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Avis: in Piazza Plebiscito come in un grande porto

09 10cantimigranti2NOCI (Bari) - Il sagrato della Chiesa madre, grazie all’Avis di Noci con la sua attivista Giulia Basile e la splendida voce di Luisa Notarangelo, si è trasformato per una sera in uno sconfinato porto in cui hanno attraccato navi cariche di musica, sentimenti e poesia provenienti dai più disparati paesi del mondo: dal Portogallo all’Argentina, dal Messico al Brasile passando per l'Ecuador, senza tralasciare la nostra Italia. 

09 10luisanotarangeloE’ riaputo, la musica è sempre stata, assieme alla poesia, uno dei mezzi più efficaci e diretti per veicolare importanti messaggi culturali e sociali. E proprio musica e poesia sono state le protegoniste del meraviglioso spettacolo tenutosi sabato sera, 8 settembre, in piazza Plebiscito, a cura dell’associazione Avis e della sua da sempre attivissima portavoce Giulia Basile, figura di spicco per il paese grazie al suo impegno umano, culturale e sociale. La Basile, ha evidentemente voluto ospitare lo spettacolo ideato dalla bella e brava Luisa Notarangelo, ritendendo che si sposasse perfettamente con il messaggio e con lo scopo dell’Avis.  “Il sangue è rosso per tutti” - ha dichiarato  nel discorso iniziale e i porti, non possono immaginarsi come luoghi chiusi ma devono restare il simbolo dell’apertura per eccellenza: luoghi in cui le persone arrivano cariche di speranza e da cui  partono con grande sacrificio e nostalgia; luoghi in cui i sentimenti, anche attraverso le canzoni, assurte a simbolo della cultura e delle radici di una terra, si incontrano e si amalgamano.

Nei porti, qualcuno lascia sempre qualcosa, qualcun altro la “raccoglie” e la fa sua: è così che deve funzionare ed è così che ci si deve arricchire.

Dopo il discorso iniziale, ha avuto luogo la vera e propria magia: il sagrato della Chiesa Madre, si è trasformato per una sera in un grande porto, in cui hanno attraccato navi cariche di musica, cultura e sentimenti provenienti da diversi paesi del mondo. Le chitarre di Christian Cassano e Gianni Sciambarruto, hanno fatto da sottofondo alla voce calda ed avvolgente della Notarangelo, che ha aperto questo intrigante viaggio con la sua più grande specialità e passione: il fado portoghese, simbolo della saudade e malinconia che sono sempre compagne del viaggio e del travaglio del migrante. Se ci si sofferma infatti ad osservare dipinti o immagini iconografiche dedicate all’emigrazione ed all’immigrazione, il migrante viene sovente rappresentato con in spalla una chitarra, oltre al suo umile fagotto o alla valigia di cartone. La “navicella simbolica”, facendo piccoli scali poetici, con componimenti del portoghese Fernando Pessoa e della stessa Basile, ha poi toccato i porti dell’Argentina, con tango e milonga, del Messico, dell'Ecuador e del Brasile. Lo spettatore è stato infine riportato in Italia. E dato che la struggente canzone napoletana è stata sempre simbolo, un po’ in tutto il mondo dello struggersi del migrante italiano a causa della lontananza del paese natio,non poteva mancare l’emozionante “Santa Lucia luntana”.

“Chi è nato a Napule ce vò murì”- recita uno dei bellissimi versi, e questo è vero per chiunque: chi non vorrebbe morire nella suo paese natio, dove affondano le proprie radici? Ma non sempre è possibile se si vuol garantire un’esistenza dignitosa a se stessi e alla propria famiglia.

E anche la lontananza dalla persona amata, che spesso si può vedere soltanto nei sogni, è stata tra i temi trattati, con uno stornello romano che ha emozionato: l’innamorato conta le stelle  che affollano il cielo e il marinaio, perspicace, gli risponde che può contare quante volte vuole, ma l’unica stella che cerca (l’amata) mancherà sempre in quel cielo.

09 10cantimigrantiUna stupenda poesia firmata dalla penna appassionata della Basile, intitolata “U core de l’emigrante”, ha  concluso la serata compendiandone il senso: il migrante nocese, non fa altro che supplicare il Santo Patrono di concedergli la grazia di tornare a passeggiare nella piazza del suo paese. Quando dopo anni, ha raccimolato il necessario e può tornare, vuol gridare a tutti ciò che ha imparato. Siamo tutti di passaggio a questo mondo, che è un unico grande porto. L’obiettivo dello spettacolo era sicuramente quello di indurre lo spettatore a porsi una domanda fatidica: se i porti fossero sempre stati chiusi, godremmo di tanta bellezza musicale, poetica e culturale che ci sono arrivate? E potremmo essere orgogliosi di tanti concittadini e connazionali che all’estero hanno reso famosi elementi della nostra cultura? La speranza è che tanti si siano dati la risposta più intelligente.

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