Attivisti M5S in visita al presidio dei forconi di Bari

12-12-forconiLETTERE AL GIORNALE - Cari lettori di Noci24, mercoledì sera Enzo Bartalotta, Mario Lippolis e Gianfranco Delfine, siamo ri-andati al presidio barese dei forconi, a dare loro sostegno morale ed anche alimentare. Infatti la signora Rosa del “BAR Pace” e Giovanni dell’ortofrutta “le delizie del fruttivendolo” ci ha riforniti abbondantemente di vivande calde da omaggiare ai protestanti.

Il clima a Bari era caldo, abbondante di solidarietà. Il comitato dei forconi è organizzato bene, è informato, è pacifico e rispettoso delle regole. Nessun gesto fuori dalle righe. C’erano anche i forconi nocesi, che si distinguevano per convinzione ed educazione. C’erano tanti mondi compenetranti, studenti e insegnanti, disoccupati di lungo periodo e professionisti qualificati, che guadagnano bene, erano insieme dallo stesso lato della barricata a protestare contro il degrado morale della politica.

C’erano tante culture a confrontarsi, abbiamo parlato con camionisti greci, tedeschi e napoletani. Tutti insieme fermi, chi per un’ora chi per una notte, ognuno di loro ha offerto quello che aveva a bordo, chi vino per tutti, chi frutta, chi pane, chi carne da arrostire. Davanti ad una gigantesca teglia di bucatini si parlava civilmente e pacificamente, talvolta disordinatamente, di politica. È stata per me una strana esperienza, abbiamo visto una girandola di persone sconosciute, di colori, culture, dialetti e vissuti diversi tra loro, tutti insieme interagire intorno ad un unico punto fermo: I POLITICI ATTUALI SE NE DEVONO ANDARE!

Il popolo, che sta comprimendo le polveri in attesa della marcia finale su Roma, ha delegittimato i politici. Per la verità lo avevano fatto loro stessi, poi la Corte dei Conti, poi la Corte Costituzionale.

I commenti erano di questo tipo:

“hanno tirato troppo la corda”

“voglio i nomi di chi ha avuto lo scudo fiscale ed ha pagato solo il 5% di tasse, anche io devo pagare il 5%. Chi sono questi protetti?”

“ci hanno ridotto alla fame con tutte queste tasse”

“devono camminare a piedi, senza le auto blu”

“non voglio più pagare le mutande e gli spazzolini da denti ai politici”

“devono campare con 1.500€ al mese, perché molti di noi neanche li guadagnano tanto”

“guadagnavo 2.500€ al mese, adesso sono senza lavoro da 4 anni, ho 37 anni, mi sostiene mia madre con 500€ di pensione, mia sorella e mio cognato sono disoccupati. Per fortuna non ho figli”

“ridono di noi, Vendola ride dei morti di tumore all’ILVA di Taranto”

“ci hanno preso per il culo coi caccia F35, poi li hanno acquistati e, non lo dicono, hanno acquistato anche le navi. Ma a chi cazzo dobbiamo fare la guerra? La guerra è qui, tra poveri”

“aiutano solo le banche loro amiche, si defiscalizzano e si prestano soldi tra loro”

“L’IVA la devono portare al 19%, così stiamo frenando i consumi”

“i politici gestisco le sale bingo”

“sono dei bastardi, adesso ci hanno bloccato i gruppi su face book, hanno censurato i ns video insieme alla polizia o dove la polizia ha usato la forza”

“Mastrapasqua guadagna 1.2 milioni di euro l’anno e mia madre 450€ di pensione, dove è l’equità?”

Il tenore delle frasi è chiaro, c’è uno scollamento tra l’Italia del palazzo e quella del popolo, offeso, tradito e ridicolizzato. Dubitiamo che la defestrazione di Napolitano e di Alfetta possa ridare equità alla nazione, né crediamo che una rivolta incontrollata sia l’inizio di una ricrescita culturale del paese, unica soluzione possibile. Però da una parte bisogna pur cominciare, come ha detto Franca Rame a Genova (per bocca del marito), il tavolo va rovesciato.

Gianfranco Delfine, Enzo Bartalotta e Mario Lippolis

tre populisti Grillini nocesi

Lettere al giornale

© RIPRODUZIONE RISERVATA