L'unico figlio

temperamenteTemperamente - Ci sono momenti in cui sentirsi presi in giro è un sottile piacere: ad esempio, quando l'autore di un giallo riesce a ingannare con maestria i propri lettori, facendoli compiacere della falsa convinzione di aver svelato l'inganno per poi trafiggerli con la soluzione del delitto: semplice, essenziale, logica, lineare e sempre sotto i loro occhi. Questi sono i gialli che mi piacciono, e di questa pasta è L'unico figlio di Anne Holt: davvero un romanzo d'alta scuola.

 

In una casa di accoglienza per minori sfuggiti a situazioni di degrado, alle porte di Oslo, viene condotto un ragazzino aggressivo e ribelle; incapace di rapportarsi con gli altri, Olav, dalla corporatura insolitamente robusta e dalla parlantina sciolta, trova conforto soltanto nella presenza di Maren, una giovane sorvegliante che sembra aver preso a cuore il suo caso. Quando la direttrice dell'istituto viene trovata morta, assassinata a coltellate, il personale si accorge della misteriosa sparizione di Olav: dove può essere scappato quel ragazzino violento e scostante? Come mai nessuno lo ha visto vagare per strada? Potrebbe aver assistito all'aggressione nei confronti di Agnes? Ma soprattutto, è mai possibile che un dodicenne, per quanto imbevuto di odio, possa commettere un atto mostruoso come un omicidio? Alla detective Hanne Wilhelmsen e ai suoi agenti l'appannaggio di risolvere il caso: e i colpi di scena non mancheranno, in un finale che lascerà il lettore a bocca aperta.

Anne Holt è brava a costruire un giallo che trae forza dalla sua apparente semplicità: un omicidio avvenuto su un luogo di lavoro particolare, una manciata di rivalità tra colleghi, qualcosa di poco chiaro nei rapporti tra la vittima e i suoi familiari, una situazione economica da chiarire. Un'arma del delitto delle più comuni – un coltello, accuratamente ripulito, acquistato in una grossa catena di casalinghi del nord Europa -, moventi credibili nella loro elementarità, una struttura chiara e pulita che mette in evidenza personaggi ben descritti e accuratamente disegnati. L'autrice conferma la sua grande sensibilità nell'analisi dei giovani: bambini e adolescenti ospiti della struttura sono ritratti con mesta dolcezza; nei confronti di Olav, poi, Anne Holt mostra un'immensa, umana pietà.

Anne Holt, L'unico figlio, traduzione di Margherita Podestà Heir, Einaudi, collana Stile libero big, 2011, pp. 283

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