9 maggio 1978, l’on Gero Grassi studia il 'caso Moro'

05-06-intervento-grassiNOCI (Bari) - Il 9 maggio del 1978 in via Caetani viene ritrovato il corpo di Aldo Moro. Chi è perché ha voluto la sua morte? Un caso irrisolto da circa 30 anni. Non sono bastati 5 processi a determinare con certezza uccisori e mandanti di quell'assassinio che qualcuno ha definito «colpo di stato». 55 giorni prima, il 16 marzo 1978, Moro si doveva recare in parlamento per votare la fiducia al governo Andreotti, il primo con l'apertura al PCI di Berlinguer. «Convergenze parallele» furono definite.

Cosa lega allora, Moro, la DC Adreottiana, il PCI, la P2 e le BR? Con uno studio accurato di circa 400 pagine l'on. Gero Grassi sta cercando di venire a capo di una vicenda intricata a contorta che neanche le commissioni parlamentari istituite dal 1979 in poi sono riuscite a districare. «Quello che é successo può risuccedere. Stasera non proferisco parola che non sia agli atti della Magistratura. Il dramma é che nessuno finora li abbia letti tutti e messi insieme». La dichiarazione è stata proferita dall'on Grassi durante la manifestazione pubblica organizzata dal PD locale al chiostro di San Domenico venerdì scorso. Il lavoro di riferimento invece si intitola "Aldo Moro – Il Partito Democratico vuole la verità", ed è scaricabile gratuitamente dal sito del parlamentare.

Si collega ad un momento di memoria collettiva l'intervento introduttivo del segretario della sezione locale Vito Plantone. «11 settembre 2001 dov'ero? Momento di tragedia collettiva che io ricordi nella mia vita. Ma vi è stato un momento precedente di uguale tragicità collettiva il 16 marzo 1978 e quei terribili 55 giorni. Se chiedessi ad ognuno di voi dov'era quel giorno.....Tante le testimonianze raccolte in questi giorni di presentazione della nostra iniziativa a Noci: la DC nocese raccolta nella locale sezione per vivere insieme lo sgomento ed il cordoglio, la staffetta dei dirigenti del PCI a Roma al telefono per informare costantemente Berlinguer. Moro, lascia a me, attraverso le sue lettere, il garbo ed il rispetto per le istituzioni pur dicendo cose atroci nelle sue lettere; garbo e rispetto che noi troppo spesso dimentichiamo nella vita e nella comunicazione politica. Come diceva Sciascia – chiosa Plantone - bisogna rifondare la verità se si vuole rifondare lo Stato. Se non riusciamo ad arrivare alla verità sul caso Moro siamo davvero perduti».

Richiamo alla memoria invece da parte del sindaco Domenico Nisi. «Non possiamo permetterci il lusso di disperdere la memoria storica. Chiedersi perché ancora oggi ci interessa la vicenda Moro dev'essere rimandata alla sua figura di uomo e politico. Il valore dei suoi scritti risuona ancora oggi di sani principi politici ancorché etici. Pertanto la figura di Moro vuole essere ricordata ogni anno».

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