NOCI (Bari) – Mi chiamo Maria. Ho poco più di 30 anni e faccio parte della categoria “cervelli in fuga”. Ma faccio anche parte di quelli che io chiamo “cervelli in fuga involontaria".
Qualche mese fa vi ho raccontato la mia storia. Vi ho parlato della mia difficoltà – che alcuni chiamano coraggio – a lasciare casa, famiglia e amici per trasferirmi in una città dove l’unica cosa che mi era chiesta era quella di ripartire da zero. Così ho fatto, ho sradicato le mie radici per costruirmi una nuova vita, una realtà su misura. Sono passati ormai anni da quel giorno, tanti i cambiamenti di cui sono stata protagonista e persino la mia carta d’identità ha un nuovo indirizzo. Eppure qualcosa è rimasto invariato e a ricordarmelo è stato lui, la persona che anche se spesso in silenzio, questa volta ha preferito scrivere piuttosto che parlare, colui che anche se da lontano continua a guidarmi senza lasciare la mia mano: mio padre.
“Figlia mia,
ti scrivo da qui, dal tuo piccolo mondo, quello in cui raramente ci era permesso entrare. La tua stanza, la stessa in cui ti chiudevi per ore: io e la mamma ci siamo sempre chiesti quale fosse il tormento che portavi dentro di te. Studiavi e scrivevi. Scrivevi e studiavi. Poi un giorno, prima ancora che noi ce ne rendessimo conto, sei diventata una donna. Hai aperto le ali e ti sei affacciata sul mondo; non sapevi volare ma hai imparato a farlo.
Oggi hai la tua vita, il tuo lavoro, la tua casa, i tuoi hobby, i tuoi sogni e a noi non resta che guardarti mentre ti fai spazio in un mondo che non sempre sa essere così gentile. C’è una cosa che oggi voglio dirti: nonostante tu abbia ragione nel dire che la distanza ha i suoi rischi, tieni sempre a mente che i legami, quelli veri, non conoscono nemici e ostacoli che non possano essere vinti. Sono tuo padre e oggi voglio dirti tutte quelle cose che non avresti comunque imparato se te le avessi dette anni fa. I migliori insegnamenti, figlia mia, sono quelli che ti da la vita.
Qualunque genitore vorrebbe per il proprio figlio una vita tutta rose e fiori e per quanto ci si possa impegnare a far sì che questo sogno possa tramutarsi in realtà, non è mai possibile.
Incontrerai sul tuo cammino persone che cercheranno di abbatterti, lasciandoti credere di valere meno di ciò che realmente sei. Persone che ti porteranno a mettere in discussione i tuoi sogni, che tenteranno di vanificare i tuoi sacrifici. Altri che ti spezzeranno il cuore. Qualcuno ti tradirà, qualcuno avrà il potere di farti sentire grande quanto una formica e nessuno potrà evitare che tu soffra; ma tu, per quanto possa sembrarti assurdo quello che sto per dirti, fanne tesoro. È dalle tempeste peggiori che nasce sempre l’arcobaleno più bello. Ricorda: prima di correre bisogna imparare a camminare. Tu non smettere mai di fidarti delle persone, perché esiste sempre qualcuno che quel sorriso imparerà ad amarlo. È un rischio, ma i rischi sono fatti per essere affrontati e quando ne avrai un esito positivo, ti renderai conto che non esisteva cosa migliore che tu potessi fare; e se, invece, ti ritroverai a rimproverarti ancora una volta, ricorda: fanne tesoro perché la serenità, prima di essere vissuta, va conquistata.
Non renderci partecipi dei tuoi dolori, piccoli o grandi che siano, non significa proteggerci, perché che tu possa vivere sotto il nostro tetto o dall’altra parte del mondo ciò che lega un genitore a un figlio sa andare oltre qualsiasi parola. La tua carta d’identità può riportare un nuovo indirizzo e noi possiamo avere la gioia di vederti poche volte durante l’anno, ma gli occhi che tu hai, quelli con cui oggi guardi il mondo, assomigliano ai miei e questo niente e nessuno potrà mai cambiarlo.
Oggi ci vedi invecchiare, ci osservi da lontano e spesso rimproveri a te stessa la scelta che hai fatto anni fa: non farlo. La vita non va osservata da lontano, dall’esterno, la vita va vissuta e tu stai vivendo la tua. Conserva sempre un po’ di quella nostalgia che senti dentro di te, ma ricorda che mentre vai avanti per la tua strada quella nostalgia che senti in realtà non è altro che la certezza di un riparo sicuro, il nostro.
Il tuo papà”