Se chiudo gli occhi

temTEMPERAMENTE - Se chiudo gli occhi di Simona Sparaco, autrice finalista al Premio Strega 2013, è un libro non molto lungo che parla di molte cose; ma innanzitutto, è la storia di un padre e di una figlia. Viola ha quasi trent’anni, una figlia di quattro, una vita professionale e sentimentale avvilente e una ferita mai rimarginata nel cuore: suo padre, l’eccentrico artista Oliviero De Angeli, le ha riempito la vita di assenze. Adesso, dopo anni di silenzio in cui non ha neppure conosciuto sua nipote, lo scultore si presenta alla porta di Viola nell’unico modo che conosce: improvviso, destabilizzante e nebuloso; perché la chiarezza, per quest’uomo dai silenzi enigmatici, è sempre stata un optional.

La prima reazione di Viola di fronte a questa misteriosa intrusione nella sua vita è di rifiuto; poi, però, cogliendo al volo l’occasione di allontanarsi da una routine divenuta ormai insopportabile, la giovane donna decide di seguire suo padre in un viaggio verso le Marche, fra i luoghi natii di Oliviero, lì dove tutto è cominciato. Se la destinazione per Viola è quindi più che chiara, il motivo di questa partenza è però un enigma.

Come in un vero e proprio giallo, chilometro dopo chilometro, tappa dopo tappa, il lettore di Simona Sparaco ricostruisce assieme a Viola i tasselli di un puzzle mai risolto, anzi, mai neppure iniziato: Oliviero, le sue passioni, i suoi segreti, la mancanza di colori nelle sue opere che non siano nero, bianco e grigio, tutto torna a galla restituito dalla potenza amara di ricordi invincibili.

Ma il viaggio di padre e figlia in Se chiudo gli occhi non è soltanto un’escursione fra i luoghi della memoria.

È un viaggio fisico, attraverso paesi piccoli solo per le dimensioni, perché la loro storia e la loro mitologia sono enormi e ingombranti: la prova più schiacciante è quella della Sibilla, il monte sacro teatro di leggende d’altri tempi che influenzano ancora il presente di Oliviero e il futuro di Viola.

È un viaggio nel significato intrinseco dell’arte: se sono state le mani di Oliviero, infatti, a scolpire le opere che l’hanno reso celebre in tutto il mondo, a costruirne il senso più profondo sono stati i suoi dolori, i sentimenti spezzati a metà. E anche la fame di storie di Viola, che ha sempre amato scrivere ma non lo fa più a causa del peso della vita, risponde alla voglia insaziabile di dare forma a un’interiorità esplosiva.

Infine, è un viaggio in una dimensione a cui quasi nessuno ha accesso: il “luogo dove i corpi diventano trasparenti”, l’universo in cui dimora chi giace nel limbo fra la vita e la morte e che solo pochi eletti, come Antina, la nonna di Oliviero, possono sondare.

I personaggi di Simona Sparaco sono vivi e palpabili nelle loro contraddizioni, esitazioni e vigliaccherie; l’impulso inspiegabile che spinge Viola a offrire il fianco al padre assente non può che irritare il lettore, ma è l’impulso di tutti i figli che sentono il bisogno di fare chiarezza sulle proprie radici, e che prescinde da mancanze, torti, ingiustizie. Dall’altro lato, l’equilibrio precario di Olivero svela i suoi retroscena in quella che è una lunga, sofferta confessione alla figlia che merita di conoscere la verità.

Eppure, persino la verità è piena di contraddizioni e vigliaccherie, ed è vera solo per chi ci crede sinceramente; perché, come insegna Antina, che il paese considera un’autorità, “il fatto che tu sia l’unica persona a vederlo non significa che non esista”.

Simona Sparaco, Se chiudo gli occhi, Giunti Editore 2014, 272 pp.

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