappresentazione scenica" ha sostenuto ancora Gabriele, "oggi è scomparso". E' necessario dunque, abbattere le barriere che ci inducono alla consapevolezza del dolore e del sentimento altrui e andare incontro all'altro, esaltando così la comunione e la cultura umana.

La soluzione poetica adottata da Gabriele è risultata dunque, piena di concretezza. L'uso della parola, attraverso questi monologhi, raggiunge una sintesi equilibrata, degna per il lavoro che un poeta è destinato a fare. I capisaldi della filosofia marxista, ma anche e soprattutto ebraica, vengono fuori e il risultato è un continuo ritorno al principio: nulla di quanto è umano ci deve essere estraneo.

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