NOCI (Bari) - E' tornato nuovamente a Noci don Aniello Manganiello, prete anticamorra di Scampia e fondatore dell'associazione "Ultimi", giovedì 18 dicembre scorso, per incontrare gli alunni del biennio del Liceo scientifico e delle scienze umane di Noci. Vi era già stato il 17 ottobre per incontrare gli studenti del triennio, questa volta ha avuto l'occasione di incontrare gli alunni del biennio e presentare il libro "Legalità e Scrittura in cammino verso Santiago" (Tholos Editrice).
La presentazione del testo, frutto di una riflessione a due con Mino Grassi, direttore di Scrivoanchio.it, (su numerosi temi: il tempo, la legalità, la lotta alle mafie, la famiglia, il matrimonio, la diversità, la fede, il potere, l'amore, la Chiesa oggi) è stata una occasione preziosa per gli studenti nocesi per conoscere tramite le parole di don Aniello la dura realtà della mafia in Italia "300 miliardi di euro - scandisce a gran voce don Aniello - è il PIL annuale delle mafie in Italia e soprattutto provengono dallo spaccio della droga". Mette subito in guardia i ragazzi anche dal diffondersi dei compro oro "che sono ultimamente proliferati in tutte le città ed hanno le mafie dietro e chi li gestisce sono solo teste di legno", ma anche dei videopoker nei bar, delle sale scommesse, del sistema degli appalti pubblici "le mafie sono sempre dietro".
Don Aniello poi passa a suggerire un cambiamento "Noi come cittadini abbiamo una grande responsabilità nello scegliere chi deve guidare il paese, ma il cambio di mentalità inizia dalle piccole cose. Dal non fare i furbi. Dal pagare il biglietto. Io prendo la vesuviana di Napoli e vedo tanti ragazzi con i piedi sui sedili e che non pagano il biglietto. Così la vesuviana è sporca e forse tra poco fallirà. Dico solo che manca il rispetto verso quello che è di tutti".
Arriva la provocazione della prof.ssa Fenisia Gramolini: un libro come Gomorra fa bene o male ad un territorio come Scampia? La risposta di don Aniello è articolata. Critica Gomorra per il titolo e le fonti del libro, come del film e della serie TV. Il titolo di Gomorra porrebbe tutti i campani sullo stesso piano, senza distinzione fra camorristi e persone per bene (ben più numerosi dei 5 biblici ndr). Le fonti, quelle dei verbali del processo Spartacus in particolare, non troverebbero secondo don Aniello in parecchi casi riscontri nelle indagini successive effettuate dagli organi inquirenti. "Non mi piace il libro ed il film o la serie: - ribadisce don Aniello - hanno un limite, nascondono il bene".
In conclusione don Aniello descrive agli studenti le vele di Scampia ed il suo arrivo da giovane prete all'opera don Guanella di Scampia, tra 140.000 persone "ammassate in quel quartiere senza rispettare l'uomo e la sua dignità" senza, verde, senza servizi, senza integrazione. "Ho abbattuto i muri di cinta dell'opera don Guanella di Scampia non appena arrivai lì perchè in quel posto non servono muri ma ponti. Gli irrecuperabili non esistono: mai costruire pregiudizi".
Antidoto importante alla deriva della cultura criminale è senz'altro il prendersi cura degli altri. Questo il messaggio di don Aniello, il quale alla fine ricorda il caso di un ragazzo ex-pusher, convertitosi e poi resosi promotore dell'apertura di una ludoteca per i ragazzi del quartiere.