NOCI (Bari) - Forte questa espressione usata dai vescovi italiani nella traccia preparatoria del prossimo convegno ecclesiale di novembre 2015 a Firenze! E parlando di un Dio che cerca la propria felicità dislocandosi da se stesso, lasciando la propria dimora per 'accasarsi' con l'umanità mi provoca a ripensare il mio Natale, abbandonando un poco anche le mie rappresentazioni natalizie. Sembra suggerirlo anche Luca e pure Matteo quando mi raccontano del trambusto che successe attorno a quella mangiatoia: i pastori sono spinti a lasciare il proprio gregge, i magi le proprie certezze scientifiche, Maria e Giuseppe i propri progetti di sposi.
Tutti spinti 'fuori dal guscio'. Detto di Dio potrebbe sembrare offensivo, detto di noi invece una 'nuova via' per ri-trovarci! 'Uscire dal guscio' da sempre è proposta di alterità feconda, di contaminazioni affascinanti. Una vittoria sulla tentazione di bastare egoisticamente a se stessi, sulla tentazione di essere felici 'da soli', sulla tentazione di aprirsi una uscita dalla crisi all'insegna del 'si salvi chi può'.
Sì, anche per un paese come il nostro, il paese di Noci, il Natale del Signore deve ri-suonare ancora una volta come l'invito a 'uscire dal guscio', a dislocarsi, in cerca delle periferie. E' come dire che l'uomo ritrova se stesso nella misura in cui sa cercarsi 'altrove', come fa il Signore, in una 'spogliazione' di sé che sa tanto di espropriazione. All'inizio può suonare strana questa via al 'nuovo umanesimo', ma, se ci pensiamo bene, l'incarnazione è molto diversa da un 'dislocarsi'?
Don Peppino Cito