I CONSIGLI DELLA SETTIMANA - “L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore”. Un giorno come tanti altri, in attesa di un treno in ritardo, aggirandomi in una libreria un po’ per caso mi sono ritrovata con questo libro tra le mani. Il titolo non mi aveva particolarmente colpita, ma conoscevo l’autrice, Michela Marzano; ho subito pensato che dietro la poca originalità del concetto espresso dal titolo, avrei potuto trovare pagine ricche di rilevanti spunti di riflessione.
Un vero e proprio viaggio nell’intimità dell’autrice. Un diario nel quale Michela Marzano racconta la sua vita sentimentale, ponendosi continui interrogativi, viaggiando essa stessa nella propria interiorità e rendendoci partecipi di tutti i cambiamenti che l’amore per Jacques, suo marito, ha portato nella sua vita.
Dell’amore si parla spesso. Libri, canzoni, film drammatici o commedie: ogni giorno facciamo i conti con le innumerevoli sfaccettature che un sentimento di per sé così vario può assumere. Ognuno ha dell’amore una propria visione e per quanto l’unica forma di amore intangibile sia quella che lega genitori e figli, quello che, invece, fa più soffrire (o talvolta gioire), quello che ispira canzoni, film o romani, come questo qui in oggetto, è sicuramente quel forte sentimento, a tratti di dipendenza, che ci lega ad un’altra persona.
Già dalle prime pagine, l’autrice ci pone dinanzi a quella che è una evidente realtà comune a tutti (o quasi): le aspettative che si fanno spazio quando siamo bambini, quando crediamo nelle favole a lieto fine, al “vissero felici e contenti”, con gli anni vengono subito deluse fino a trasformarsi nella consapevolezza che, come essa stessa scrive, “oggi lo so che la vita, con le fiabe, non c’entra niente. Che lui non può essere la risposta a tutto quello che non abbiamo avuto. Che non c’è amore senza attesa e senza errori. Che l’esistenza è piena di crepe. Che non basta impegnarsi e fare il proprio dovere”.
“In amore, esiste solo l’impossibile e l’irraggiungibile. Con l’amore, si tocca con mano la tragedia dell’insoddisfazione della vita”. Si tratta di una delle tante massime che l’autrice dispensa su questo sentimento. È chiaro che non si tratta di un saggio da leggere se vittime di un certo scetticismo. Eppure, la domanda sorge spontanea. È davvero utile palesare la propria sfiducia su un sentimento, che, nonostante quei momenti calanti che inevitabilmente vanno vissuti, è in grado allo stesso tempo di farci sentire semplicemente vivi? Ammetto io stessa di non essere stata in grado di leggere con una certa linearità questo piccolo saggio, forse per la mia tendenza a credere (sempre, comunque e nonostante tutto) che l’amore meriti di essere vissuto a prescindere dalle delusioni che può recare alla vita di ognuno di noi. L’autrice ha ragione nel credere che le fiabe non esistano e che il tanto ambito “vissero felici e contenti” è molto lontano poi dalla realtà di tutti i giorni; ma sperare non costa nulla e qualora la proiezione della nostra felicità in un’altra persona si riveli illusoria o ingannevole, allora occorre ricordare che ci resta sempre una cosa, forse la più importante di tutte: l’amore per se stessi.