Non diamoci pace

temperamente copiaNOCI (Bari) - Recensire un libro che raccoglie storie vere di contrasto alla mafia non è mai semplice. Come per i racconti su Falcone e Borsellino, a vent'anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, anche questa volta ho dovuto attendere che le emozioni e riflessioni suscitate dalla lettura di Non diamoci pace si stabilizzassero prima di scrivere.

Alessandro Gallo e Giulia Di Girolamo la mafia la conoscono bene. L'uno perché la Camorra l'ha incontrata di persona, l'altra perché impegnata in progetti sulla legalità nelle scuole. Insieme hanno viaggiato per la rossa Romagna alla ricerca di storie, hanno raccolto dati e indagato la realtà dietro le quinte degli spettacoli – tristi – quotidiani.

Hanno dato voce a quanti hanno subito l'infiltrazione criminale nella loro vita, a quanti hanno visto distruggersi famiglie ed esistenze, a quanti, pur stando nella mischia, non si confondono fino in fondo e a quanti cercano un riscatto.

Ma, protagonisti di questo diario di viaggio sono anche il coraggio di due giovani del Sud trapiantati a Bologna e la loro volontà di dimostrare che il Bel Paese, da Su a Giù, è tutto attraversato dalle stesse problematiche. E così, gioco d'azzardo, riciclaggio di denaro illecito, prostituzione e altro sono i fattori comuni di un Paese composito.

Le testimonianze – scritte in fretta su un taccuino sempre a portata di mano e mandate in stampa con la stessa celerità, complice anche la frenesia dei nostri tempi – urlano l'urgenza di una collaborazione civile, di un intervento collaterale che parte da ciascuno di noi.

Non diamoci pace è un libro pieno di vita – e malavita. Cai-yan, Rebecca, i ragazzi del GAP, dello Zccherificio, di Cortocircuito e altri raccontano, denunciano, non si arrendono. Come Alessandro, che impugna l'arma della scrittura per combattere la corruzione e l'illegalità. Perché raccogliere verità e raccontarle, con nomi e fatti precisi, è l'unico potere a sua disposizione. L'unico metodo per placare quel senso di frustrazione e maledetta impotenza che a volte ti assale, ti fa bollire il sangue, sciogliere con rabbia lo zucchero nel caffè girando a vuoto e gettare all'aria fogli e dati.

Non diamoci pace non si conclude realmente, ma termina con un omaggio a Giovanni Tizian, il giornalista che più di altri ha parlato, in questi anni, delle mafie in Emilia Romagna pagando il prezzo più caro, una vita sotto scorta. E allora, diamoci da fare.

Giulia Di Girolamo, Alessandro Gallo, Non diamoci pace, Caracò, pp. 135

Altre recensioni su "Temperamente.it"

 

 

Temperamente

© RIPRODUZIONE RISERVATA