NOCI – Al via la quarta edizione di BarsentoArte, che in un luogo senza tempo si fa contenitore d’arte.
Nell’ambito del cartellone estivo NociEstate 2020, dal 21 al 23 agosto, presso la chiesa di Barsento, a cura dell’associazione Luminares, è in corso BarsentoARTE 2020.
Tantissimi gli eventi in programma. Durante la prima giornata, è stata inaugurata la mostra fotografica “They come from the sea” di Alessandro Cirillo, a cura di Sandro Maggi. L’autore Cirillo ha, attraverso il suo occhio fotografico raccontato un’esperienza risalente all’estate del 2017, in un centro per immigrati nel brindisino. Gli scatti della mostra raccontano, di fatto, un viaggio che prova a descrivere gli occhi, i movimenti, le personalità di coloro che si salvano venendo dal mare.
Il percorso visivo che il visitatore compie, è apparentemente “normale”. Nelle foto, infatti, si susseguono giovani uomini che giunti dalla terra africana si riappropriano della tanto sognata e agognata “normalità”: giocano, guardano il mare, riflettono e sorridono, cosa ci potrebbe essere di straordinario in quei gesti? Tutto a ben pensare. Lo si avverte in particolare nello scatto che riprende di spalle questi uomini di fronte al mare, sono fermi, percepisci i loro pensieri, il loro ampio respiro sincrono e le emozioni. Quell’acqua li ha restituiti alla vita, ma l’ha tolta ad altri. La mente di chi osserva si pone tanti quesiti, senza alcuno stimolo, se non quello visivo. Ogni foto, allora, di questa mostra diventa un percorso introspettivo, che pone l’individuo di fronte al dualismo di un gesto quotidiano e banale.
A conclusione, la prima serata ha visto l’esibizione del gruppo Ventanas Duo con lo spettacolo musicale “A Madre do que de terra”.
La seconda serata, invece, è stata caratterizzata dapprima dall’esibizione musicale e danzante dal titolo “ Breath” di Mariasole De Pascali e Mara Capirci, successivamente sono entrati in scena Guido Celli e Caterpillar che hanno letto e interpretato “Ero solo un ragazzo”, tratto dall’omonimo poema, che l’autore descrive come pedagogico. La storia racconta la relazione tormentata di un padre violento, che fortuitamente e forzatamente diventa tale, con il figlio, colpevole di essere stato concepito.
In scena, sullo sfondo la Roma degli anni Ottanta in cui fa da padrone l’eroina. Il dialogo a due voci vede la figura del figlio che narra il padre con occhi ormai maturi e dall’altra la parte irrazionale del figlio che impazzisce per tutti gli abusi subiti. Il poema è molto più di un racconto, ma una pietra sul ricordo per dimenticare, una memoria scritta da cui imparare a riconoscere l'altro, una metamorfosi educativa. Un plauso, infine, all’interpretazione coinvolgente ed evocativa, che con estrema lentezza e rapidità permette di ricongiungersi e riappacificarsi con sé stessi, come il protagonista.