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"Non è un paese per Veggy": la prima opera-panettone della storia è del nocese Domenico Turi

12 12 domenico turi

ROMA - La musica contemporanea da il benvenuto a una nuova forma di opera lirica, in pieno periodo prenatalizio: la cosìddetta "opera panettone".
A comporla, entrando di diritto nella storia insieme alla sua opera, il nocese Domenico Turi, nella capitale dal diploma di conservatorio in "Composizione" e già autore di diversi brani, risuonati in giro per l'Europa in location e occasioni prestigiose.
"Non è un paese per veggy" è invece tutta un'altra storia: in scena per la prima volta il 2 dicembre, al Teatro Palladium di Roma, in occasione della 54a edizione del Festival di musica contemporanea "Nuova Consonanza" e accolta con applausi e curiosità da pubblico e critica, l'opera "porta tutto il trash che ci circonda all'interno di un'opera lirica".
Una sperimentazione goliardica e audace, ma soprattutto intelligente e ricca di commistioni di generi e citazioni, che rende all'opera lirica un nuovo omaggio: quello della novità e dell'evoluzione, fin ora ripudiate dai più. (foto principale di Tommaso Fossati)

"Per la prima prima opera completa da compositore, volevo un progetto forte, di rottura con le tendenze di oggi e portare il trash all’interno dell’opera lirica andava proprio in questa direzione" - racconta Turi ai nostri microfoni, all'indomani del debutto. "L’indicazione opera-panettone è una provocazione che sembra aver colpito, poi chissà se per ogni Natale ne scriverò una! Comunque sono abbastanza bipolare musicalmente, o cose molto serie o per niente: non bisogna prendersi sempre sul serio, alle volte si può anche giocare un po'!".
Domenico aveva però bisogno di un complice per poter uscire dagli schemi e farlo nel migliore dei modi, un librettista da "opera panettone" insomma.
"Circa due anni fa chiesi a Federico Capitoni, giornalista e scrittore, di scrivere un libretto per un’opera e piano piano abbiamo iniziato a ragionare su cosa fare, volevamo creare qualcosa di attuale, ci siamo guardati intorno e abbiamo deciso di portare tutto il trash che ci circonda all’interno di un’opera lirica, così è arrivato il titolo, il personaggio di Veggy e tutto il resto poco alla volta ha preso forma".

12 12 non è un paese per veggy 1Veggy è vegano: un regista di sani principi e intenzioni, intento a mettere in scena la prova generale del melologo (declamazione poetica con accompagnamento musicale) per voce femminile, "Zucchero di canna".
Peccato però che il sindaco della città sia proprietario di una fabbrica di salumi e sia convinto che l'opera di Veggy non incontri i suoi gusti e quelli del pubblico: parte così un vero e proprio stravolgimento della messinscena, che cambia il titolo in "Così fan rutti", per la gioia del direttore artistico, del compositore e del soprano e la disperazione del povero Veggy.
Con la regia di Ivano Capocciama e l'esecuzione musicale dell'ensamble "Imago Sonora", diretta da Andrea Ceraso, Veggy scandaglia l'eterna lotta tra il gusto dell'artista e quello del pubblico, tra gli ideali e le mode, alle cui logiche anche l'arte è costretta spesso a piegarsi, soprattutto se non ha mezzi economici sufficienti per far valere le sue ragioni.
Nel farlo, l'opera prima di Domenico Turi e Federico Capitoni mescola trash e stereotipi del nostro tempo, arie liriche e jingle contemporanei, principi vegani e principi affaristi, rappresentati dalla più sostanziosa porchetta, realmente portata in scena dai bravissimi interpreti dell'opera: Gianluca Bocchino (tenore), Giorgio Celenza (baritono), Damiana Mizzi (soprano), Luca Cervoni (tenore), Chiara Osella (mezzosoprano) e Mauro Borgioni (basso).

12 12 non è un paese per veggy principaleNella Capitale c'è già chi reclama, mezzo stampa, una replica di "Non è un paese per Veggy" o che si augura di vedere l'opera inserita nei cartelloni teatrali in giro per l'Italia per la sua irriverenza e originalità, vicina al nostro tempo e ai drammi del nostro quotidiano, ma con quella buona dose di ironia e malizia che tanto sembrano piacerci.
"Riguardo ai punti di forza artistici non voglio esprimermi, sono il pubblico e la critica a valutare" - sottolinea il compositore nocese. "Riguardo quelli umani sono molto contento di aver collaborato con un gruppo di professionisti, ma soprattutto amici. A partire dal librettista Federico Capitoni, il direttore Andrea Ceraso, il regista Ivano Capocciama, il cast vocale: Gianluca Bocchino, Damiana Mizzi, Giorgio Celenza, Luca Cervoni, Chiara Osella, Mauro Borgioni e tutti i musicisti dell’Imago Sonora Ensemble. Ho avuto il privilegio di lavorare con tutti loro, passo dopo passo, mentre la composizione procedeva e di passare una settimana di prove prima del debutto indimenticabile".

E se il destino della prima opera-panettone della storia è ancora tutto da scrivere, Domenico Turi una certezza ce l'ha: il suo bipolarismo musicale è già tornato alla seriosità.
"Ho appena iniziato a scrivere un nuovo brano sinfonico per il Teatro La Fenice di Venezia: verrà eseguito il prossimo 30 marzo, giorno del Venerdì Santo". (foto di Marta Cantarelli)

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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