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13^ anno accademico dell’Uten: lo inaugura l’avvincente dialettica della giornalista e storica Bianca Tragni

11 15 InaugurazioneAnnoAccademicoUtenBiancaTragni 2NOCI (Bari)- Lo scorso 13 novembre, a partire dalle ore 18:30, presso la Chiesa di Santa Chiara, si è svolta la Cerimonia Inaugurale del 13^ anno accademico (2019-2020) dell’Uten (Università della Terza Età di Noci).
Ospite d’onore, la professoressa Bianca Tragni, già dirigente scolastica, giornalista, scrittrice e storica. L’excursus storico ha avuto per tema “La Puglia di Bianca Tragni: dai pastorelli, alle donne, ai re e imperatori...".

 11 15 InaugurazioneAnnoAccademicoUtenBiancaTragni 1Un coinvolgente prologo musicale è stato eseguito dai ragazzi di strumento dell'Istituto comprensivo "S.M. Gallo-2^ Circolo Positano" di Noci, preparati con appassionato impegno dalla loro insegnante Katia D’Elia, che si è detta entusiasta del modo in cui la musica riesca a contribuire all’abbraccio tra due generazioni. Al termine dell’esibizione, autorizzata dalla professoressa Chiara D’Aloya, i ragazzi sono stati insigniti di un attestato e di un buono da utilizzare per una pizza e una bevanda da “Sforno".

Come ha spiegato il presidente Cesareo Putignano nel suo discorso iniziale, la Chiesa di Santa Chiara, scelta fondamentalmente per motivi logistici, è calzata a pennello per parlare di storia. “Il Centro Storico, ricco di bellezza e testimone della vita quotidiana dei nostri avi, ci pone di fronte a valori che stiamo perdendo, e che forse sarebbe il caso di recuperare” - ha affermato Putignano, fornendo altri cenni storici e piccole preziose curiosità circa la Chiesa di Santa Chiara, edificata nel 1600 e quella vicina di Santo Stefano, una volta Patrono di Noci. Presso quest’ultima chiesetta, tutt’ora di proprietà della famiglia Cassano, si celebrava un tempo la festa dei trainieri, che facevano compiere ai loro cavalli ed asinelli il giro della chiesa per ben tre volte, affiche gli animali fossero preservati in buona salute.

Cesareo Putignano ha poi presentato l’ospite d’onore della serata, la professoressa Bianca Tragni, conosciuta proprio in occasione di “Piccolo festival della parola” e attraverso le pagine del suo romanzo “Anna Ximeses- storia d’amore e di rivoluzione”. La pregevolissima opera letteraria, racchiude in sé le caratteristiche del romanzo e del saggio storico. E’ la prima opera che passa in rassegna gli avvenimenti del fatidico 1799 per quel che riguarda tutta la Puglia, e non solo zone circoscritte della Regione. Un’epoca in cui il vento della libertà soffiava in ogni contrada, in ogni angolo dei più piccoli paesi e in cui gli animi furono mossi dalla volontà di ribellarsi alle asfittiche convenzioni sociali di cui la monarchia era simbolo. Come da lei stessa orgogliosamente dichiarato, Bianca Tragni nasce come giornalista, e proprio ai colleghi della stampa ha voluto offrire un importante spunto di riflessione.
“Chi è un giornalista se non un testimone del proprio tempo? Nel raccontare un evento, un giornalista deve essere capace di suscitare in chi legge il suo articolo, le stesse emozioni che avrebbe provato essendo presente. Essere un vero giornalista, significa anche dare ogni giorno un dispiacere a qualcuno, essendo obiettivi ed oggettivi. Vero giornalista è soprattutto colui che tiene sempre dritta la schiena, che non si piega ad alcun tipo di potere!

11 15 InaugurazioneAnnoAccademicoUtenBiancaTragni 4E’ stata proprio la cronaca a condurre gradualmente la Tragni alla passione quella storia che “tutto vela e tutto svela”. E’ dunque  compito dello storico sollevare delicatamente quel velo.
Vastissima la produzione letteraria della Tragni, che parte sempre dalla sua Puglia come punto da cui allargare universalmente lo sguardo, un po’ come Leopardi fece con il suo “ermo colle”. Oggetto delle sue ricerche, sono epoche, personaggi e contesti sociali diversi che hanno qualcosa da insegnare anche al presente. L’affascinante e quasi ipnotica dialettica della Tragni, ha letteralmente rapito una platea che ha ascoltato in religioso silenzio. Si è parlato di Federico II di Svevia e del suo fornito harem, dono della fedele popolazione saracena. Il suo unico e vero amore fu però la bellissima Bianca Lancia, che dopo anni vissuti “nel peccato”, gli chiese sul letto di morte di legittimare la loro unione per salvarle l’anima dall’inferno e per il futuro dei figli. Non è stato tralasciato anche un aspetto dell’epoca medievale che tanti non immaginano neppure esistesse: un femminismo anche molto combattivo.
Basti pensare alle donzelle che andavano a monacarsi: viene facile pensarle tristi, con i musi lunghi e prigioniere delle quattro mura in un convento, a lasciar filtrare qualche sprazzo del mondo esterno solo attraverso quelle grate. Niente di più sbagliato: la loro era una scelta di coraggio e di libertà, poiché intraprendevano la strada del noviziato per sottrarsi a matrimoni forzati dettati da puri interessi economici!"
Fu il caso di Santa Caterina di Bologna, promessa sposa ad un nobile del suo tempo e dotata di molti talenti come quello per il ballo. La sua scelta fu imitata da molte fanciulle dell’epoca, che in convento si sentivano paradossalmente libere.
Bianca Tragni si è anche apertamente schierata in favore della lettura: “Io ritengo che in ogni casa debba esserci una biblioteca personale, improntata sui gusti letterari familiari. E’ lettura che ci garantisce un’immortalità all’indietro! Leggere ci fa essere presenti al matrimonio tra Renzo e Lucia, ci fa sedere accanto a Leopardi con lo sguardo rivolto a quel colle e a quella siepe, mentre scrive “L’infinito” …insomma ci trasporta in tanti luoghi e in tante diverse epoche!” - ha asserito con convinzione. Non v’è dubbio che ciascuno dei presenti, sia andato via nutrendo una meravigliosa e rinnovata sete di cultura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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