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Nocesi in apnea: non solo sport, ma conoscenza di sè e pace dei sensi

05 16 i nocesi dellapneaNOCI (Bari) - "Facciamo a gara a chi trattiene di più il fiato sott'acqua?". Sarà stata questa, forse, l'unica esperienza di apnea della maggior parte delle nostre vite, quella manciata di secondi in cui ci sforzavamo di vincere la nostra sfida personale con l'altro. Un minuto senza fiato non fa però di noi dei veri apneisti: c'è chi copre lunghe distanze sott'acqua, con e senza attrezzi, chi scende oltre i 40m di profondità, chi supera i 4 minuti di apnea statica e chi ama sentire il proprio corpo e gestirlo, senza respirare. Sono 4 i nocesi che hanno fatto dell'apnea una passione e una scelta di vita: (da sx) Domenico Gentile, Stefano Salatino, Nadia Pizzarelli e Dania Calicchio. Loro sanno davvero cosa vuol dire stare in apnea. 

 

05 16 apnea energyLa società che li ha avvicinati e li accompagna ancora nel mondo subacqueo è l'Apnea Energy di Fasano, gruppo del recordman Nicola Putignano, entrato nel 2009 nel Guinness dei Primati con il record di 19 minuti e 2 secondi in apnea durante la trasmissione "Lo show dei record", condotta dal campionissimo di apnea, Umberto Pellizzari e da Barbara D'Urso. Putignano, Vito Dell'Erba e Modesto Saponari sono gli istruttori dei 4 nocesi, tutti con brevetto Apnea Academy, autorevole scuola di formazione per apneisti fondata dallo stesso Pellizzari; gli stessi Domenico, Stefano, Nadia e Dania hanno frequentato un corso per il brevetto dell'accademia.

L'apnea richiede infatti preparazione tecnica e psicofisica, l'atleta deve essere sempre pronto a fronteggiare situazioni delicate dovute principalmente alla mancanza di ossigeno: è proprio da questa fondamentale mancanza che l'apneista trae forza, quella necessaria a scoprire, conoscere e superare i propri limiti. Limiti misurabili per distanze, profondità o tempo, perché l'apnea si mette alla prova con numerose discipline, diverse per location: le indoor si praticano in piscina e le outdoor in mare o lago. Nel primo caso, parliamo di dinamica con attrezzi, dove l'atleta copre determinate distanze indossando due lunghe pinne o un monopinna, dinamica senza attrezzi dove la distanza è praticata in rana subacquea e infine apnea statica, dove l'atleta trattiene il fiato in posizione prona, di testa nell'acqua. Le discipline outdoor, invece, vedono l'apneista mettersi alla prova in profondità, con assetti variabili o costanti cioè con pesi che aiutino o meno nella discesa verso gli abissi, senza dimenticare l'apnea libera dove l'apneista scende esclusivamente con la sua nuotata.

Domenico ha toccato quasi quota 50m di profondità e vuole ovviamente superarsi: la sua passione subacquea è nata dapprima con la pesca e poi con l'apnea sportiva, dove ha già praticato le discipline di apnea statica, bipinne e rana subacquea. Stefano, invece, non ha mai gareggiato, ma parla comunque di emozioni, quelle che riesci a provare in apnea. "Ti fa capire cose del tuo corpo, della tua psicologia" prova a spiegare Domenico. "Sott'acqua sei in isolamento, hai percezioni migliori. Devi rilassarti totalmente, così che il tuo corpo senta meno l'esigenza dell'ossigeno. Impari anche a gestire il battito e il respiro". Da una mancanza, appunto, l'apneista tira fuori una sua forza, nascosta, ma insita, quella del riflesso d'immersione, cioè l'adattamento fisiologico all'ambiente sottomarino che, paradossalmente, è molto sviluppato nell'uomo...solo che non tutti riescono a scoprirlo.

Nadia l'ha fatto, trascinata dalla passione di Domenico verso il mondo dell'apnea, vissuto tra le piscine Impero di Fasano e Nadir o nelle acque di Polignano e Savelletri. La tappa del Campionato Italiano Indoor di marzo, a Bari, è stata per lei la prima gara, ma la competizione non è il motore della sua passione. Il bello per Nadia è il momento del rilassamento, per raggiungere il proprio equilibrio con l'ambiente acquatico. La campionessa del gruppo è invece Dania, atleta di serie elite (la categoria più alta), vincitrice dell'argento di apnea statica femminile nella tappa barese dei Campionati Italiani indoor, con 4 minuti e 28 e secondi. Il record mondiale femminile è di 9 minuti e 02, della russa Molcanova, mentre quello maschile è del francese Mifsud, 11 minuti e 35 secondi. 
Dania è in serie elite nelle gare di dinamica, cioè le gare indoor, in piscina, per aver coperto i 100m previsti per accedere alla più importante categoria della disciplina: le gare di dinamica per categorie constano nella copertura di determinate distanze, nuotando con o senza attrezzi, sott'acqua. Una volta raggiunta la categoria elite l'obiettivo è invece coprire la maggior distanza possibile e fin ora si sono toccati anche i 250 metri con pinne, mentre il record italiano femminile è della straordinaria Alessia Zecchini con 215 metri. Anche Domenico, che è ora in prima categoria, punta all'elite e per raggiungerla dovrà coprire una distanza di 125 metri.

La sfida in mare o outdoor, quindi all'aperto , invece, è diversa: si basa sul raggiungimento delle profondità, con assetto variabile o costante o in apnea libera: la prima tipologia vede l'atleta discendere con l'ausilio di pesi, dicesi variabile perché se la discesa è aiutata dalle zavorre, la risalita è fattibile a bracciate (la cosìddetta FIM o apnea libera) o con pinne. Nel caso dell'assetto variabile NO LIMITS, la disciplina apneistica più estrema, discesa e salita sono favorite per l'atleta, che però può così raggiungere profondità ai limiti dell'immaginabile, il record del mondo è dell'australiano Nitch con 214 metri. L'apnea con assetto costante vede l'atleta scendere e salire con o senza pinne, seguendo verticalmente un cavo fissato ad imbarcazione e fondale, che non deve mai essere toccato: la sfida è nel percorrere la distanza massima per le discese senza attrezzi o nel raggiungere il proprio massimale nel caso della discesa con pinne. L'ausilio del cavo è fondamentale invece nell'apnea libera, dove l'obiettivo è raggiungere le massime profondità.

Gli strumenti dell'apneista sono la muta, la maschera e il boccaglio da usare in superficie, gli eventuali attrezzi e una cintura con pesi per controbilanciare la galleggiabilità della muta in neoprene: esistono vari spessori del tessuto, in base alla temperatura e comodità dell'atleta, che sceglie il "vestito" più adatto al suo incontro col mare e con la parte di sè non visibile in superficie.

05 16 gentile salatino calicchio pizzarelliI problemi, i pensieri negativi e le preoccupazioni rimangono a galla, sott'acqua si impara a non pensare, ad esistere senza respirare, a bastarsi con quelle poche riserve di ossigeno ancora in circolazione negli alveoli polmonari e con una buona dose di rilassamento e isolamento, nel blu profondo. Una sorta di nirvana, insomma, che, per noi delle gare di apnea di un minuto massimo, riesce difficile immaginare, anzi il solo pensiero provoca fame d'aria. 
L'apnea sportiva comporta certamente dei rischi, dimostrati dal fatto che ogni discesa è accompagnata da una guida, che segue l'atleta nella sua gara e che può prestare aiuto in caso di bisogno: sapere come comportarsi in acqua e a notevoli profondità è fondamentale, per operare ad esempio la compensazione che, spingendo aria dall'interno verso l'esterno delle orecchie, permette di rispondere alla forte pressione verso l'interno che subisce il timpano. 
Domenico, Nadia, Stefano e Dania raccontano i "rischi del mestiere" col sorriso: l'apnea è certamente consapevolezza del rischio, ma soprattutto consapevolezza di sè e di quanto sia bello isolarsi e non pensare a nulla, scoprendo i propri limiti e tentando con esercizi e allenamento di superarli o semplicemente rispettarli e nel frattempo godersi qualche minuto di assoluta pace con sè stessi, in acqua.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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