A volte ritorno

temTEMPERAMENTE - Ho letto – in un pomeriggio – A volte ritorno, di John Niven. Difficile resistere al volto di Gesù Cristo (o quantomeno, alla sua figura che si è sedimentata nell’immaginario collettivo) che ci guarda dalla copertina del libro, con queste parole, “a volte ritorno”, che suonano un po’ come una promessa, un po’ come minaccia.

Avete letto la Bibbia e ascoltato le sue interpretazioni dei massimi teologi? Bene. Dimenticateli. Dio, per Niven, è completamente diverso da come ce l’hanno dipinto fino adesso. Ama i ‘froci’, è sboccato quando parla, adora gli emarginati, la pesca, e pure… le canne. Dopo eoni – letteralmente – il Padreterno ha deciso di prendersi una settimana di vacanza per pescare qualche trota. Del resto, giù sulla Terra le cose vanno benissimo. Siamo in pieno Rinascimento: l’arte e la divulgazione culturale la fanno da padrone e le scoperte geografiche sono all’ordine del giorno.
Il problema è che una settimana di tempo paradisiaco equivale a cinque secoli di tempo terrestre…

E tutti sappiamo che… beh, gli ultimi cinquecento anni non sono stati contraddistinti da un’evoluzione morale dei costumi e della carità cristiana. Genocidi, venerazione del dio denaro, egoismo, manie di protagonismo, corruzione etc etc. C’è solo il ‘mio’, il ‘tutto e subito’. Dio è veramente incazzato per quel che vede.

Ma com’è stato possibile tutto questo? Dev’essere stato per colpa di Mosè. I dieci comandamenti infatti, incredibile rivelazione, sono stati un’idea del patriarca, del tutto inventati. La parola di Dio scolpita sulla pietra, era solo «Fate i bravi», semplice, dritta al punto, non interpretabile. E invece no, quel barbagianni si è fatto prendere la mano e adesso gli umani sono allo sbaraglio più totale, in preda alle interpretazioni più disparate di quelle dieci regolette.

Non c’è tempo per piangersi addosso però, bisogna risolvere la situazione, prima della vittoria totale di Satana. Satana che è sì avversario, ma pure rispettato, come dimostrano i buoni rapporti (sempre goliardici) che intercorrono tra lui e il Creatore. Addirittura Dio lo va a trovare, in compagnia dell’unigenito, fin giù nell’Ade.

Le pene comminate all’inferno descritte dallo scrittore scozzese fanno davvero paura, e ci invitano a riflettere a fondo sui comportamenti tenuti nell’aldiqua. Anche qui c’è la legge del contrappasso, come ci aveva magistralmente abituato Dante, ma qui l’ironia e il dileggio sono acuite ancor di più (vero, George Washington Gordon?).

Dio infine giunge alla conclusione che per il genere umano l’unica speranza sia quella di una seconda venuta del Messia. Gesù (anche lui molto più easy e rilassato rispetto alle sacre scritture) è contrariato di questa sua nuova missione, d’altronde stava così bene a rollare ed aspirare spinelli con Jimi Hendrix e a fare jam session con la sua fedele chitarra elettrica, ma capisce anche l’importanza che il suo aiuto può portare ai mortali.

Per cui eccolo di nuovo sulla Terra, in una sgangherata rock band a New York, dove, seppure in ristrettezze economiche non perde occasione per aiutare i senzatetto e i tossici della città, come ci si aspetta dal Salvatore. La sua incredibile avventura odierna lo porterà a partecipare al talent show American popstar , il tv show più seguito degli Stati Uniti, ottima cassa di risonanza per i suoi propositi divulgazionistici, per far arrivare il suo messaggio di fare i bravi al maggior numero di persone possibile.

Con la scusa dell’ironia, quanti spunti interessanti! Purtroppo è uno di quei libri che non arrivano mai a coloro cui sono destinati, i cardinaloni, o le alte sfere, i potenti della Terra in genere. Ma forse è proprio questo l’insegnamento che il Dio di Niven ci vuole trasmettere: anche se non siamo i grandi della Terra, il miglioramento può partire da noi che, nel nostro piccolo, abbiamo iniziato a fare i bravi.

John Niven, A volte ritorno, Einaudi Stile Libero, 19 euro

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