Su e giù per le scale

temTEMPERAMENTE - I presupposti perché Su e giù per le scale fosse un bel libro c’erano e promettevano bene. Monica Dickens, l’autrice, era pronipote del celebre scrittore inglese. Nata a Londra nel 1915 e cresciuta in una famiglia borghese, la fanciulla si era mostrata fin da subito insofferente all’ambiente perbenista, facendosi prima cacciare da una nota scuola femminile e prendendo poi la drastica decisione di abbandonare gli abiti eleganti per vestire quelli di cuoca tuttofare al servizio di famiglie benestanti e snob.

Malgrado le premesse, questo libro, che raccoglie le sue esperienze, mi ha profondamente deluso. Comincio a credere di essere refrattaria allo humor inglese (il sospetto si era insinuato nella mia mente dopo aver letto Orgoglio e pregiudizio. Due indizi però fanno una prova). La scrittura della Dickens è timidamente spiritosa, molte descrizioni hanno un lieve guizzo, alcune strappano un tiepido sorriso che non raggiunge però l’apice del grottesco tanto esaltato nella quarta di copertina. Dov’è quel tono dissacrante, la cattiveria di una governante che si beffa del suo padrone? Dov’è il suo sguardo impietoso che mette in luce le bizzarrie dell’essere umano? Il lato oscuro e le debolezze che vengono nascoste sotto il tappeto come la polvere?

Questo libro è un’esperienza sull’attesa. L’attesa smodata di un colpo di scena, di un lampo che squarci la monotonia di un racconto che diventa una semplice cronaca, priva di slancio, passione e sentimento. Gli episodi narrati sono più o meno uguali, cambiano solo luoghi e personaggi, incapaci (questi ultimi) di imprimersi nella memoria: le pagine scorrono e sbiadiscono senza lasciare traccia.

Tra arrosti bruciati, salse impazzite e piatti rotti il racconto prosegue senza una direzione né uno scopo: non c’è un epilogo della storia e soprattutto manca una riflessione più profonda sulla forza motrice che spinge la protagonista a cambiare radicalmente la sua vita. È possibile che si tratti solo di noia? A qualcosa bisognerà pur darlo un senso e allora i riflettori si spostano sulla vita dell’autrice, di sicuro più intensa e piena della sua scrittura. Monica fu una donna anticonformista e volitiva, una delle tante protagoniste dell’emancipazione femminile.

La soffocante vita borghese spinse Monica a svolgere altri lavori tra cui quello di infermiera. Da quella esperienza nacque un altro libro: Su e giù per le corsie. Qualcosa però mi dice che sarà una lettura inutile: mi sembra di conoscere già la storia.

Monica Dickens, Su e giù per le scale, Elliott Edizioni 2015, pp.256, € 12,50

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