NOCI - “Un nuovo elettrodotto aereo rischia di mettere a rischia di mettere a repentaglio il paesaggio, la natura e la sicurezza dei boschi tra Martina Franca, Noci, Mottola e Alberobello”. Questo l’allarme lanciato da WWF Trulli e Gravine insieme alle associazioni ambientaliste Associazione Culturale Terra delle Gravine, Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti, Centro Studi de Romita, Circolo Legambiente Valle d’Itria, FAI Puglia, Gruppo Umanesimo della Pietra, Cooperativa Serapia e Terre del Mediterraneo.
Il progetto di Terna Rete Italia Spa (società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell'energia elettrica e proponente dell’opera) è quello di realizzare un collegamento di Alta Tensione (150 KW) tra le cabine primarie di Martina Franca e Noci. L’intero tracciato sarà lungo complessivamente 20,6 km, ma solo 7,1 saranno interrati. I restanti 13,5 km seguiranno un percorso aereo, interessando anche il nostro comune: nello specifico si tratterà di 43 sostegni tralicciati troncopiramidali di altezza massima stimata pari a 61 m e posti tra loro a circa 400 m di distanza posizionati tra Martina Franca, Alberobello, Mottola e, appunto, Noci.
La procedura per la richiesta di autorizzazione è partita quasi 3 anni fa, il 03/06/2019; il termine per presentare osservazioni è scaduto dopo due mesi, il 12/08/2019. Nonostante questo, le associazioni hanno comunque presentato il loro parere contrario al Ministero dell’Ambiente, alla Regione Puglia e ai sindaci dei paesi interessati.
La loro richiesta è quella di valutare un percorso alternativo per l’opera che, così com’è stata concepita, metterebbe a repentaglio i nostri boschi, che le associazioni definiscono “pregevole sotto il profilo paesaggistico, naturalistico, storico-architettonico e archeologico”.
“Apprezziamo molto lo sforzo di Terna nel cercare di ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico, ma non è sufficiente” – racconta Gianni Grassi, di WWF Trulli e Gravine. “Chiediamo che il progetto venga rivisitato – prosegue – tenendo presente i nostri suggerimenti: abbiamo presentato una proposta di tracciato interrato, alternativo all’elettrodotto”. L’idea delle associazioni sarebbe quella di realizzare la restante parte dell’opera in cavo su viabilità preesistente; avrebbe una lunghezza leggermente superiore rispetto a quella prevista (15,5 km contro i 13,5 iniziali), con un esborso economico maggiore, ma sicuramente con un impatto ambientale notevolmente ridotto. “La soluzione che abbiamo proposto – conclude Grassi - non metterebbe a repentaglio l’ambiente e il paesaggio, fornendo l’opportunità all’azienda di rispettare la legge e i vincoli, ma anche garantendo una maggiore sicurezza dell’impianto, che non dovrà temere gli eventi climatici estremi che si verificano, purtroppo, sempre più spesso, anche a queste latitudini”.