NOCI – Continua lo spin-off autunnale del Festival letterario e culturale “Chiostri e Inchiostri” promosso da “Parco letterario Formiche di Puglia” sotto la direzione editoriale dell’ex senatore Piero Liuzzi. Lo scorso 15 novembre, il Chiostro delle Clarisse ha ospitato Lo scrittore Luca Trapanese e il suo ultimo libro “Non chiedermi chi sono”. Con l’autore ha dialogato l’insegnante Dora Intini.
Chiunque sia già da qualche anno avvezzo all’uso dei social, non può non conoscere Luca Trapanese, ma soprattutto sua figlia, la piccola Alba. Nata con la sindrome di down, la bimba, subito dopo il parto era stata lasciata in ospedale dalla madre e dopo una serie di “No” da parte di potenziali famiglie adottive, Alba ha incontrato il grande cuore di Luca che ha accettato questa sfida tutta all’insegna dell’amore. Primo padre single e omosessuale in Italia, Luca non ci sta a sentirsi definire “mammo”. “Sono un padre, un genitore”- ha sempre ribadito. Nel libro “Nata per te”, uscito nel 2018, Trapanese raccontava dettagliatamente di come la sua e la vita della piccola Alba si fossero indissolubilmente intrecciate, come se l’una aspettasse proprio l’altro perché la propria vita acquisisse completezza. Dal libro è stato tratto recentemente l’omonimo film diretto da Fabio Mollo. Ma Luca Trapanese è stato a Noci per la presentazione del suo romanzo “Non chiedermi chi sono”, edito da Salani. Anche in questo romanzo, le tematiche sociali sono molto forti: l’omosessualità, la diversità, la malattia e la loro accettazione sociale; l’amore incondizionato, la rottura degli schemi mentali e degli stereotipi. Uno dei protagonisti del romanzo è il giovane Livio. Ha appena conseguito la maturità e, profondamente segnato dalla prematura scomparsa di un carissimo amico, ha scelto di dedicare la sua vita all’impegno sociale. Proprio per questo motivo, vorrebbe far nuovamente rotta verso l’India, dove era stato in missione l’estate precedente. Ormai è però troppo tardi per partire. Don Gino, il parroco del quartiere, ha dunque un’idea che potrebbe fare al caso di Livio. In fondo, le persone che hanno bisogno di assistenza sono molto più vicine di quanto possiamo pensare. A Livio viene assegnato il compito di prendersi cura di Vittorio, che a detta di Don Gino ha “un piccolo problema dovuto a un forte stress”. Livio però non è pienamente cosciente di quello a cui andrà incontro. Il problema di Vittorio si chiama schizofrenia. Una patologia mentale davvero importante, che lo porta a “slegarsi dalla realtà”, dialogando con immaginari extraterrestri che gli pongono delle domande e chiedono conseguentemente delle risposte. Quando Livio incontra per la prima volta Vittorio, lo trova con le coperta pesanti tirate fino al collo e indosso (pur essedo piena estate), la barba lunga e l’aspetto trascurato. E pensare che questo trentenne era tutto ciò che potrebbe definirsi un giovane “vincente”. Rampollo di una delle famiglie più altolocate e benestanti di Napoli, ha una brillante intelligenza e un futuro professionale ottimamente avviato, ricalcando le orme paterne. Alcune circostanze avverse e non facilmente sostenibili da tutti a livello psicologico, fanno sì che qualcosa in Vittorio si rompa. Più che dalla patologia del ragazzo, il problema maggiore è rappresentato dalla non accettazione da parte della famiglia. Triste metafora di una società che tende a rifuggire qualsiasi cosa esca un po’ dai margini di ciò che definiamo “normalità”. Una famiglia benestante economicamente e stimata a livello sociale, non può permettersi di avere un figlio insediato dalla schizofrenia. E’ uno dei tanti obsoleti pregiudizi di cui, secondo Trapanese, dovremmo avere il coraggio di liberarci una volta per tutte. La diversità non deve essere una vergogna da tenere nascosta ma un’opportunità da cogliere. Siamo tutti diversi da qualcun altro ma non esiste nessuno che sia migliore o peggiore. Un messaggio davvero molto bello contenuto all’interno del libro è l’accettazione dell’omosessualità da parte della Chiesa. Quando infatti Livio, con grande coraggio, confessa a Don Gino di provare attrazione per il sesso maschile, il parroco rivela di averne sempre avuto sentore. Se n’è accorto, come se ne accorgerebbe immediatamente chiunque tenga davvero a Livio. E va bene così per il Don. Va bene così perché ognuno deve essere ciò che sente di essere. Basta solo portare il bello e il buono nelle vite altrui. Con Luca Trapanese, che prima della presentazione aveva incontrato sia i ragazzi del Cineclub Mu.ra. che quelli di Zoe, condividendo assieme a genitori e amministratori locali la sua esperienza nel sociale, a fine serata si è continuato a parlare di tematiche, o meglio di “urgenze sociali”. Oltre all’abbattimento di tanti schemi mentali e al mettere da parte la cattiva abitudine di “etichettare” tutto e tutti, è necessario rivedere tutti i modelli sociali, dalla scuola alla genitorialità, riappropriandoci della capacità di “fare rete”, camminando gli uni incontro agli altri.