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L'Aula del Senato ha reso omaggio alla memoria di Donato Bruno

09 10 liuzzi brunoROMA - L'Aula del Senato della Repubblica, per iniziativa del presidente Pietro Grasso, ieri ha reso a omaggio alla memoria del sen. Donato Bruno, recentemente scomparso nella Capitale. Sono intervenuti nell'ordine i senatori Romani (FI), D'Anna, (Ala), Ferrara (Gal), Volpi (Lega), Zeller (Autonomie), De Petris (Misto), Liuzzi (CRI), Schifani (Ncc-Udc), Castaldi (M5S) e Finocchiaro (PD). Particolarmente toccante è stato il ricordo della presidente della Commissione affari costituzionali. La seduta è possibile rivederla al seguente link a partire dal minuto 35 (vedi il video). (In foto i senatori Liuzzi e Bruno nel loro comizio di ringraziamento alla città di Noci del 3 marzo 2013)

09 10 famiglia brunoDurante la commemorazione al Senato, a cui ha partecipato la famiglia di Bruno (in foto a lato), è stato tratteggiato il ruolo del politico e del professionista con le sue immancabili doti di ironia, dialogo e mediazione. Di seguito riportiamo il testo del discorso del sen. Piero Liuzzi (in foto in basso). "Sono qui per testimoniare della personalità del senatore Donato Bruno pochi e misurati aspetti. Come era nell'indole dell'uomo, del professionista, della padre di famiglia, dell'amico, del politico. In tutto, infatti, Donato, era e si dimostrava sobrio, di eloquio semplice, di contenuta eloquenza; piuttosto incline alla concretezza. Anche nella manifestazione dei sentimenti egli era parco. Semmai, l'intensità del suo dire e del nutrire sentimenti di rispetto, di considerazione, di curiosità, di interesse verso gli altri era profonda , cospicua, autentica. Concretezza che si portava dentro sin da piccolo. Nato ed allevato nel primo Dopoguerra in una cittadina del Sud, alla fine degli Anni '50 conobbe il disagio e le speranze dello sradicamento: lasciare il luogo dell'infanzia - Noci, in provincia di Bari - per approdare in una grande realtà urbana in frenetica trasformazione benché profondamente segnata dalle ferite e dai lutti del conflitto mondiale. 

09 10 liuzziLa Capitale d'Italia rappresentò per migliaia di famiglie meridionali un luogo di approdo, una seconda patria, coniugando <l'appeal> della sua grandezza ed unicità storica e religiosa con l'anelito diffuso alla ricostruzione fisica e morale della Nazione, alla realizzazione della vita democratica che avrebbe consentito progresso e benessere condiviso. Il giorno del decesso, di mattina, incontrai nella mia città (che era stata anche la sua) un anziano conoscente: mi chiese notizie sullo stato di salute del sen. Bruno. Coincidenza strana il vagare dei pensieri di questa persona rivolti al passato, al giorno in cui si adoperò per aiutare la famiglia Bruno a trasferirsi a Roma, ricordando il piccolo Donato posizionato a cavalcioni sul vano motore della cabina del motocarro carico di famigliari e masserizie che, di notte, dà l'addio al grumo di case e di affetti del piccolo centro pugliese e si inerpica,dopo ore di faticoso viaggio, sui tornanti dell'Irpinia per superare, il giorno dopo, l'Appennino in vista della meta finale. In quel racconto così partecipato emotivamente rividi Donato, la sua meridionalita', le sue giovani ambizioni e la curiosità per il futuro.
Nel pieno della maturità, tornando da professionista affermato nei vicoli del centro storico di Noci, Donato indugiò non poco nel respirare l'aura dei luoghi natii, e successivamente, eletto parlamentare di collegio, si distinse per l'interesse nell'interpretare le vocazioni popolari e sociali, della vita amministrativa ed economica di quella Puglia che sta a Sud-est, circoscritta dal mare Adriatico e dalla collina dei trulli. Interlocuzioni saltuarie, ma concrete. Tutte finalizzate al "problem solving". Sono stato il suo sindaco per dieci anni e numerose sono state le occasioni in cui l'allora deputato Bruno ha condiviso situazioni, intercesso per singoli e per la comunità, favorito aggregazioni politico-amministrative, dichiarando e praticando disponibilità al confronto ed al dialogo. Poche, ma qualificanti opere pubbliche, realizzate durante i miei mandati sindacali, sono state vaticinate per il suo fattivo intervento.
A Palazzo Madama siamo giunti insieme all'inizio della XVII legislatura ed al termine di una cavalcata elettorale che ci vide protagonisti e fieri interpreti di ansia di cambiamento. Ho conosciuto il lavoro parlamentare del Sen. Bruno, ho apprezzato il suo garbo istituzionale ed umano, ho riconosciuto nel suo operare nelle sedute di commissione il prezioso contributo alla causa, alla facilitazione dei processi formativi delle leggi, l'apporto giuridico, l'esercizio della logica e dell'esperienza di vita. Pacato, tollerante, consumato nelle dinamiche parlamentari. Esperto nell'intessere ottimali orditi legislativi, il Sen. Bruno, prestandosi metodologicamente alla collaborazione con gli avversari, ha fornito un squarcio originale alla comprensione dei tempi difficili che viviamo. L'acume politico, lo studio psicologico del quadro istituzionale, l'appartenenza mai volgare hanno contraddistinto il suo fare ed il suo dire: in Aula e fuori di qui, sui territori e nel partito. 
Sommesso e rispettoso delle scelte è stato il suo atteggiamento nel momento delle decisioni cruciali. Quando, cioè, io personalmente ed i colleghi Conservatori e Riformisti - a cui va la gratitudine per aver voluto indicarmi oggi quale portavoce - abbiamo manifestato l'intento e l'interesse verso nuovi modi, nuove ambiziose e legittime preoccupazioni nell'esercizio della politica e dell'interesse generale. Ho avvertito in Donato un senso di chiusura, un incessante chiedersi dell'ineluttabilità dei destini. Si andava spegnendo la sua giornata terrena con questo cruccio, con l'enigma irrisolto. Ci resta, e mi resta, la sua singolare storia umana e civica, la bonomia e l'intelligente esercizio dei rapporti e delle relazioni. Ci stringiamo ancora una volta alla sua famiglia, all'adorata Paola ed ai figli Riccardo e Nicola, alle nuore ed agli amati nipotini nel ricordo perenne del congiunto, del nostro amico, del mio amico. Ci mancherà ".

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