NOCI – Si è concluso lo scorso 26 marzo, presso il Chiostro di San Domenico, il ciclo delle conferenze medico scientifiche organizzate dall’Uten, (Università della terza età). Il tema della serata, introdotta dal Presidente Uten Cesareo Putignano e moderata dal Prof. Nicola Simonetti, medico e giornalista, ha riguardato una patologia degenerativa molto seria, che colpisce soprattutto oltre i sessant’anni di età. Si tratta della maculopatia degenerativa senile, le cui cause, complicazioni e soprattutto possibilità di cure, grazie alle nuove tecniche disponibili, sono state esaustivamente illustrate dal Prof. Vincenzo D’Ambrosio Lettieri, primo dirigente medico di Oculistica presso il Policlinico di Bari.
Poter vedere nitidamente i volti delle persone care, scorrere agevolmente le pagine di un avvincente romanzo, scambiarsi messaggi con lo smartphone, ma soprattutto godere della bellezza che offre la natura con i suoi colori e le sue infinite sfumature. Tutto questo è possibile grazie a quell’organo tanto meraviglioso quanto complesso che è il nostro occhio. Nessuno potrebbe perciò smentire il fatto che la vista assolutamente il più importante dei nostri sensi. Proprio per questo motivo, è necessario conoscere le patologie che potrebbero colpire in maniera importante la vista, in modo da poterle diagnosticare in tempo anche e soprattutto per mezzo di una costante prevenzione. Una delle patologie più invalidanti che possono affliggere i nostri occhi è la maculopatia degenerativa, che ha un’insorgenza maggiore dopo i 60 anni di età. Di cosa si tratta nello specifico? Per meglio comprenderlo, è necessario innanzitutto pensare al nostro occhio come a una complessa macchina fotografica. Abbiamo un “obiettivo”, costituito dal cristallino e dalla cornea e una “pellicola”, data dalla retina, che è la parte più interna dell’occhio, ricchissima di fotoricettori. La parte più nobile però, è appunto la macula, adibita al riconoscimento di immagini e colori, che ci regala perciò una visione chiara. La maculopatia degenerativa, come è facilmente intuibile dalla denominazione della patologia, interessa proprio quest’area fondamentale. Raramente si tratta di una degenerazione che conduce alla totale cecità, ma ciò non toglie che possa rivelarsi non poco invalidante.
Conosciamo però, per prima cosa, quali sono i sintomi che dovrebbero porci sull’attenti, inducendoci a consultare il nostro oculista.
Tra tutti, i principali sono: calo sostanziale della vista; distorsione delle immagini, necessità di avere sempre a disposizione intense fonti luminose per riuscire ad esempio a leggere. Esistono anche dei fattori di rischio e se tra di essi, quello dell’età anagrafica o dell’ereditarietà non sono modificabili , gli altri possono essere certamente ridotti cambiando il proprio stile di vita. Ad esempio, sarebbe bene eliminare il fumo e l’assunzione di super alcolici, così come ridurre al minimo lo stress ossidativo da fonti luminose (in particolare proteggersi dai raggi ultravioletti) e adottare un’alimentazione sana, ricca di antiossidanti e omega3. Esistono sostanzialmente due tipi di maculopatia degenerativa: quella essadutativa e la secca. La prima è sicuramente molto più aggressiva, dal momento che comporta la crescita di vasi sanguigni attorno alla macula, con fuoriuscita di sangue e fluidi. Per quel che concerne invece la forma secca, è meno invalidante e più facilmente trattabile. Per la diagnosi e per la cura, la scienza e le moderne tecnologie, offrono oggi diverse strade percorribili sia al livello parachirurgico che con dei interventi di microchirurgia. Per diagnosticare la patologia, è usata solitamente la diagnostica per immagini (OCT) che consente all’oculista di scrutare dettagliatamente all’interno del nostro occhio. Trattandosi di un esame non invasivo e del tutto innocuo, può essere ripetuto anche a distanza di brevissimo tempo. Facile, anch’esso non invasivo e tranquillamente eseguibile anche a domicilio è il test di Amsler, che consente di acclarare la presenza di metamorfopsia, un disturbo visivo che consiste nelle visione distorta delle immagini, a sua volta importante indicatore di una possibile maculopatia.
Venendo alle cure, per ritardare o ridurre l’avanzare della malattia, si può oggi impiegare la terapia della DML, che consiste nel praticare delle iniezioni intravitreali. Attraverso l’uso di una piccolissima siringa, si inocula nella camera vitrea un costoso farmaco che ha la funzione di ridurre l’edema retinico e la formazione di vasi neoformati. Qualora tutto ciò non bastasse, si deve necessariamente ricorrere all’ultima spiaggia, ovvero intervenire chirurgicamente con una vitrectomia.
Fanno riflettere le parole con le quale il prof. Lettieri ha concluso la sua relazione medico scientifica: “Nessuno ama tanto la vista come colui che la sta perdendo”. Parole che fanno comprendere ancor di più quanto una costante prevenzione renda più semplice ed efficace l’applicazione delle cure.