NOCI – Lo scorso 1 dicembre presso il Chiostro delle Clarisse, dalle ore 18:00 alle ore 20:00 si è tenuto un incontro relativo a tematiche sociali di grande attualità: genitorialità positiva e promozione di una educazione non violenta. L’evento è stato organizzato dal Comune di Noci in collaborazione con L’ATI Coop Medihospes e Itaca. Relatori della serata sono stati il Dott. Pasquale Pazienza e la Dott.ssa Marzia Lillo, pedagogisti del Centro Servizi per le Famiglie di Putignano. Sono intervenuti anche il sindaco Francesco Intini e l’Assessore alla socialità Francesca Tinella.
Alla luce dei tanti drammatici episodi di cronaca, che vedono protagonisti sempre più i giovanissimi (si pensi all’omicidio della povera Giulia Cecchettin n.d.r.) è naturale porsi interrogativi sempre più profondi dal punto di vista educativo e pedagogico. Che il compito dei genitori sia uno dei più difficili al mondo, è ormai ampiamente risaputo. Purtroppo, però, spesso con i figli si “perde la bussola” , e ci si trova a chiedersi se si stia procedendo nel modo giusto e cosa si stia sbagliando. Sicuramente, uno dei primi errori da evitare è quello di porre i figli “sotto una campana di vetro”, nel tentativo di proteggerli dal mondo esterno, di risparmiare loro determinati traumi infantili che abbiamo a nostra volta vissuto. Bisogna invece lasciare che facciano esperienza del mondo, che si confrontino anche con realtà differenti da quella della famiglia. Grandi danni può creare anche un’educazione troppo permissiva, all’insegna del perenne “sì”. E’ bene educare fin da piccolissimi ad accettare l’insuccesso, la sconfitta o il semplice fatto che non si possa ottenere tutto come e quando lo si vuole. Altrimeti, quando la vita ci porrà inevitabilmente di fronte a un insuccesso, a un rifiuto sentimentale o comunque all’impossibilità di raggiungere un obiettivo, i ragazzi crolleranno definitivamente dal punto di vista psicologico. Attenzione però a non eccedere in metodi educativi severi e violenti; in punizioni sia fisiche (come schiaffi, scossoni ecc) che psicologiche (come umiliazioni, un linguaggio particolarmente offensivo ecc). Non è sempre facile riuscire a controllare la rabbia, che in certi casi può accecare e indurre a credere che i metodi violenti e autoritari di una volta possano essere la soluzione migliore. Eppure, bisogna imparare a lavorare se stessi e sostituire quella rabbia cieca con il dialogo e soprattutto con l’esempio. Come ha ricordato anche il primo cittadino, Francesco Intini, sono fortemente in errore coloro che auspicherebbero un ritorno in auge dei cari vecchi metodi coercitivi di una volta. “Era un altro mondo, erano altri tempi. Le cose sono cambiate oggi, e quei metodi non sono più applicabili. Non si può, anzi non si deve tornare indietro”- ha argomentato il sindaco. “In medio stat virtus”- dicevano i latini, e a ragion veduta. Anche in campo pedagogico, la strada giusta è una via di mezzo tra un’educazione troppo permissiva e una troppo autoritaria. I ragazzi, pur nel periodo dell’adolescenza improntato per antonomasia alle contraddizioni e alla ribellione, cercano inconsapevolmente qualcuno in grado di rappresentare per loro una valida guida. Ricordiamo, inoltre, che veniamo al mondo come “contenitori vuoti” e impariamo sulla base dell’ambiente che ci circonda. Ciò significa che il miglior insegnamento è sempre l’esempio. Cerchiamo quindi di essere ciò che vorremmo diventassero i nostri figli.