NOCI – Sta continuando a riservare molte sorprese “Schiapparelli Pink”, la mostra collettiva di cultura che mette al centro la donna. Durante la serata dello scorso 26 maggio, alle ore 19:00, presso il Chiostro delle Clarisse, si è tenuto un interessante talk con l’artista/tatuatrice Marika D’Ernest. La tematica ha riguardato il tatuaggio e il suo significato ancestrale (e relativo significato simbolico e spirituale) sul corpo femminile. Con l’artista ha dialogato Anna D’Elia. A seguire, si è tenuto un reading musicale dei testi di Anne Sexton; Sylvia Plath e Audre Lorde. La chitarra di Grazia Sabatelli ha fatto da sottofondo alla voce recitante di Melania Evangelista.
NOCI – Sta continuando a riservare molte sorprese “Schiapparelli Pink”, la mostra collettiva di cultura che mette al centro la donna. Durante la serata dello scorso 26 maggio, alle ore 19:00, presso il Chiostro delle Clarisse, si è tenuto un interessante talk con l’artista/tatuatrice Marika D’Ernest. La tematica ha riguardato il tatuaggio e il suo significato ancestrale (e relativo significato simbolico e spirituale) che ha il tatuaggio sul corpo femminile. Con l’artista ha dialogato Anna D’Elia. A seguire, si è tenuto un reading musicale dei testi di Anne Sexton; Sylvia Plath e Audre Lorde. La chitarra di Grazia Sabatelli ha fatto da sottofondo alla voce recitante di Melania Evangelista.
Marika D’Ernest, artista e tatuatrice pugliese, si è laureata in pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna e ha successivamente concluso il suo percorso presso la Facoltà di Lettere e Beni culturali con una Magistrale in Arti Visive. Il tatuaggio e gli studi di genere sono state le grandi passioni che hanno profondamente contraddistinto gli anni bolognesi. E proprio continuando a studiare e ad approfondire, la D’Ernest si è immersa in un universo finora davvero poco esplorato: quello del significato ancestrale che il tatuaggio rivestiva (e riveste) nelle antiche culture, come ad esempio quella berbera. Per le donne berbere, infatti, tatuarsi era (e continua a essere) un vero e proprio rituale di comunità. A partire dalla prima mestruazione, quindi dalla pubertà, ogni tappa importante della vita di una donna viene celebrata con un tatuaggio da portare indelebilmente sulla propria pelle. Un rito attuato dalle donne per altre donne, che rappresenta una sorta di grammatica muta, fortemente connessa alla spiritualità. Ci si tatuava per tenere lontani gli spiriti maligni, il “malocchio” e ogni sorta di energie negative, attirando invece su di sé positività e la protezione dell’Universo e degli spiriti buoni. Attenzione, però: non sempre nella storia il tatuaggio ha rivestito un significato positivo. Durante il genocidio degli Armeni, i Turchi lo usavano sulle donne precedentemente stuprate, così da “marchiarle a vita”. E’ a partire dall’Ottocento che il tatuaggio è stato però svuotato del suo significato più profondo, e utilizzato anzi come una sorta di marchio di esclusione sociale (basti pensare agli schiavi o ai detenuti). E oggi? Ci si tatua solo “per moda”, perché ci piace il tatoo di quella o quell’altra influencer, senza che quel simbolo si addica a noi; senza che ci identifichi in maniera profonda; senza che sancisca la nostra unicità, perché scelto da almeno altre mille persone. Inoltre, spesso non si conosce neanche quale significato abbia realmente quel simbolo. La figura della tatuatrice, quando un cliente entra nel suo studio, deve fungere anche un po’ da “psicologa” guidando verso una scelta consapevole e profondamente rappresentativa. “Quando un cliente insiste nel chiedermi un tatuaggio secondo me inappropriato, cerco sempre di far capire che il tatuaggio deve equivalere a un “per sempre”, quindi è inutile scegliere qualcosa che vada di moda in quel momento e che potrebbe col tempo non soddisfarci più” - ha ribadito la D’Ernest. Marika pratica ancora l’antica arte del tatuaggio a mano che è più lento rispetto a quello elettrico, ma proprio per questo motivo induce a conferire il giusto valore al tempo necessario per un rituale tanto importante. Ma con quali occhi gli altri guardano un corpo super tatuato? Certamente fa molta meno “paura” rispetto al passato, ma c’è ancora chi purtroppo è pronto a giudicare e a guardare con circospezione. Ottima e tagliente la risposta fornita dalla D’Ernest sulla questione: “Non mi spaventa affatto che il mio corpo tatuato possa spaventare a sua volta. Anzi, se allontana chi non è in grado di comprendere il mio mondo interiore, significa che quei tatuaggi sono intrisi del loro valore primordiale: allontanare ciò che è male, ciò che è negativo, quindi va benissimo così!”.