Suicidi a Noci, bisogna parlarne

06-19-uova_suicideNOCI (Bari) - C'è una parola a Noci che viene sottaciuta. C'è una parola che non deve essere pronunciata né tantomeno scritta. C'è una parola a Noci che fa più paura della morte. Questa parola è SUICIDIO. La mannaia della censura punisce i ricercatori di verità soprattutto quando questa verità fa male a più di qualcuno. Allora ci dicono di non scrivere.

06-19-tentazione_suicidaAllora ci dicono di non raccontare, perché chissà a che cosa si vuole arrivare. Nulla al di fuori della verità. Ci dicono di rispettare il dolore della famiglia, unico punto, forse, che condividiamo. Ma ci dicono anche di non fermarci. I lettori che ci leggono ed approvano la nostra linea editoriale ci caricano di volta in volta di nuova linfa vitale per continuare a fare il nostro lavoro. Il motto siciliano "non vedo, non sento, non parlo", oltre ad avallare un atteggiamento mafioso, uccide i miei sensi da giornalista. Uccide quella capacità di raccontare ciò che succede nella piccola realtà cittadina di Noci. Qui non ci sono omicidi, scippi, rapine, oppure se avvengono rappresentano un fatto talmente eccezionale che corre sulla bocca di tutti prima di arrivare alla stampa. Ma non si vuole qui dare libero adito esclusivamente al diritto di cronaca. Chiediamo solo il diritto a raccontare ciò che avviene senza sentirsi rei di un delitto, come se quelle vite le avessimo spezzate noi.

Nei miei già sei anni di attività giornalistica locale ho contato circa una decina di casi di suicidio acclarato. Cinque negli ultimi due anni. Tre nell'ultimo semestre. Senza contare gli innumerevoli casi di tentato suicidio poi fortunatamente sventati, per ripensamento o per il tempestivo intervento dei soccorritori sempre in prima linea per salvare vite umane. E intanto ci dicono di non parlare. Ci dicono di non scrivere. Ci dicono di sottacere quella che ormai a Noci sembra essere una vera e propria piaga sociale. Così quando purtroppo avvengono questi misfatti le forze dell'ordine si trincerano dietro il segreto istruttorio, le famiglie si trincerano dietro il dolore, i direttori si trincerano dietro il rispetto per la famiglia del deceduto. Tutto per non far venire a galla ciò che è veramente accaduto. 

06-19-la_caduta_degli_ignaviIntanto non vedo nessuna associazione, tra le tante specializzate che hanno a cuore le tematiche sociali, promuove tavole rotonde per discutere del tema. Non si vede nessuna mano alzarsi. Non si sente nessuna voce elevarsi al di sopra di un coro muto diretto dall'omertà. Mentre in Piazza Garibaldi la voce circola eccome. Ed allora invece di fare il "segreto di pucinella" penso che di questo tema bisogna discutere, confrontarsi, in pubblico, all'aperto, alla luce del sole. I parenti dei suicidi dovrebbero venire allo scoperto e portare la loro testimonianza per evitare che altri dopo i loro congiunti commettano lo stesso ed insano gesto. Rimanere in silenzio non serve a nessuno, né tantomeno ad una città con il più alto tasso di suicidi di tutta la provincia barese.

(tutte le riproduzioni grafiche sono liberamente tratte dal web).

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