Croce di Cristo e laicità pubblica

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A conclusione della Via Crucis al Colosseo di venerdì 25 marzo 2016, Papa Francesco ha  recitato una preghiera, composta dalla sua persona: preghiera durissima contro i mercanti di morte, i terroristi, i fondamentalisti religiosi e i laicisti (cf L’Osservatore Romano, 27.3.2016,8). A proposito di quest’ultimi, il Pontefice ha pronunciato le seguenti parole: “O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso hai insegnato”.

Si tratta, con ogni evidenza, del rapporto tra il diritto alla libertà religiosa e la negazione, inumana e irrazionale, di questo diritto umano, che, come gli altri diritti umani, è un diritto universale, inviolabile, inalienabile e indivisibile. E’ un diritto universale perché è presente in tutti gli esseri umani, senza eccezione alcuna di tempo, di luogo e di soggetti: è un diritto inviolabile in quanto non può non essere rispettato da tutti, in base alla stessa dignità di ogni uomo; è inalienabile in quanto la sua privazione provoca un vero e proprio atto di violenza nei confronti della persona credente (cf Compendio di dottrina sociale della Chiesa n.163); è, infine, un diritto indivisibile dagli altri diritti umani perché questi sussistono, tutti, nell’essere unitario dell’uomo e della sua vocazione storica e trascendente.

Com’è noto, soprattutto in tema di simboli religiosi e di presenza pubblica della religione (annuncio, culto, carità), la laicità culturale e istituzionale viene, spesso, negata o confusa con la laicità neutra, che pone tutte le fedi religiose sullo stesso piano, anche quando esse non rispettano i diritti umani, sono contrari alla pace sociale e non favoriscono l’ecologia integrale del creato. Ebbene, la laicità neutra ha un fondamento laicista, che confina, nel migliore dei casi, la fede religiosa nel recinto individuale della coscienza, senza riconoscerle uno spazio pubblico: spazio che, ovviamente, viene occupato esclusivamente dai fautori di un agnosticismo esoterico e di un paganesimo idolatra, ancorato agli “assoluti terreni”.

Il materialismo aggressivo, il naturalismo scientista, il tecnicismo infinito e il consumismo opulento e mediatico sono da considerarsi le radici contemporanee del laicismo anticlericale e antireligioso: radici che finiscono per diventare una religione capovolta, soprattutto contraria al Dio di Gesù Cristo e alla Sua Chiesa. Per questo motivo, di tanto in tanto, ci sono alcuni, anche in Italia, che vogliono rimuovere il crocifisso dalle aule pubbliche (scuole, tribunali, ecc.) senza avere contezza storica, culturale e giuridica dei fatti: in merito, è bene ricordare a tutti  che la Costituzione italiana – oltre a recepire i Patti Lateranensi del 1929 (cf Art.7) – garantisce la libertà di tutte le confessioni religiose (cf Art.8). L’Art. 19, inoltre, dice espressamente che “Tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitare, in privato o in pubblico, il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume”.

Questa laicità costituzionale (Casavola, 1989) – confermata, tra lo Stato italiano e la Santa Sede, con l’Accordo di revisione del concordato (18 febbraio 1984) – ratifica ciò che sul piano sociale e secolare è stata l’Italia: per duemila anni, infatti, lo Stivale è stato evangelizzato, aderendo, grazie anche alla presenza della Sede Apostolica, al cristianesimo e al cattolicesimo. Le altre minoranze religiose presenti in Italia hanno ratificato “le intese” per cui, nel nostro Paese, c’è un sano e costruttivo ecumenismo e un sereno dialogo interreligioso.

L’altro dato che Papa Francesco sottolinea è un dato un po’ più subdolo che ruota attorno al principio d’uguaglianza per cui esso sarebbe valido per le altre fedi religiose e ateismi plurimi e non per il cattolicesimo attuale: quest’ostracismo (più teorico che pratico) è indice di una certa ignoranza poiché i laicisti non ricordano l’insegnamento, per esempio di Paolo di Tarso, secondo cui Cristo è venuto ad abbattere ogni separazione tra popoli, etnie, culture e civiltà (cf Ef 2,14). Con la Redenzione oggettiva, tutte le donne e tutti gli uomini che abitano il pianeta sono fratelli e sorelle perché hanno un unico Padre: questa teologia universale è verità che crea libertà, di credere o di non credere al Salvatore. Ciò dice che, sul versante pubblico ogni fede religiosa deve avere il suo pertinente spazio pubblico: spazio che non può essere violento, polemico e destabilizzante dell’ordine morale e civile.

La costruzione della “città dell’uomo” e della “civiltà dell’amore” hanno bisogno, pertanto, della Croce di Cristo ovvero dell’apporto dei fedeli laici, che, in modo autonomo, hanno la responsabilità di collaborare con gli altri cittadini per instaurare la giustizia sociale e il bene comune. Senza giustizia sociale e senza bene comune, una religione è falsa poiché i suoi valori sono contrari a quelli naturali e creaturali. In questo senso, è di grande attualità la laicità conciliare (cf Gaudium et spes n.36) che insegna il valore proprio di ogni realtà che esiste: realtà sociale e scientifica, che viene accompagnata invisibilmente dalla mano del Creatore che porta a compimento ogni opera umana priva di pregiudizio. L’autonomia delle realtà terrene dicono, infine, che i veri valori umani – e tra questi la libertà religiosa – sono conformi alla volontà di Dio perché essi sono universali, inviolabili, inalienabili e indivisibili.

La testimonianza cristiana nella sfera pubblica apporta una valenza sociale, civile e politica per il bene diffuso nelle famiglie e per la vita democratica nello Stato repubblicano.- 

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