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Ogni giorno l'otto

logo partitocomunistaCOMUNICATO - Oggi più che in altri giorni assistiamo ad uno annientamento generalizzato della figura femminile, soffermiamoci a riflettere sulle condizioni della donna e degli uomini nella società e ci renderemo conto di quanto insensato sia festeggiare un giorno che già per sua natura è discriminante.

Più che festeggiare è necessario lottare ancora, perché quello che è stato conquistato fin ora con decenni di lotte e rivendicazioni sta letteralmente svanendo, viviamo in una società basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’ uomo, imbruttita nei rapporti umani che costantemente fanno riferimento ad atteggiamenti prevaricatori e violenti. Immediato è il ritorno alle concezioni patriarcali e semplice il pensiero che tutto ciò porta a conseguenze disastrose a danno delle donne, ecco che sentiamo parlare di maltrattamenti, sfruttamenti, licenziamenti illeciti e femminicidio.

Lottiamo perché le donne sono costrette a lasciare il mondo del lavoro per prime a causa del modello familistico e del carico di lavoro domestico, svolgendo compiti gravosi e gratuiti per sopperire alle mancanze e ai disservizi della società, vengono sottopagate a parità di impiego, si stancano di cercare lavoro per le tante umiliazioni e i tanti rifiuti, rinunciano all’istruzione.

Inaccettabile è: non poter più abortire in strutture pubbliche senza il vaglio di una commissione di obiettori di coscienza, subire maltrattamenti in famiglia e non poter esternare queste sofferenze in quanto donna, non essere cosciente dei propri diritti o ancor peggio esserne e fingere che non esistano per una accettazione in una società malsana che pensa sempre di mettere un cerotto su una voragine profonda.

In un mondo paritario sono stati istituiti diritti e servizi a tutela di donne di madri e di famiglia, mondo differente dal nostro dove ciò che abbiamo è solo frutto di arrancamenti e buona facciata, dove ci sono ancora donne che muoiono di stenti lavorando in campagna per 2 € l’ora. Il nostro mondo è stato riempito di teorie pseudo paritarie e di lotte di genere distorte, si sono persi i principi fondamentali di tali lotte contro il patriarcato e contro i padroni.

Il vero problema della lotta ancora da intraprendere è il cambiamento culturale, difficile sarà riportare gli uomini e le donne verso un unico fronte comune che è causa scatenante di ogni malcontento: la lotta al capitalismo; non è necessario esaltare la conquista di un non obbligo a truccarsi per fare le hostess di volo ma sarà importante festeggiare quando si percepirà lo stesso stipendio di uno stuart e quindi la conquista di una tutela maggiore e una retribuzione paritaria e giusta. Porre l’accento sulla violenza fisica subita dalle donne è diventato un mascherare problematiche più ampie identificate nella violenza generalizzata che le società capitalistiche esercitano su di loro, l’imbruttimento dei rapporti umani è determinato dal decadimento di principi che le società capitalistiche offrono sia sul piano morale sia sul piano organicistico ed economico.

Piccola, grande parentesi di incitamento alla lotta va fatta sul DDL Pillon, pensato da “luminari pro-vita e pro-famiglia” che aumenterebbero gli stipendi solo agli uomini per poter permettere alle donne di vivere meglio in casa sfornando figli e accudendoli, è impossibile accettare passivamente disparità di trattamento infondate, è impensabile rinunciare ai diritti conquistati con lotta e rivendicazione, è vergognoso tornare a dialettiche ormai superate.

Il ddl pone limitazioni importanti alle libertà di scelta di ogni donna, smantella ogni possibilità di divorzio in caso di figli minori a carico, obbliga alla mediazione familiare, che perde il suo aspetto puramente volontaristico, anche in casi di violenza domestica, va contro ogni principio etico, è specchio luccicante di una società che retrocede. Riprende e rielabora goffamente concetti passati tipo l’alienazione parentale che letteralmente fa passare le mamme e quindi le donne come isteriche invasate che con il loro troppo amore mettono il minore contro il padre fino a diventare minaccia, svilisce e annienta i diritti dei minori, toglie ogni possibilità di ascolto e accentua una sterile differenziazione tra uomo e donna che appaga il senso comune e allontana dalle reali problematiche.

Lottiamo perché l’otto marzo sia giornata di mobilitazione e di conquista, di determinazione e riconquista di ciò che ci è stato calpestato e ignorato, l’otto marzo deve essere presa di coscienza dei diritti che abbiamo e che ancora non facciamo valere, deve essere un giorno di riconquista di diritti delle donne e degli uomini per un mondo libero dallo sfruttamento economico, sociale, lavorativo e morale.

Le donne lavoratrici aderiscono al partito comunista, l'unico dove le donne contano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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