Parole

temperamente copiaTemperamente - "La parola mai ci venne addosso con la violenza di un meteorite infuocato. Colpì il cofano, mandandoci a sbattere contro il guardrail. Spavento, airbag scoppiati, vetri rotti, sangue. Tanto sangue, troppo. La vidi morire davanti a me, il volto perforato da un pezzo di metallo, gli occhi spenti come due biglie di vetro".

 

Amo la letteratura contaminata. Parole è un racconto difficilmente inquadrabile in un genere preciso; si nutre di ispirazioni sci-fi, di ambientazioni distopiche, di significati visionari, di un appena percettibile substrato fantasy.

Il potere delle parole – l'importanza di non averne mai detta qualcuna in particolare, la loro capacità di influenzare l'esistenza dell'intera umanità – salta fuori da ogni angolo di questa storia, narrata con uno stile accattivante, fluido, capace di tenere chi legge incollato alla pagina fino all'ultima scena – un epilogo toccante e ottimamente orchestrato.

Un linguaggio moderno, quello di Bommarito, senza inutili orpelli, che rende partecipi della vicenda, calando il lettore nei panni del protagonista, il cui nome resterà impronunciato per tutta la narrazione. Un lettore che diviene sempre più consapevole, pagina dopo pagina (mi verrebbe da dire, parola dopo parola) di come un mai possa lasciare in sospeso una vita o di quanta violenza possa esserci in un vaffanculo.

In una Roma distopica e alternativa, le parole cadono dal cielo, stritolano i palazzi, feriscono – in senso letterale – la gente. Ce ne sono alcune che piovono a catinelle, come i ciao; altre pericolose o addirittura letali, come i ti lascio; altre ancora difficilissime da trovare, come i mi dispiace. Dopo la tempesta di parole, ecco i falsari, che alimentano un mercato nero fatto di termini proibiti, quelli inseriti nelle lista rossa. Ed ecco l'organizzazione che cerca di ribellarsi alla furia dei lemmi impazziti; proprio tra le pieghe di questa "resistenza", tra deliranti messia e cruciverba mortali, il nostro innominato cerca il suo personale mi spiace, quello che non ha mai detto, la sola parola che potrebbe ristabilire l'ordine nella sua esistenza e, forse, restituirgli la sua Nadia.

Un racconto davvero bello, ben scritto, breve e al tempo stesso ricchissimo. Mi ha colpito il fatto che in una storia che narra la forza delle parole, il protagonista sia un uomo senza nome – quasi a significare che potrebbe trattarsi di chiunque, persino dello stesso lettore – , pungolato da una coscienza che in questa trama prende le sembianze dell'amico Lucio.

Meritano una citazione le inquietanti illustrazioni di Gino Carosini, che colgono in maniera precisa le atmosfere oniriche del racconto. Che, senza alcun dubbio, vi consiglio di leggere.

Roberto Bommarito, Parole, Ill. Gino Carosini, La Mela Avvelenata

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