NOCI (Bari) - Potrebbe essere il futuro della pallamano nocese e italiana. In bacheca ha già collezionato diverse presenze in serie A1 e serie A d’elite, coppa italia e supercoppa italiana, tutte con la maglia biancoverde. Ha partecipato con la rappresentativa Puglia all’Interamnia World Cup 2010 e al Torneo delle Aree 2011 facendo la differenza con addirittura 31 goal. Si prospetta un futuro da protagonista per Angelo Laera (in foto) , giovane promessa diciassettenne del vivaio dell’Intini Noci. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua esperienza pallamanistica maturata in questi anni d’attività.
Laera, quando hai scoperto la pallamano e ti è nata la passione per questo sport?
"Scoprii la pallamano quasi per caso, all’età di 4 anni, quando con la mia famiglia avevamo deciso che era arrivato il momento di praticare uno sport. Optai per il calcetto, ma successivamente mio zio, a quei tempi dirigente del Noci, mi propose di incominciare a praticare lo sport della pallamano, a me sconosciuto. Incominciai sotto la guida di Mister Donato D'elia e Rocco Curci precisamente nel 1999. Lo facevo per hobby, poi incominciò a diventare una vera e propria passione".
Hai seguito un iter specifico che ti ha portato ad essere tra i protagonisti dell’Under 18 e a collezionare presenze con la squadra maggiore?
"Si, fino al 2004 sono stato nella categoria “Topolino” allenato da Mister Donato D'elia e Rocco Curci, poi sono passato nell’ under 12 e a tredici anni ero già tra i giocatori dell’under 16-18 dove sono poi diventato vice-capitano della squadra dell’under 18 fino ad oggi. Nel 2009 ho avuto la mia prima presenza con goal in serie A1 contro il Prato e da quella partita mi alleno con la prima squadra".
Quanti allenamenti svolgi durante la settimana?
"Mi alleno tutti i giorni con la squadra d’elite, e tre volte a settimana con l’under 18. In totale otto allenamenti alla settimana come preparazione alle partite del week-end".
C’è stata qualche figura particolare che ti ha aiutato a crescere nella pallamano?
"Tutti gli allenatori che mi hanno allenato hanno arricchito le mie esperienze. Però tengo a citare particolarmente Sergio Palazzi, mister dell’under 16-18, che posso considerare come fratello maggiore e poi mister Trapani che mi ha aiutato molto dal punto di vista tecnico e mentale".
Come ti prepari alle partite? Senti particolari tensioni?
"Prima di ogni partita sono sempre preoccupato, ma non è paura. Piuttosto io la chiamerei “ansia sportiva”. Questo succede perché la pallamano è uno sport che sento dentro, infatti prima di ogni partita mi prendo il mio tempo, rifletto e cerco di concentrarmi per dare il meglio. Penso che questa caratteristica me l’ha trasmessa il presidente, infatti lui prima di tutto tieni a farci diventare uomini prima che giocatori. Quando vengo convocato con la squadra d’elite l’ansia diventa doppia se non addirittura tripla. Sono consapevole di non giocare titolare, ma già il fatto di sedere in panchina, di avere un pubblico che applaude il mio nome quando viene letto al microfono, è un’emozione indescrivibile. Molte volte quest’ansia, questa emozione, la riesco a trasformare in gioia e adrenalina per dare il massimo in ogni partita".
C’è qualche partita particolare che porti tra i ricordi o che ti ha segnato particolarmente?
"Si ce ne sono tante. Ricordo con più emozione di tutte la mia presenza con la prima squadra. Il mio esordio in A1 contro il Prato dove segnai anche un goal, la presenza nella Final Four di Coppa Italia a Bressanone ed il goal in Supercoppa Italiana contro il Conversano. Ma penso che ogni partita che disputo mi aiuta a crescere e ad arricchire la mia esperienza".
PALLAMANO E VITA. Quanto ha pesato nella tua vita la passione per questo sport? Hai dovuto fare dei sacrifici?
"Quando mi sono reso conto di avere un potenziale in questo sport è scattato in me un pensiero. Dovevo dare il massimo per ottenere dei risultati. Per la pallamano ho abbandonato un po’ di cose. L’unica amicizia vera che sento di avere è con il pallone da pallamano. Io ho un buon rapporto con tutti, sono socievole e disponibile, però gli anni di sacrificio nella pallamano non mi hanno permesso di creare delle amicizie strette. La mia vita è questa: CASA-SCUOLA-PALAZZETTO-CASA. Infatti, appena torno da scuola mangio e alle 15:30 sono già in palazzetto e torno a casa alle 22:00 circa, quasi ogni sera. Il 90% della mia vita parla di pallamano. Purtroppo però c’è stato un periodo dove ho avuto una crisi. Non volevo più giocare, volevo cambiare, avevo bisogno di un po’ di tempo per me. Dovevo prendere una decisione anche perché sentivo la pressione da parte dei dirigenti che credevano nelle mie qualità. Grazie ai miei genitori ho avuto una spinta enorme che mi ha aiutato a continuare. Da quel giorno gli stimoli nei confronti della pallamano crescono di allenamento in allenamento. E anche il fatto di allenarmi con gente come Carrara, Pesic, Fovio, mi spinge a dare sempre il massimo in ogni allenamento. Oggi penso che l’unica che riesce a staccarmi dalla pallamano è la mia fidanzata".
Sei stato inserito nel roster della rappresentativa Puglia per il torneo “Interamnia” e il torneo delle Aree...
"Si, la mia prima selezione è stata quella per poter partecipare all’Interamnia World Cup a Teramo del 2010. Mi trovavo a competere per un posto nella squadra con tanti ragazzi pugliesi tutti con ottime qualità. Ho capito che bisognava lavorare tanto per poter ottenere la convocazione. Partecipare a quel torneo è stato molto importante per me. Ho conosciuto diverse realtà pallamanistiche internazionali. Successivamente ho effettuato le selezioni per la Nazionale under 18. Malauguratamente per quelle selezioni ebbi un piccolo infortunio che mi bloccò e non potetti più partecipare. Nel 2011 ho partecipato alle selezioni per il Torneo delle Aree. Dovevo riscattarmi. Mi ero posto un obiettivo, cioè quello di entrare nella nazionale e dovevo dare il massimo per raggiungerlo. Sono riuscito ad entrare nella rappresentativa Puglia. Al torneo delle Aree a Misano (in foto) c’erano componenti federali che valutavano i ragazzi per chiamarli in nazionale. E’ stato in quel momento che ho conosciuto un’ Angelo diverso. Avevo effettuato una preparazione intensa sia dal punto di vista fisico che mentale. Sono riuscito a superare i miei limiti e ho realizzato 31 goal nonostante occupo una posizione (quella del pivot) dove segnare è un compito difficile. Ero contento di quella prestazione. Successivamente durante il match di coppa Italia contro l’Altamura, con la maglia del Noci, ho subito un grave infortunio che mi ha allontanato dai campi di gioco per circa 6 mesi. Quello è stato un periodo di grande demoralizzazione anche perché ho visto il mio sogno sfumare. Nonostante tutto ho capito che i problemi ci sono sempre, ma conta saperli affrontare e andare avanti. Adesso ho recuperato la grinta e la forma per dare di nuovo il massimo".
Quindi quali sono i tuoi nuovi obiettivi? Hai un sogno nel cassetto?
"Il mio obiettivo principale l’ho quasi raggiunto, cioè entrare a far parte dalla squadra del Noci. Per il mio futuro sogno di poter far parte della nazionale ’Under 18 e magari poi dell’ Under 21 e cosi via. Il sogno di rappresentare la maglia biancoverde lo sto raggiungendo passo dopo passo. Quello di rappresentare il tricolore è più difficile, ma ce la metterò tutta per raggiungere questo sogno. Un terzo sogno sarebbe quello di conoscere e fare esperienza nella pallamano al di fuori di quella che già conosco".
Ti senti di dare un consiglio a chi sta iniziando a praticare lo sport della pallamano? E alle società italiane?
"Non sono quello più adatto a dare consigli, forse perché sono ancora troppo giovane ed io stesso ho ancora molto da imparare. Però posso dire che la pallamano è uno sport impegnativo, forse qui in Italia si sottovaluta perché non è ai livelli del calcio, ma posso dire che per diventare bravo, come in tutti gli altri sport, c’è bisogno di sacrificio ed impegno altrimenti non si raggiungono gli obiettivi prefissi. Lo sport penso che sia come la vita. E lo scopo è porsi degli obiettivi e fare di tutto per raggiungerli. Penso che sia importante anche sognare, perché se non si sogna non si va avanti. Alle società dico di far conoscere sempre di più questo sport, perché è molto emozionante e sa entrare dentro ogni persona. L’esempio è mia madre che da quando mi segue negli allenamenti e nelle partite è diventata un’appassionata della pallamano. La società nocese ha una bella storia nella pallamano e fino ad oggi ha svolto un ottimo lavoro e penso che continuerà a scrivere la storia della pallamano. Tengo a ringraziare la mia famiglia che mi è sempre vicina, la mia fidanzata che mi aiuta sempre e ha molta pazienza con me. Ringrazio i miei compagni che sono sempre vicini e con cui soffriamo insieme. Ringrazio la società, il presidente dell’intini Noci e quella parte di dirigenti che mi segue e mi sta sempre vicino. Ringrazio i miei amici che mi seguono quando gioco qui a Noci e anche i miei vicini di casa (Anna e Leonardo) che per me sono come dei secondi genitori".