Nunzia Ritella, la passione per l’arte e il costante desiderio di nuove scoperte

10-06-nunzia ritellaNOCI (Bari) – Da sempre innamorata dell'arte, Nunzia Ritella, dopo aver lavorato presso un Museo a Milano, in una casa editrice specializzata nella pubblicazione di libri d'arte e presso il Ministero dei Beni Culturali a Napoli, ha abbandonato la strada della precarietà per sviluppare nuovi interessi e intraprendere la carriera aziendale.

Lontana da Noci da ormai 13 anni, oggi Nunzia coltiva i suoi interessi per il marketing e le nuove tecnologie lavorando all'interno dell'area che si occupa di innovazione nel mondo del gaming; nonostante sia soddisfatta della strada intrapresa e dei risultati raggiunti sino ad oggi, non esclude la possibilità di nuovi cambiamenti, consapevole che "fuori a 1 km o a 10000 km ci sono nuove occasioni che possono esaltare il nostro talento".

Da sempre la tua aspirazione è stata quella di lavorare nel mondo dell'arte. Cosa in particolare ti affascina di questo mondo?

L'arte fa parte del DNA italiano: anche chi non ha una formazione specifica, può rimanere affascinato dalla bellezza di Castel del Monte o, per rimanere in terra nocese, dalla Chiesa di Barsento. Semplicemente perché queste opere trasmettono qualcosa che ci emoziona, qualcosa che parla della nostra storia, di come siamo stati e, forse, anche un po' di come saremo.
In particolare quando ho scelto di frequentare il Corso di Economia per l'Arte, la Cultura e la Comunicazione, pensavo che sarebbe stato semplice lavorarci: ITALIA = ARTE. Invece non è stato così, dopo diverse esperienze in questo settore e dopo aver visto tutti i miei compagni di università andare all'estero per affermarsi, ho deciso di dedicarmi ad altro.

Rinunceresti mai alla tua attuale stabilità professionale, qualora ti fosse offerta una nuova posizione che ti permetta di coltivare la tua passione per l'arte e che quindi sia meno gratificante dal punto di vista economico ma più affine ai tuoi interessi?

Si, anche se il punto è che oggi, nel mondo del lavoro, a mio parere, nessuno offre nulla. Per spiegarmi meglio: è la capacità di adattamento che ognuno di noi ha (chi più, chi meno) che può creare un posto di lavoro. Dopo l'università, infatti, mi sono adattata a fare cose lontane dalla mia formazione, ma allo stesso tempo affascinanti. Tutte queste esperienze mi hanno arricchito e mi hanno portata a sognare ancora più in grande: oggi, rispetto a otto anni fa, ho più competenze e molto probabilmente riuscirei a sfruttarle per creare qualcosa di mio e di innovativo nel mondo dell'arte.

Quello dell'arte spesso viene giudicato un settore per certi aspetti instabile che non offre concrete possibilità di affermarsi professionalmente. Quali pensi siano le misure da adottare per modificare tale realtà?

È vero l'arte è un mondo esclusivo, così come quello del lusso: quante volte abbiamo sentito che un quadro di Picasso è stato battuto all'asta a cifre vertiginose? Oppure, quante volte, abbiamo pensato a direttori di musei non giovanissimi? A mio parere bisogna pensare a nuovi modelli di fruizione dell'arte, attraverso le nuove tecnologie che sono più vicine ai giovani e, per l'Italia, occorre intraprendere un percorso completamente nuovo che coniughi il rispetto per l'arte, l'ambiente e il turista. Alcune volte trattiamo il turista come un estraneo, uno che è venuto nel nostro Paese per farci un favore. Invece non è così: è il nostro futuro e dovremmo trattarlo come un amico che siamo felici di vedere ogni volta che bussa alla nostra porta e che parla bene di noi perché siamo stati in grado di offrirgli un'esperienza unica dell'Italia.

C'è stato mai un momento in cui le difficoltà riscontrate nell'adattarti ad una realtà completamente diversa da quella del nostro piccolo paese ti hanno portato a desiderare di rinunciare al tuo sogno e a tornare a casa?

Si, nei primi giorni di università. Quando ho iniziato l'università non esisteva lo smartphone, non esisteva Skype, non esisteva Facebook. Però esistevano gli amici, la famiglia e le persone che ho incontrato in Università. Grazie a loro ho trovato la forza di proseguire e di pensare che c'è sempre una soluzione, anche quando vediamo tutto nero.

Subito dopo il conseguimento della laurea, hai ricoperto diversi ruoli professionali. È davvero importante la scelta del percorso universitario e il conseguente possesso di un titolo o, al contrario, sempre più spesso è la fortuna a predominare?

A questa domanda mi piace rispondere con una frase di Seneca: "La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione". Penso alle occasioni che ho saputo cogliere: quando ho iniziato a lavorare, stava esplodendo il mondo del web e del mobile, è da qui che ho iniziato ed ho trovato gente disposta a darmi una possibilità nel marketing e nella gestione di progetti complessi. Così come stava esplodendo il mondo dei giochi e Paesi come la Turchia, in cui c'era tanto da fare.

Sebbene attualmente vivi e lavori stabilmente a Milano, nutri ancora il desiderio di confrontarti con nuovi interessi e di entrare in contatto con realtà sempre diverse...

Uno degli spunti che mi hanno dato le persone con cui lavoro, ma anche i miei amici e le persone che ammiro, è quello di dedicare parte del nostro tempo a fare cose completamente nuove e diverse da quelle che facciamo ogni giorno. Questo per avere nuove idee che possiamo sviluppare e magari per scoprire qualcosa che non è stato ancora inventato. Milano è una realtà, ma fuori a 1 km così come a 10.000 km ci sono nuove occasioni che possono esaltare il nostro talento.

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