NOCI (Bari) - Scelgo don Milani per salutare questo anno scolastico e per rivolgermi a quanti nella scuola hanno appena ripreso il proprio percorso, sempre nuovo. L’anno ancora in corso è il cinquantesimo dalla sua morte.
Era un altro tempo il 1967, un’altra scuola, un’altra Italia, un’altra generazione di studenti, altri insegnanti. Eppure le parole di don Milani sembrano scritte per questo nostro tempo, anzi la sua lezione sulla “parola” sembra destinata a noi tutti, naufraghi negli oceani di parole in cui annega la verità, la semplicità, il rispetto, la cortesia, la buona educazione, il garbo, la prudenza, la lealtà.
Sembrano parole antiche queste, lo so. Sono parole che hanno perso valore, hanno perso peso.
È come se, scivolando dalla bocca alla tastiera, il linguaggio con cui COMUNICHIAMO oggi abbia dimenticato di che cosa è fatto. Ce lo ricorda don Milani, appunto.
Il linguaggio è costituito dalla “parola”, che è quel “qualcosa che (nell’uomo) sta sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa”.
Ciò che manca a questo tempo - direbbe, forse, don Milani – è il “dominio sulla parola”, “sulla parola altrui per afferrarne l’intima essenza e i confini precisi, sulla propria perché esprima le infinite ricchezze che la mente racchiude”. Il mio augurio è che la scuola possa restituire a questo tempo il dominio sulla parola. A genitori, studenti, insegnanti, dirigenti e operatori auguro un buon anno scolastico.
