NOCI (Bari) – C’è chi ogni giorno si interroga su quale sia la propria strada, chi trova quella strada e lavora duro ogni giorno per non perderla, chi sperimenta se stesso mettendo alla prova le proprie capacità, ponendosi di fronte a continue sfide. E poi c’è chi nasce e cresce con un unico desiderio: mettersi al servizio degli altri, del proprio Paese. Nicola Recchia è cresciuto ponendosi un unico obiettivo, che si è fatto sempre più forte e determinante. Ha prestato la sua vita al suo Paese, non temendo di porsi di fronte a realtà dure da affrontare soprattutto sotto il profilo psicologico. Ha accettato qualsiasi condizione che questa ambizione ha comportato, con la certezza che la sua vita è l’Esercito.
Quanto l’esperienza di tuo fratello, già avviato alla carriera militare, ha influenzato la tua scelta di arruolarti nell’esercito italiano?
Decisamente tanto. Lui è un Sottufficiale dell’Esercito che fa servizio in Friuli, mi sono avvicinato all’esercito grazie ai suoi racconti di vita militare, accrescendo in me la voglia di conoscere questo lavoro. Così, subito dopo essermi diplomato, sono partito come volontario in forma breve (VFB) nell’esercito italiano, con istanza a Sora per circa tre mesi, per poi essere trasferito in diverse parti dell’Italia: quattro anni a Splilimbergo e sette a Bologna, cinque anni a L’Aquila e da circa due anni sono ad Ascoli piceno. Lui è anche il mio fratello maggiore e in quanto tale fin da piccolo ho sempre cercato di imitarlo e devo dire che mai come oggi sono fiero di averlo fatto. È grazie a lui e soprattutto alla mia famiglia che oggi sono quello che sono.
Quali sono state le tue esperienze più importanti come volontario in ferma breve (VFB)?
Innanzitutto doversi confrontare con tanti nuovi ragazzi (alcuni diventati amici) di culture e dialetti diversi dal mio non è stato semplice, anche se la mia tenacia ed il mio carattere mi hanno portato subito ad ambientarmi e ad affrontare il tutto con forza di volontà e serenità. Un momento di grande commozione è stato sicuramente il giorno in cui ho giurato alla Patria. È stato proprio in quel momento che ho capito di aver fatto la scelta giusta e che da quel giorno in poi avrei dedicato la mia vita al mio Paese.
Oltre a numerose esperienze sul territorio nazionale, hai avuto modo di partecipare anche a diverse attività internazionali…
Per chi sceglie e ama questo lavoro la più grande aspirazione è quella di operare in missione di pace. Ho avuto la fortuna di partecipare a tre missioni di pace che mi hanno fatto crescere come Uomo oltre che come soldato, sono state esperienze molto forti, ma che ti lasciano il segno. In Kosovo appena arrivato ho trovato una realtà indescrivibile che neanche in televisione avevo mai visto, in Iraq ho capito davvero il significato di guerra e della brutalità che provoca la dittatura. Il momento del ritorno a casa, dalla propria famiglia e dai propri affetti, resta sempre il più bello: se mai mi dovessero chiedere di tornare sarei pronto e non esiterei neanche un attimo.
In tutta la tua carriera militare, quale è stato il momento più difficile che hai dovuto affrontare?
Nel 2009 mi sono trovato purtroppo ad affrontare un’esperienza drammatica. Nel settembre 2008 sono stato trasferito da Bologna a L’Aquila e solo dopo otto mesi ho vissuto l’esperienza del terremoto. Durante quel periodo sembrava di essere tornati nei luoghi disastrati dalla guerra, dovendo scavare tra le macerie e prestare soccorso alla popolazione aquilana.
Qualora non avessi scelto di intraprendere la carriera militare, cosa ti sarebbe piaciuto fare nel tuo futuro?
Mi è sempre piaciuto stare a contatto con la gente, infatti alla fine della ferma triennale dell’esercito ho frequentato un corso quale agente di commercio a Bari, ma la richiamata alle armi arrivata dopo qualche mese ha cancellato ogni dubbio. La mia vita è l’Esercito e sono ripartito senza rimpianti.
Numerosi sono stati gli spostamenti in questi anni. Rappresenta questo per te un ostacolo o, al contrario, asseconda il tuo desiderio di affermarti ancora di più in questo ruolo?
L’esperienza fatta in Friuli, Emilia Romagna, Abruzzo e Marche sono state stupende, ho conosciuto tantissima gente, tante culture e cucine diverse, ho messo tanti chili mangiando nuovi piatti che restando a casa li avrei visti sono dalla Clerici (scherzo). Quando ne ho la possibilità torno a Noci, ma nella mia vita ho fatto delle scelte che comportano necessariamente lo stare lontano ed in continuo movimento. Questo per me non è un ostacolo ma bensì un aspetto positivo.