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A guardarla bene

foto-dino-tinelli-bnNOCI (Bari) - A guardarla bene, la storia della musica (ma forse solo la sua condizione di utilizzo) di questi ultimi due-tre secoli è passata da una cialtronesca intenzione di farne ascolto ad un esercizio dell’ascolto che si guarda bene dallo specificare questa nostra comune umana condizione. A tal punto da far coincidere quanto, comunque, viene ascoltato (e le disponibilità alla possibilità di ascoltare sono incredibilmente  aumentate oggi) alla stessa facilità con la quale la si… produce.

E che piuttosto che sull’ascolto, che comunque ha prodotto la critica della musica, oggi si crede si possa competere sulla contesa tra chi la faccia meglio. E l’elenco sarebbe infinito tra i… pezzi di musica prodotti. Le elitès se ne vanno al jazz, a far credere che… dacchessì si possa intonare… il popolo, invece, rubacchia e che vuoi che possa fare poi, in fondo in fondo, De Andrè e Vecchioni, Fortunato Consalvo Albano e Sergio Endrigo, Guccini e l’intrattenitore di Briatore, addirittura raggiungendo la incredibile necessità di… confessare di stare impunemente rubando. 

Al contrario, ma non tanto, la condizione dell’ascoltare è l’unica in grado di… fare la musica. Ascolto che quale senso decisivo invariante di ogni comunicazione si affranca da ogni storicizzazione, fosse pure quella funzional-predicatoria-strutturale, che si arroga il diritto di richiamarla indispensabile trafila del prima e del poi necessari, impossibili da separare o meglio ancora, impossibili da sostituire o da impedire di essere presenti, (come se godessero della stessa corrispondenza obbligata tra suono e ascolto le rappresentazioni storiche!!!) a tal punto da decretare l’uscita da ogni storicizzazione e l’accettazione obbligata della condizione d’uso di ogni lingua parlata o anche solo… lasciata passare e morire!!! (N. Chomsky… nientemeno, afferma oggi)

Ogni ascolto, dunque, è talmente dentro l’impossibilità di fissare un prima e un poi da ascoltare sempre e da tradurre sempre, come voleva T. Veblen, anche l’intraducibile!!! (Incontri di Urbino 2014)

Ovvero, ciò che resta intraducibile è, comunque, ciò che è stato ascoltato e inteso, in quanto parola detta, dunque è qualcosa che appartiene, nelle sue forme specifiche alla intendibilità umana.

Quindi se da un lato nessuna traduzione è… facile (assurdo proporre la traducibilità… facile della parola poetica di Vittorio Tinelli come vorrebbe N. Notarnicola, e, intanto  per l’occasione si dichiara che le traduzioni presenti nel CD  incomprensibilmente chiamato “Cronaca (non è più poesia?) Di Una Festa Patronale” sono state volute e condotte in completa oscura autonomia dal suddetto N.N. e nelle quali l’Associazione Culturale “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove” non si ritrova nemmeno per una sola sillaba) tutto è in fondo traducibile anche quando resiste e per ogni interstizio temporale più o meno ampio, la scrittura nuova e il nuovo segno.

Si tratta oggi, con gli… Accademici, di mettersi d’accordo circa l’uso delle cose raccolte dal popolo e dalla cultura e lì, tra il popolo e alla cultura riconsegnate da Vittorio Tinelli. Donando non solo il proprio impegno e la superiore sua sensibilità, ma anche il pecunio necessario alle pubblicazioni e… senza conferenze stampa di sorta pur avendo per lunga pezza contribuito agli esercizi giornalistici in campo locale e nazionale. Come abbiamo già avuto occasione di dire.

Già con la “Grammatica incendiaria” di Vittorio Tinelli (1984) il dialetto, pur nel suo scomparire, richiamava la necessità di usare ancora meglio l’italiano e ancora di più indagare ulteriormente, e proprio intorno alla scomparsa di una lingua, la materia umana. Questo, dunque, l’argomento ancora attuale. E ancora maggiormente significativo quando di una lingua che non viene più utilizzata dalle madri (!!!) se ne vuole fare slangs di periferia. (Vedi i video e l’audio corrispondente della presentazione dell’… attualissimo Primo vocabolario… nientemeno che etimologico del dialetto di Noci, che forse quello di Castellana Grotte avrebbe dovuto,  per ancora meno, chiamarsi… grottesco. Che se poi etimo è senza episteme è solo una… sconvolgente ragionevolezza storicistica curiosante, non più in grado… udite udite (!!!) di separare la parola dall’ascolto, se non sulla carta e non più nell’uso della lingua (!!!) facendo spazio ai paradossi analitici anglosassoni  della scienza. A. Varzi docet. Ovvero, l’etimo non può avere nessun credito epistemico quando richiama una derivatività che non raggiunge la dimensione dell’ ascolto; ascolto che per come è verità fondata nell’ascoltare, scavalca ogni principio di storicizzazione possibile)

Dialetto che, dunque, se è diventato slangs escludente, ostentante e prepotente, proprio dalle madri, in questa forma di uso viene adeguatamente combattuto.

Quindi che cosa è ancora dialetto, se non ciò che si usa? Scopriamo così che intorno alle madri che contrastano ciò che gli Accademici ostentano come… possesso originario, storico ed esclusivo è disposta la nuova forma della comunità che una nuova lingua cerca, utilizzando tutte le pagine scritte, e quelle che dal fondo dei cassetti cercano la luce e la comparazione veritativa che le… lascia intendere.

E proprio per intenderci dobbiamo alle nuove scritture di Taranto (Leogrande, Desiati, De Cataldo) quella inadeguatezza a dire di come morire a Taranto, nel cuore della Magna Grecia, non può essere solo una… prerogativa dell’inquinamento!!! Che nella città dei “Perduni” il morire era da sempre una… competenza decisiva e proprio in funzione dell’infinito sopravvivere che ogni comunità esercita.

Ma dire comunità, per come la indicava in perpetuo  Vittorio Tinelli, con la dichiarazione di Desiati circa il fallimento di ogni scrittura che voglia far passare un “discorso politico”, e proprio nella martoriata Taranto, trova oggi un conforto.

La poesia di Vittorio Tinelli, sfidiamo chiunque a dimostrare una qualche diminutio a proposito, è interamente politica. E la stessa cosa si sente, quando si legge “Aspasia” e “La ginestra”; (G. Leopardi; Canti XXIX e XXXIV) E dal conforto che ricaviamo dalla espressione di Desiati circa la necessità che la scrittura sia un “continuare ad imparare a leggere” come desideriamo diventi il nuovo corso del Noci Gazzettino cartaceo, (commenteremo tra qualche giorno sia il 47° del Noci Gazzettino che le nuove circostanze di relazione, nelle scuole, tra pratica e teoria. E a proposito ricordiamo come la presentazione de “Il libro dei mestieri” nelle scuole era stato concordato con il Sindaco Liuzzi. Ma…che, “cambiata/passata la… festa” scomparse le relazioni tra pratica e teoria?) mentre agli Accademici e ai Politici, Sindaco e Assessore alla Cultura, (a proposito di Politici… 0 –ZERO!!!-argomenti e…0 –ZERO!!!- contenuti per l’Area Metropolitana e il “Consorzio di Comuni”!!! e come mai già assegnati 632 mila euro  per l’I-Governement della nostra territorialità comune?) in capo, proponiamo che la prima domenica del mese di dicembre 2014, in tutti i luoghi pubblici di Noci e pure dei paesi della “Murgia dei due Mari” si leggano e si commentino, interrompendo la cena, “Aspasia” e “La ginestra” e quanto di corrispondente ci sia in “Sante Rocche di Nusce”, o di altra poesia in dialetto, con resoconti efficaci affidati ai nostri giovani di quinta elementare, di terza media e di quinta classe superiore, facciamo presente che gli “Scritti interni” della Associazione Culturale “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove” pubblicati e disponibili nelle edicole di San Domenico e dei Cappuccini e, tra qualche giorno, presenti nelle biblioteche dei Comuni della “Murgia dei due Mari”, costituiscono il piano di confronto sul quale abbiamo chiamato le intellettualità responsabili e ogni sensibilità sociale e chiamare con il proprio nome l’unitarietà e l’attraversabilità della terra; l’incontro e la salvezza; la sovranità e la legge; la comunità e la politica; l’agire e il pensare; Nel senso che queste parole devono a Vittorio Tinelli.

Per tutto questo si torna ad invitare alunni del professore, estimatori, accademici e semplici utilizzatori della parola e del senso ad iscriversi nuovamente alla nostra associazione per condividere apertamente quanto cultura consente di esercitare. (E l’occasione potrà essere, dalla mesta vendemmia 2014, la finissima eleganza della combinazione in bianco di Nebbiolo e Teroldego, promessa da qualche giorno, dall’ardimentoso mosto ribollente nella cantina Monachella) Anche per evitare che l’Adozione di luoghi dismessi, come recita la dichiarazione di Indirizzo del Comune di Noci, per la nostra associazione comporti l’utilizzo dello snodo autostradale, di fronte alla Villa Comunale, completamente fuori da ogni contesto, come lo spazio dove non vorremmo campeggi la frase pubblicitaria “Ma Noci dov’è? Dove sarà scomparsa?A chi mai sarà appartenuta?” O forse, a maggior ragione, i paesi saranno da considerarsi i depositi di scarto di quanto agricoltura e lavoro inevitabilmente producono?

Ma anche qui, nulla è definitivamente compromesso. Che una nuova ragione storica lasci intravedere come il primato  dell’attraversamento della terra quale Kultur attiva in ogni comunità ci consenta di giustificare come i paesi non siano altro che incredibili depositi dello scarto materiale e ideale  dei “processi produttivi”, aprirà ad una dimensione del ritornare come persistenza delle forme di relazione umana, condizione decisiva dell’offrirsi senza condizioni della bellezza e della ricchezza, a conferma di quella dimensione del ritornare presente in “Colloqui del ritorno” di Vittorio Tinelli… dove il futuro è già… stato il nostro infinito passato… e “l’incanto prende / per ogni nostro diverso orizzonte”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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