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Servizi a tutela delle donne e dei minori: anche Noci riflette sul peso della riforma Pillon

1 26 iserviziatuteladelladonnaedelminore 1NOCI (Bari)- Si è svolto lo scorso 24 gennaio, presso il Chiostro di San Domenico, a partire dalle 17, il seminario “I servizi a tutela delle donne e dei minori. L’argomento è immediatamente chiaro già dal titolo: riflettere sulla reale utilità e sulla potenziale dannosità delle nuove riforme del diritto di famiglia, in special modo quella avanzata dal Senatore della Lega Pillon. L’evento è stato promosso dall’Amministrazione comunale di Noci e dal Centro Antiviolenza Andromeda dell’Ambito Territoriale di Putignano in collaborazione con il Cismai e l’Ordine degli Assistenti Sociali. A moderare la serata è stata Rosangela Paparella, già garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, consulente del Centro Antiviolenza Andromeda. Sono intervenute professioniste nell’ambito giuridico e sociale come Tiziana Vitale del Cismai Puglia,Milena Matera, in rappresentanza dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Puglia,Giuliana Martiradonna, Giudice Onorario Tribunale per i Minorenni di Bari, Filomena Zaccaria, avvocata del Centro Antiviolenza Andromeda e Marika Massara.

Riforma Pillon sul diritto di famiglia: tanto si è detto e tanto si è scritto, ma quando si tratta di tematiche delicate come la disgregazione di nuclei familiari, la bigenitorialità ed eventuali violenze perpetuate ai danni di donne e minori, è giusto che si continui a parlarne e a scriverne. Il disegno di legge 735 introduce essenzialmente quattro riforme al Diritto di famiglia: la mediazione obbligatoria e a pagamento, l’equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari, il mantenimento in forma diretta senza automatismi e l’alienazione genitoriale. Una riforma complessa che esprime la chiara volontà – come dichiarato esplicitamente dallo stesso Senatore Pillon – di rimettere «al centro la famiglia e i genitori» lasciando al giudice il «ruolo residuale di decidere nel caso di mancato accordo» e che fa emergere alcune importanti riflessioni: cosa sono la bigenitorialità e l’alienazione parentale? Il DDL lambisce o entra a gamba tesa nelle relazioni interpersonali della famiglia?

L’Assessore alla socialità Marta Jerovante nei suoi saluti iniziali, ha apertamente dichiarato la sua diffidenza nei confronti della riforma Pillon, pur essendosi imposta un atteggiamento imparziale e non vezzato da alcuna ideologia politica. “Vista la delicatezza delle tematiche in questione, lo stato e la politica dovrebbero prenderne il più possibile le distanze, lasciandole appannaggio degli organi super partes preposti. La famiglia, già duramente provata dal trauma della separazione e quindi non in condizioni di prendere determinate decisioni con freddezza e lucidità, non va assolutamente lasciata sola. Ma gli organi competenti esistono per questo, per entrare con tatto e delicatezza, in “punta di piedi” all’interno di realtà così fragili. Non sarebbe giusto andare a demolire tutto quello che è stato costruito con sforzi immani per assistere al meglio le famiglie che si separano, in particolar modo i minori che ne fanno parte. Vi basti solo pensare che Pillon si è duramente scagliato contro l’affido condiviso, che per anni è stata la scelta rivelatasi migliore per le famiglie e soprattutto per i figli minorenni”. 

1 26 iserviziatuteladelladonnaedelminore 3Rosangela Paparella, ha evidenziato quanto l’articolata riforma rischi di impattare (e anche rovinosamente) con le attuali politiche volte a combattere la violenza ai danni di donne e minori.
“Stando alle poco incoraggianti statistiche, sappiamo che ad oggi, circa l’80% delle violenze domestiche resta sommerso. La riforma Pillon rischierebbe di acuire tali situazioni, non incentivando le donne (già vinte troppo spesso dalla paura e dalla vergogna) a denunciare” - ha dichiarato con fermezza- “Molte disposizioni giuridiche, si vantano di guardare esclusivamente al minore ma dal lato pratico si rivelano adulto centriche". 

Sono stati proiettati alcuni spezzoni del film “L’affido”, che Rosangela Paparella ha definito un "sussidiario per tutti coloro che si occupino di casi di violenza assistita". Il piccolo protagonista non diceva quasi una battuta, ma le sue espressioni erano tristemente eloquenti. Il volto di un bambino che si trovi ad essere vittima di violenza o a vederla attuata da parte di un genitore che per lui è un punto di riferimento (in questo caso il papà) ai danni dell’altro, verso cui nutre altrettanto affetto (la mamma) rende subito l’idea della sofferenza.
1 26 iserviziatuteladelladonnaedelminore 4La parola alla dottoressa Milena Matera, in rappresentanza dell’Ordine degli Assistenti Sociali: “Pillon sostiene che l’affido condiviso e la bigenitorialità siano modelli sbagliati e superati, confrontandoli con quelli vigenti in altri Paesi, come ad esempio il Canada. Ora io mi chiedo e vi chiedo: regge realmente il paragone con Pasesi che hanno una cultura e dei modelli di servizi diversi?
Nessuna normativa vigente può prescindere dai servizi territoriali a tutela delle donne e dei minori presenti sul territorio e così dovrebbe continuare ad essere. La bigenitorialità non è perfetta? E con questo? Niente è perfetto, perché la perfezione non esiste, ma non può essere certo additata come un modello sbagliato.
I servizi sociali funzionano se sono il prodotto di un’amministrazione giusta, che li legittimi ad espletare, quando occorra, anche inchieste sociali. Si tratta di servizi che non sono assolutamente declinabili e che ogni Regione deve imporre agli ambiti territoriali”. 
La Dottoressa Matera, si è fatta  anche portavoce di un’importante richiesta da parte dell’Ordine degli Assistenti Sociali: l’istituzione immediata di un servizio completo a tutela delle donne e dei minori in cui confluiscano tutte le realtà esistenti, a livello sociale ma anche di supporto psicologico. In buona sostanza, gli organi ci sono, a livello di assistenza sociale, giuridica e psicologica, ma per poter realmente funzionare devono tutti essere assemblati in un unico corpo.

1 26 iserviziatuteladelladonnaedelminore 5La dottoressa Giuliana Martiradonna che ne è Giudice Onorario, ha parlato della delicatezza e del compito dell’importanza del Tribunale dei Minori: “Nel momento forse più amaro e difficoltoso che una famiglia si trovi a vivere, è giusto che entri un’autorità esterna, però in modo delicato e soprattutto giusto! Non possiamo pensare di punire ulteriormente una donna che abbia subito violenza o di scuotere con più forza la realtà di un bambino per il quale tale violenza sia diventata ormai la normalità. Noi dobbiamo riuscire a resettare l’idea instauratasi nella mente del minore, riabituandolo ad una normalità che non può e non deve comprendere la violenza.
Mi ha sempre affascinata un verso di una canzone del grande Fabrizio De Andrè che recita: “Non esistono poteri buoni”.
Per anni, fin da quando ho iniziato ad esercitare la mia professione, quest’idea mi ha tormentata e oggi posso permettermi di asserire che i poteri buoni possono e devono esistere. Per questo l’idea di un “Tribunale al servizio” mi piace da impazzire. Quando due genitori si separano, non c’è chi vince o chi perde: vince soltanto chi riesce a proteggere chi non è in grado di farlo da se”
Con l’Avvocata Filomena Zaccaria  del Centro Antiviolenza Andromeda e con Marika Massara  ci si è focalizzati  su una questione molto importante, che riguarda da vicino tutti, donne e minori in particolar modo.T

utti possiamo purtroppo trovarci ad essere oggetto di violenza, ma è bene sapere di non essere soli. Sul territorio esistono realtà in grado di offrire un concreto aiuto, articolato e mirato a ricostruire tutti quegli ambiti della vita che la violenza va a distruggere in maniera concatenata. Il Centro Antiviolenza Andromeda è appunto una di queste realtà e offre gratuitamente servizi come consulenza e sostegno psicologico, consulenza ed accompagnamento legale, percorso educativo e relazionale di reinserimento sociale e lavorativo, attività di sensibilizzazione e prevenzione, di informazione e corsi di wen-do.

Denunciare è tutt’altro che inutile, anzi è fondamentale! Per questo è necessario diffondere una corretta informazione: le donne che non denunciano per paura o per vergogna devono sapere che non hanno motivo per nutrire questi sentimenti, perché c’è chi tende loro una mano su più versanti. Denunciando si ha diritto al gratuito patrocinio dal punto di vista legale, in quanto vittime di violenza, e se la violenza è a carico di un minore di 14 anni il processo a carico dell’aggressore viene aperto in automatico e fronte della denuncia. In ultima analisi, sporgendo denuncia si può ottenere l’immediato allontanamento del maltrattante, cosa importantissima nel caso in cui la vittima sia una madre, perché le consentirebbe di tornare a casa con i propri figli senza che il marito-compagno possa avvicinarsi a loro in nessuno dei luoghi frequentati (casa, scuola ecc). Per quanto concerne la vergona, dovrebbe essere un sentimento appannaggio esclusivo dell’aggressore, non certo della vittima. La convinzione di riuscire in qualche modo a rabbonire e a “cambiare” il cuore di una persona violenta è altrettanto sbagliata! Di gran lunga preferibile sarebbe riuscire a cambiare se stessi, trovando il coraggio necessario per denunciare, un coraggio che non potrà assolutamente apportare che benefici, consentendo alla vittima di violenza di non finire nelle lunghissime e tristi liste di femminicidi o stragi familiari.

Il Centro Antiviolenza Andromeda offre anche un servizio di pronto intervento attivo H24 al numero 339.7871952 e ci auguriamo che chi per lungo tempo ha sopportato in silenzio, trovi il coraggio di prendere la cornetta e chiedere finalmente quell’aiuto che rappresenterebbe una rinascita.
Tornando alla riforma Pillon, ognuno è libero di pensarla certamente come crede, ma la cosa altamente ingiusta è ostacolare ulteriormente il processo di denuncia, data la sua vitale importanza, per non parlare dell’andare ad aggravare il carico già pesantissimo che i figli di genitori separati sono già costretti a portare sulle spalle.
L’auspicio di tutti potrebbe essere riassunto nella speranza che prima di legiferare venga ascoltata la voce delle famiglie in primis ed in secondo luogo, quella degli organi giuridici e sociali competenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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