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Alessandra Intini, da dieci anni a Milano

02-22-alessandra intiniNOCI (Bari) – Noci, il paese delle tradizioni, della cultura enogastronomica, della tranquillità garantita da un contesto di piccole dimensioni, la piazza, le stradine strette e mai troppo affollate. Tutto questo per Alessandra Intini è il posto dal quale è partita ma nel quale forse non tornerebbe a stabilirsi, perché spesso nella vita occorre fare delle scelte e seguire delle strade che, come in questo caso, ti danno l'opportunità di conoscere nuove realtà dalle quali difficilmente riusciresti a tornare indietro.

 

Attualmente di cosa ti occupi a Milano?

Attualmente la mia sede lavorativa non è Milano. Infatti agli inizi di ottobre ho valutato l'eventualità di separarmene temporaneamente per occuparmi, in concomitanza con altri professionisti ed in simultaneità con società contabili certificate sul territorio nazionale, di un piano di lavoro annuale relativo all'anatocismo in questo periodo di crisi congiunturale del mercato.

Subito dopo il conseguimento della maturità scientifica a Noci, ti sei ritrovata a scegliere dove proseguire la tua carriera universitaria tra Roma e Milano, optando per la seconda. Per quale ragione non hai preso in considerazione l'idea di restare più vicina al tuo paese?

Al conseguimento della maturità scientifica è seguita la scelta importante del percorso universitario da intraprendere: da un lato avevo ben chiaro l'indirizzo che avrei voluto seguire, dall'altro, avendo superato i test d'ammissione propedeutici presso due autorevoli università italiane e distanti dal mio paese, ero scettica sulla scelta della metropoli che negli anni consecutivi mi avrebbe ospitata. E, pur essendo ammaliata dallo splendore di Roma, ho optato per Milano. Ciò per due ovvie ragioni: la prima perché me ne sono innamorata non appena scesa dall'aereo e la seconda legata al prestigio dell'Università.
Invero, l'esperienza universitaria mi ha forgiata pienamente. Sono partita ignara ed intimorita di ciò che mi attendeva, soprattutto per la lontananza dal mio paese d'origine e dai miei affetti, ma poi l'impatto è stato estremamente positivo e costruttivo perché Milano e l'Università Bocconi mi hanno aiutato a crescere e ad essere quella che oggi sono. Posso ritenermi estremamente fiera ed orgogliosa di questa mia scelta.

Hai parlato di Milano come la tua "prima casa". Che ruolo occupa, invece, oggi Noci nella tua vita?

Noci oggi rappresenta un luogo legato ai miei affetti familiari e ai miei amici più cari. Nella mia prospettiva attuale e futura questo paese lo considero come il posto ideale nel quale trascorrere le mie vacanze.

Dopo aver vissuto per diversi anni una grande città, come Milano, ritieni che oltre una chiara distanza fisica da Noci, si possa anche parlare di distanza psicologica?

Reputo ciò assolutamente vero. La realtà è che approcciarsi a una città come Milano, distante 1000 Km da casa, comporta un alto livello di stress mentale. In questo contesto così diverso, la distanza psicologica assume un valore rilevante ed ambivalente: da un lato può avere un impatto positivo, perché ti responsabilizza e ti aiuta a maturare; dall'altro lato comporta situazioni meno piacevoli, in quanto una qualsiasi determinata circostanza valutata negativamente può incombere sulla propria stabilità emotiva, ciò comportando un diniego ad integrarsi all'ambiente di città.

Milano è spesso ricordata come la "città del lavoro". Secondo la tua opinione, cosa manca al nostro territorio per raggiungere, almeno in piccola misura, un tale primato?

La domanda è di per sè particolare, ma la risposta a mio parere è molto semplice. Quello che manca al nostro territorio sono i cosiddetti "incubatori semplici" essenziali per sviluppare le idee, le intelligenze ed i talenti. La forza di Milano sta nel fatto che è una città a 360°, in quanto è capace di offrire opportunità e soddisfare necessità di qualsiasi genere.
Inoltre occorre considerare due aspetti fondamentali: il primo legato al fenomeno di "fuga di cervelli" verso il Nord, ciò comportandone una netta preclusione al raggiungimento del primato nel nostro territorio regionale; il secondo, meno peculiare, fondato su una difforme mentalità milanese.
Milano mi è sempre apparsa una città difficile da vivere, anche se io personalmente l'adoro. Tuttavia è evidente il grande vantaggio legato a questa prestigiosità: "vivere" a Milano è come abitare in una grande città europea. Oggi io stessa non avrei timore, anzi ne sarei entusiasta, all'eventualità di trasferirmi in Europa e valutare probabili opportunità lavorative.

Al di là del lavoro, Milano è anche famosa per i suoi ritmi frenetici e per una parziale assenza di tranquillità. In tal senso, un piccolo paese quale è Noci offre una prospettiva completamente differente. Avverti mai l'esigenza di ritornare a vivere in un contesto dunque più tranquillo rispetto a quello in cui vivi attualmente?

Adoro il rimo frenetico della città milanese, e ne sono abituata. Sinceramente, attualmente non sento l'esigenza di vivere in un contesto più tranquillo. Anzi non amo la monotonia di paese. Chissà in una prospettiva futura ma molto lontana, potrei pensare di trasferirmi definitivamente a Noci. Ma le possibilità sono realmente molto scarse.

 

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