NOCI (Bari) - Carissimo Direttore,
anticipo un tema che è all' ordine del giorno dell' incontro che la Confcommercio locale avrà nei prossimi giorni con l'Amministrazione Comunale. Il tema che voglio trattare è quello delle fiere, che ancora persistono e perdurano nel nostro Comune in un numero abbastanza alto : 4 (quattro) all' anno.
Anni fa, in seno ad una pseudo riforma dei regolamenti del commercio, la Regione Puglia ha emanato tra le altre cose l'impossibilità di far svolgere, da parte dei comuni della regione appunto, nella stessa data il mercato settimanale e la fiera. Cioè, se prima di tale data in concomitanza della data fiera, esempio lunedi 14 settembre, con quello del giorno del mercato settimanale, esmpio martedi 15 settembre, l'Amministrazione comunale aveva il potere di indicare un giorno in comune che andasse bene e che facesse disputare le due manifestazioni nello stesso giorno, da tale data, l'Amministrazione non ha avuto più qusta possibilità.
Questa è storia recente, come è storia recente, lo sforzo della stessa Amministrazione Comunale, nella persona dell'Assessore alle Attività Produttive della scorsa legislatura, Leo Rinaldi, che si è adoperato per una risistemazione dei calendari delle fiere stesse. Orbene, bisogna aggiungere a tale constatazione, che le associazioni di categoria (allora Confcommercio, ma con la influente collaborazione della Federcommercio, che ora non esiste più), decisero proprio con l'accordo con l'Amministrazione sopra menzionata, per un ridimensionamento del numero delle fiere, portandolo da 4 (quattro) a 2 (due). A questa considerazione non si arrivò in "24 ore", ma si giunse dopo tante discussioni (parola che ormai manca a tutti i livelli), che portarono a capire, intercettare, scandagliare i motivi della scelta attuata tantissimi anni prima quando si era pensato di fare quattro fiere; e quindi apportare innovazioni che dopo tanti anni, ma inevitabilmente, potevano essere apportate a tale strumento.
Voglio dire, che noi operatori commerciali, vivendo il commercio, notavamo che avere 4 fiere in un anno, aggiunte a 52 mercati settimanali, ma anche alle fiere che si manifestano in modo diverso attualmente, non aveva più senso; individuammo due domeniche, spiegando a noi stessi che in tale giorno si manifestava un certo interesse per questi eventi, e tralasciammo le altre due fiere che non avevano più ragione di esistere. Sappiamo quanto costa una fiera al comune, in termini di costi per la raccolta dei rifiuti, di vigilanza (turni di vigili sovrapposti) e di disagi nel traffico cittadino, quando si fanno di giorni feriali.
Sappiamo tutti, oggi, che non tutti possono usufruire di giorni di riposo dal lavoro per partecipare a tali eventi, considerando anche le impemperanze del tempo che non può certamente creare affidabilità preventiva per la data. Sappiamo tutti, purtroppo, che i centri commerciali, ormai sono aperti in parecchie domeniche durante l'anno, e che quindi danno la possibilità di ospitare tantissima gente, al coperto, al riparo di agenti atmosferici. E allora perchè qualcuno ha avuto il "buon senso" di ripristinare l'assetto delle fiere ? Che senso ha oggi un' operazione di questo genere? Che fretta c' era? Davvero gli operatori commerciali sono stati ripagati?
Il mio pensiero.
Penso proprio che ogni azione che coinvolge almeno il 60-70% della popolazione anche indirettamente, ma che li colpisce con la tasse e le imposte, abbia bisogno di essere discussa preventivamente, in maniera quanto più globale possibile. Questo non si fa, ma nei nostri paesi, poi si ha l'abitudine "relazionare" sempre dopo, non collaborando mai tutti insieme.
Pasquale Miccolis