NOCI (Bari) Ancora una bella all’insegna della cultura, in compagnia dell’associazione “Pugliè” e di un’autrice con la penna intinta nella pugliesità. Lo scorso 16 marzo, ospite del Chiostro di San Domenico è stata la professoressa Grazia Procino, che nel corso di una vivace e interattiva chiacchierata con Luciana Curlo ha presentato alla platea il suo libro “Storie di donne e di uomini”.
Ad ispirare la professoressa Procino è e continua ad essere la sua passione per l’antica Grecia.
“Trovo che non ci sia quasi alcuna differenza tra l’uomo ellenico, cittadino di un’epoca lontana e quello occidentale del presente”- ha dichiarato l’autrice- “Noi pugliesi in particolar modo, abbiamo assorbito davvero tanta parte della loro cultura, al punto che, seppur non accorgendocene, usiamo ogni giorno un’infinità di vocaboli la cui etimologia deriva proprio dal greco”.
L’originalità dell’opera della Procino sta proprio nel coniugare alla perfezione antichità e modernità, narrativa e poesia.
Il libro raccoglie infatti dieci racconti, tutti ricchi di pathos e di una drammaturgia che affonda le sue radici proprio nella tragedia greca, riletta però in chiave squisitamente moderna. I temi trattati sono più che mai attuali e tutti, a vario titolo possono riconoscersi nei protagonisti, o identificarli con la storia personale di qualcuno a loro vicino. Si tratta di tematiche quali la violenza fisica e quella psicologica (se vogliamo ben peggiore), la solitudine, l’impotenza a sollevarci o a sollevare qualcuno da difficoltà più grandi di noi. Ma viene trattato anche l’amore nelle sue declinazioni sane e giuste, così come l’amicizia, che ha la stessa radice della parola “amore”. Il titolo “Storie di donne e di uomini”, allude già al fatto che possono essere di tutti.
Durante la serata, sono stati letti da alcune giovani studentesse degli tralci tratti dai vari racconti.
Per l’autrice, anche la poesia, così come il racconto, deve porsi i principali obiettivi di far riflettere e di emozionare il lettore. Per questo motivo, i versi non devono essere costretti entro uno schema metrico rigido che finisce poi con il “raffreddarli” ed “irrigidirli”. Una poesia dalla metrica perfetta ma fredda, non emoziona e fallisce quindi il suo intento.
Non è un caso che i protagonisti dei racconti siano persone con evidenti problemi fisici, psicologici, o relazionali; o che ancora si trovino di fronte ad ostacoli importanti. Per la professoressa Procino infatti, l’operazione intellettuale nasce sempre dalla sofferenza. A tal proposito, ella ama citare Luigi Tenco (uno dei suoi cantautori preferiti). A chi gli chiedeva perché scrivesse solo cose tristi, il cantautore piemontese rispondeva (neanche tanto ironicamente): “Perché quando sono felice esco!”. L’esigenza di comunicare, di raccontare, nasce forse proprio nel momento della sofferenza, perché assume la funzione catartica di liberarci da parte della negatività e dell’angoscia. Quando siamo felici, pensiamo solo a vivere intensamente quel momento, e siamo quasi “gelosi” di quella felicità che vorremmo tenere per noi. A rendere più emozionante la serata, un piccolo ma intenso intermezzo musicale tenuto da un piccolo genio della fisarmocia, che ha eseguito "life is beautiful that way" (colonna sonora del film "La vita è bella")
A fine serata, dall’autrice sono partiti degli importanti appelli, rivolti alle scuole a ai giovani che sono il futuro della società.
“L’educazione sessuale è già entrata ampiamente nelle scuole, ma ciò che purtroppo non oltrepassa ancora sufficientemente le soglie delle aule scolastiche è l’educazione sentimentale! Eppure sarebbe fondamentale! Ai giovani dico “leggete!”, perché vi rende liberi. E vorrei invitarli altresì a non “disinnamorarsi” della vita, a non lasciarsi andare. Occorre che i giovani maturino un senso di impegno e di lotta civile per i propri diritti e per il proprio futuro.