NOCI – Domenica 19 giugno, si è tenuto il quarto dei Side Events nell’ambito del Festival artistico-culturale “Esseri Urbani”. Come tutti i side events, anche quello di domenica scorsa deve la sua impeccabile organizzazione ai ragazzi dell’Associazione “AgriCultura”. La location è stata una tra le più suggestive dell’agro nocese: l’imponente villa-masseria Murgia Albanese. A guidare i visitatori (suddivisi in gruppi di 20 persone ciascuno) è stato il noto Architetto nocese Francesco Giacovelli.
Elisabetta Francese-Schirone, attuale proprietaria della Masseria, è entrata invece più nel merito delle vicende storiche e familiari del luogo.
Masseria Murgia Albanese deve il suo nome alla importante famiglia che la fece costruire nel 1737 come residenza estiva. Fu il Canonico Giovan Battista Albanese a commissionarne i lavori, e a chi conosce un po’ la storia di Noci, il nome di questa famiglia dirà già molto. Il canonico Giovan Battista Albanese, infatti, era il fratello del più noto Giuseppe Leonardo, esperto giurista di origini nocesi ricordato per essere stato tra i “martiri” della Repubblica Napoletana. Dolorosa e triste fu infatti la sua fine nel 1799, quando venne impiccato in Piazza Mercato a Napoli, dove si era trasferito. Nata come “masseria da pecore”, divenne poi “masseria da campo” (principalmente adibita a coltivazioni cerealicole). Il nome masseria, dovrebbe immediatamente ricondurci a una specie di azienda automa, quindi a un pullulare di persone e di attività. Proprio dalla necessità di controllare da vicino lo svolgersi delle stesse, nacquero le residenze per i mezzadri e per tutti coloro che lavoravano in loco. Nasce così il concetto di “villa-masseria”. Evidente il predominare dello stile neo classico, così come i segni di diversi maquillage sulle facciate nel corso del tempo. Non era una masseria fortificata, in quanto era proprio lo spiazzo l’elemento che fungeva da difesa, obbligando i malintenzionati a uscire allo scoperto e consentendo quindi ai residenti di adottare immediatamente le opportune misure di sicurezza. Molto caratteristica è la rara pavimentazione in basolato. Sull’asse est-ovest (quindi in una posizione completamente diversa rispetto alla masseria) è orientata la classica chiesetta di campagna con campanile a vela. Dal momento che, come accennato sopra, le masserie erano realtà a sé stanti, all’interno delle quali si svolgevano tutte le attività, da quelle produttive a quelle private, la stessa cosa valeva anche per i momenti di preghiera. Ecco spiegata l’immancabile presenza delle chiese rurali annesse ai complessi masserizi tipici della nostra Puglia. Fu l’Arciprete Nicola Albanese a volere l’edificazione della piccola chiesa, come testimoniato dall’epigrafe. La prima cosa che salta all’occhio entrandovi, sono i bellissimi affreschi realizzati dal pittore F. Carella. Ai due Lati ci sono i due Arcangeli, San Michele sulla sinistra, che schiaccia un diavolo senza volto, e San Raffaele sulla destra, che affianca Tobiolo.
Al centro invece, troneggia la Madonna, al sommo di un albero di Noce. Per lunghissimo tempo, si è creduto che tale rappresentazione fosse riconducibile alla leggenda che riguarda la fondazione di Noci e il principe D’Angiò che, ottenuta dalla Vergine la grazia di scampare a un brutto temporale, fece edificare una chiesetta attorno alla quale si sarebbe poi sviluppato il centro abitato.
“Una recente scoperta del mio collega Piero Intini, smentisce invece categoricamente questa ipotesi”- ha precisato l’Architetto Francesco Giacovelli- “La simbologia dell’albero di noce, è invece riferibile senza ombra di dubbio a Foggia, città con cui la famiglia Albanese ebbe stretti rapporti”.
Per una buffissima casualità, Masseria Murgia Albanese, dopo essere stata per molto tempo abbandonata, passò dalla Famiglia Albanese alla famiglia Francese. Ed è stata proprio Elisabetta Francese-Schirone a guidare i partecipanti nella visita alle stanze della masseria, parte della quale è oggi adibita a bed and breackfast. Mobili antichi, oggetti come grammofoni e stufe d’epoca, fucili da caccia e ritratti degli antenati appesi alle parteti, trasmettono un fascino indescrivibile. Colpisce molto, tra i ritratti di gentiluomini fieri e impettiti, con sfoggio di possenti baffi, il viso angelico di un ragazzo poco più che bambino, partito per il fronte durante il Primo Conflitto Mondiale. Si tratta di Michelino Schirone, che non morì a causa del fuoco nemico, ma di una epidemia terribile che tanti paragonano oggi al covid: l’influenza Spagnola. Sono esposti anche l’elmetto e la piastrina indossati dal giovane. La visita è culminata nell’ampio terrazzo, dove la vista si allarga sul verde sconfinato delle campagne adiacenti. Il panorama è pressochè lo stesso di allora, e oggi come ieri, vi si possono godere tramonti mozzafiato. A salutare i partecipanti prima che andassero via, il buffet allestito da AgriCultura, con bibite fresche e stuzzicherie tipiche pugliesi.