NOCI - Chi ama le celebrazioni patronali sa bene che tra i capisaldi che compongono il secolare trittico - musica, luci e fuochi – che segna la buona riuscita di una festa vi è lo spettacolo pirotecnico. Lontano dalle apparenze del dì di festa, il dietro le quinte degli addetti ai lavori è un mondo variopinto dove si incrociano competenze, amicizie, viaggi, vita e morte: un quadro verista che non lascia spazio all’immaginazione e, a volte, al lieto fine.
E come in una novella verghiana dal tragico epilogo, proprio nell’anno del centenario della morte del celebre scrittore siciliano, giunge la ferale notizia – rimbalzata anche al TG della prima rete nazionale – della morte di Nino Vaccalluzzo, maestro pirotecnico, deceduto a causa dello scoppio di una miscela che stava preparando nella grande fabbrica di Belpasso (CT). Un lavoro pericolosissimo, si sa, che non vede famiglia dedita a questa attività che non pianga un proprio congiunto. E i Vaccalluzzo, una ventina di anni fa, forse pensavano di aver già saldato il tributo alla sorte con il decesso di un altro componente della famiglia.
Ma cosa c’entra Vaccalluzzo con Noci? Ebbene, nel 2010 il nostro paese ha avuto l’onore – primo e unico in Puglia – di ospitare, per la festa patronale di San Rocco, Nino Vaccalluzzo e la sua azienda pirotecnica esibitasi in uno degli spettacoli più grandiosi che si siano registrati da queste parti negli ultimi anni (le telecamere di Noci24 immortalarono l’evento su Youtube con migliaia di visualizzazioni). Ma andiamo con ordine. Mentre si pensava alla festa patronale settembrina, l’allora Comitato Feste, coordinato dal presidente delegato sig. Antonio Labate, cominciò a chiedersi quale potesse essere la novità dell’anno. Dopo qualche consulto, anche grazie ad Internet, l’idea di un nuovo fuochista, mai esibitosi nella nostra regione, sembrò una carta vincente da giocare. In poco tempo, si presero contatti con i Vaccalluzzo e immediatamente giunse l’invito della ditta sicula a recarsi sull’isola per assistere ad uno degli spettacoli in programma: presto fatto. Alla fine di giugno, il presidente delegato Labate, il vicepresidente Tonino D’Onghia, di compianta memoria, il segretario Piero Intini e il consigliere Giuseppe Giacovelli (attuale presidente delegato del Comitato Feste Patronali) erano ad Aci Trezza per la caratteristica festa di San Giovanni Battista inserita nel registro delle eredità immateriali della Regione siciliana. Inutile raccontare la bella accoglienza ricevuta, l’appetitosa cena a base di pesce fresco, lo stupore e le emozioni dell’eccezionale fuoco d’artificio sul molo dei Malavoglia a pochi passi dai faraglioni dei Ciclopi e la meraviglia per la visita nella sede dell’azienda ai piedi dell’Etna: Efesto e la nera pietra vulcanica davano ispirazione agli artisti pirotecnici catanesi; di questo fummo immediatamente certi. Seguirono febbrili contrattazioni con Nino – e questi con suo fratello – presso il quale giungemmo, camminando nell’ordinatissima azienda, dove tutto era metodicamente separato per evitare incidenti (ironia della sorte!), quasi in punta di piedi per non disturbare, con un po’ di timore per i cartelli che indicavano il pericolo di esplosioni e le polveriere; all’inizio un po’ restii a lavorare sul Continente, la stretta di mano conclusiva sancì l’accordo: ci saremmo rivisti a San Rocco e così fu. Avvertimmo il sindaco Piero Liuzzi e ci raccomandammo reciprocamente che, quell’anno, avremmo fatto di tutto per pubblicizzare l’evento: il tam-tam sui siti e forum specializzati fu immediato; giunsero a Noci da ogni parte della Regione, esperti del settore, amatori e componenti dei Comitati viciniori: l’occasione per gli amanti dell’Arte pirica era ghiotta; le immagini del fiume di gente assiepato in Via Mottola per godere dello spettacolo, ancor oggi, rendono testimonianza. Si ricambiò l’ospitalità presso una delle strutture più prestigiose del nostro paese ma lo scambio di cortesie, come spesso accade, proseguì oltre il lavoro: a novembre, per Bacco nelle Gnostre, Nino Vaccalluzzo tornò a Noci con la propria moglie per passare una due giorni di relax e visitare Alberobello. Ci lasciammo con la promessa che ci saremmo rivisti quanto prima e che, magari, un giorno, avremmo ripetuto l’exploit festaiolo per lasciare ancora una volta gli appassionati a bocca aperta. Ma - ahi noi - la promessa rimase inevasa e oggi, con commozione, non possiamo far altro che salutare per l’ultima volta uno dei maestri della pirotecnica italiana: ciao Nino, a-Dio!