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Autorizzate le ricerche di idrocarburi a largo di Monopoli, riparte la mobilitazione

06 13 petroleum northern 1NOCI (Bari) - Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha approvato con esito positivo, tra l'8 e l'11 giugno 2015, i decreti di compatibilità ambientale per quattro permessi di ricerca di idrocarburi (il d65, d66, d60 e d61 con rilevamento sismico 2D) ed il progetto di prospezione geofisica 3D Adriatico Meridionale nell'ambito dei permessi FR39 e FR40. Tutti i progetti sono stati candidati a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) dalla multinazionale inglese Northern Petroleum a partire dal 2 novembre 2010 (d65, d66, d60 e d61) e dal 23 marzo 2012 (FR39 e FR40).


06 13 petroleum northern 3LE RICERCHE DELLA NORTHERN PETROLEUM -
Si tratta di progetti di ricerche preliminari, è bene chiarirlo, e non di realizzazione di pozzi di prova, per i quali l'azienda dovrà successivamente chiedere una nuova VIA. Nonostante le proteste degli scorsi anni da parte degli ambientalisti del sud-est barese ed i rilievi presentati da Comuni e privati cittadini e nonostante il precedente blocco delle prospezioni d60 e d61 (presentate a VIA nel 2008) ad opera del TAR Puglia (il 14/10/2009), il Ministero dell'Ambiente ha dato seguito alle procedure e concluso l'iter dopo aver ottenuto pareri favorevoli dalla CTVIA, la Commissione Tecnica di Verifica dell'Impatto Ambientale, incaricata di esprimersi a riguardo. Ed infine la CTVIA dopo ben tre pronunciamenti in cui ha "smontato" i pareri negativi della Commissione VIA della Regione Puglia, ha dato il proprio ok alle sole prospezioni geofisiche con la tecnica di air gun ed imposto una serie di prescrizioni circa le modalità di svolgimento di tali indagini come anche quelle in 3D per limitare al massimo i danni soprattutto ai cetacei. Bisogna poi ricordare che altre due istanze, (d71 F.R. NP e d72 F.R. NP) sono state archiviate dal Ministero dell'Ambiente in data 9 gennaio 2014. (Foto sopra e a lato da Istanza di Permesso di Ricerca idrocarburi “d66 F.R-.GP” – Sintesi Non Tecnica).

06 13 petrolioCONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE SUL DIRITTO DEL MARE (UNCLOS), MONTEGO BAY 1982 - L'Italia con la ratifica della “Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare”, entrata in vigore con la legge 689 del 20 dicembre 1994, ha accolto il trattato internazionale che definisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, definendo linee guida che regolano le trattative, l’ambiente e la gestione delle risorse naturali, con particolare attenzione alla tutela delle risorse marine viventi. Per quanto riguarda i titoli minerari per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi in mare, questi vengono conferiti dal Ministero dello Sviluppo Economico in aree della piattaforma continentale italiana istituite con leggi e decreti ministeriali, che sono chiamate "Zone marine" e sono identificate con lettere dell’alfabeto. Finora, con la Legge n. 613 del 21 luglio 1967, sono state aperte le Zone A, B, C, D e E, e, con decreto ministeriale, le Zone F (dal Gargano alla Sicilia) e G (vedi foto). Successivamente con Decreto Ministeriale 9 agosto 2013 tali zone sono state rimodulate imponendo la chiusura alle nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro 12 miglia da tutte le coste e le aree protette. Tutto il sud Italia è interessato da queste richieste di ricerche di idrocarburi e nella stessa zona F, a nord delle aree richieste dalla Northern Petroleum, vi è la multinazionale Global Petroleum ltd pronta a ricevere a breve l'approvazione di compatibilità ambientale ai permessi di ricerca d80d81, d82, d83. Inoltre sempre nella stessa zona F, tra Monopoli e Brindisi è già attiva dal 1993 la concessione di ENI spa FC 2 AG con la presenza di due pozzi (Aquila 002 e Aquila 003) e tre piattaforme marina (Aquila 2, Aquila 3 e Firenze FPSO) che estraggono olio greggio e gas naturale. (Foto da Istanza di Permesso di Ricerca idrocarburi “d 80 F.R-.GP” – Sintesi Non Tecnica)

NUOVA MOBILITAZIONE? - Appena diffusa la notizia della concessione del parere di compatibilità ambientale alla Northern Petroleum è scattata sul web una nuova mobilitazione capeggiata dal sindaco Vitto di Polignano a Mare e con relativa petizione online. In tanti si sono dichiarati stupefatti di questa scelta che metterebbe a dura prova i cetacei (per l'utilizzo dell'air gun nelle prospezioni approvate), le coste marine, l'ambiente in generale ed il turismo pugliese. Al netto di una ormai diffusa sindrome Nimby (Not In My Back Yard, lett. "Non nel mio cortile") c'è da fare alcune considerazioni: 1) la compatibilità ambientale concessa ai permessi della Northern Petroleum è relativa alla sola "Fase Uno", cioè delle prospezioni 2D e 3D, quindi nessuna trivellazione di pozzi; 2) il dispositivo di VIA (basta leggerlo) appare contrassegnato da numerose prescrizioni con responsabilità di controlli e monitoraggi in capo a vari enti ed istituzioni territoriali e non in mano ad un unico soggetto; 3) nel caso di richesta di perforazione di un pozzo esplorativo l'azienda dovrebbe richiedere una ulteriore VIA. Sorge quindi una domanda: come mai l'ENI può estrarre petrolio in Adriatico e altre aziende non potrebbero nemmeno fare esplorazioni?

LE REAZIONI POLITICHE - Evidentemente ci sono problemi nella gestione delle politiche ambientali da parte del governo centrale perchè troppo spesso i territori sono messi davanti al fatto compiuto ed ormai i cittadini non si fidano più delle decisioni politiche. Quanto basta per alimentare nuovo contrasto sociale e nuova diatriba politica: il Movimento 5 Stelle che lo scorso anno aveva animato proteste sulle spiagge pugliesi è pronto a ridare corpo alla mobilitazione ed anche gli stessi parlamentari di maggioranza PD, come Dario Ginefra, commentano "Occorre un repentino incontro sulle politiche energetiche e ambientali tra il Governo nazionale e il neo eletto Governatore pugliese Michele Emiliano, al fine di instaurare un più corretto e coordinato confronto tra i due livelli di governance, epurato da quel condizionamento ideologico che temo abbia in parte inficiato, sino ad oggi, il rapporto tra le due istituzioni". E aggiunge: "l'autorizzazione del Ministero dell'Ambiente alle prospettazioni per la ricerca di idrocarburi liquidi nel tratto tra Polignano a Mare ed Ostuni e le indiscrezioni sulla possibile allocazione del deposito unico nazionale di scorie nucleari, destano la legittima apprensione e lo sconcerto di una comunità che teme di subire nuove violenze al proprio territorio".

 

 

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