NOCI (Bari) - Nel giorno in cui si ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme i fedeli celebrano anche l'ultima importantissima novità della Chiesa Cattolica, ovvero la nomina dell'ultimo grande successore di San Pietro, Papa Francesco nato Jorge Mario Bergoglio. Per questa stessa occasione abbiamo raccolto anche alcune riflessioni da parte di alcuni pastori della Chiesa.
Mons. Domenico Padovano - Lo scorso 20 marzo, in occasione dell'incontro di preparazione alla Pasqua della comunità nocese con S.E. D. Padovano, il Vescovo della nostra Diocesi ha sentito di voler esprimere alcune riflessioni sulla elezione del Santo Padre e, di conseguenza, anche sulla situazione che oggi la Chiesa Cattolica si ritrova a vivere: "All'indomani delle dimissioni di Benedetto XVI° un clima pesante sembrava regnare nell'animo dei fedeli. Quello del Papa emerito è stato un gesto di alto magistero, un gesto epocale. Egli ha voluto lasciare il posto a forze giovani ed insegnare a noi tutti che la corsa "alla conquista della poltrona" non ha senso se non è fatta con fede, speranza, criterio. A differenza di Giovanni Paolo II°, Benedetto ha avuto un atteggiamento diverso; è sceso dalla Croce ed ha resistito fino a quando la Provvidenza glielo ha concesso. Dimostrazione di come il posto di Pietro non sia mai vacante: a guidare davvero la Chiesa è lo Spirito Santo. E' bastato d'altronde che un nome semplice e pochissime parole potessero dare nuovamente uno svolta nell'animo dei fedeli. Dopo tredici secoli è stato eletto un Papa non Europeo. Il suo nome, Francesco, non ha precedenti. Lo stesso Santo da cui Bergoglio ha voluto prendere il nome era definito dai contemporanei "un Secondo Cristo". Era il Santo della letizia, della sobrietà, della povertà. Un Santo che ha riformato la Chiesa del suo tempo".
"Il primo vero Habemus Papam" ha continuato Mons.Padovano "lo ha gridato il popolo. E il suo "Fratelli e sorelle buona sera" ha sciolto ogni distanza. Popolo e Papa hanno pregato insieme nella stessa maniera in cui un nonno prega la sera con i suoi nipoti. Che bello! Uno che prega per l'altro. Ciò che mi ha colpita è stata la capacità anche di curiosi e non credenti di restare in silenzio nel momento della preghiera. E' proprio vero, lo sentiamo tutti, la Chiesa è in buone mani".
Don Peppino Cito - "Dopo una settimana da quel 13 marzo ultimo scorso, giorno dell'elezione di papa Francesco, più che di impressioni a caldo si deve parlare ormai di 'riflessione'. Dopo i segni ma anche dopo le parole, ufficiali o spontanee che siano, conservo e continuo a coltivare una sensazione forte: più che uscito da un conclave (con le porte chiuse a chiave) questo papa mi sembra uscito da un 'concilio' (con le finestre aperte sul mondo), il concilio vaticano II! Poteva avere poco meno di trent'anni il giovane Bergoglio quando il concilio si chiudeva ma si sente che ne ha respirato l'aria! Non vi ha mai partecipato come vescovo ma si sente che ne ha sposato la visione!"
"Ecco: dalle prime battute se non possono risultare ancora ben chiari i programmi, la visione di papa Francesco invece appare chiarissima: quella del concilio, che mise tutta l'attenzione possibile ad ascoltare l'uomo e a servirlo. La visione della realtà di papa Bergoglio da principio sembra avere una scaletta di priorità ben definita: prima l'uomo, con le sue emozioni, le sue domande, i suoi sogni di giustizia e di pace, il suo contesto storico e cosmico, poi la chiarezza delle definizioni e delle verità da proclamare. Prima il camminare, poi l'edificare, infine il confessare! Così è sembrato a me che non ho mai saputo niente prima di adesso di questo arcivescovo.
Come e quando tale visione dovrà fare i conti con la complessità della situazione in cui papa Francesco si deve muovere non è dato di saperlo a nessuno. Forse non è ancora il momento. Ma è quello che deve accadere: per questo è andato via un papa, per questo ne è venuto uno nuovo. E' possibile abitare questa complessità globale con una visione diversa del reale? A prima vista, sembra che papa Francesco sia abile nell'abitare con libertà interiore questa complessità, entrando e uscendo dal ruolo con destrezza e disinvoltura. In alcuni momenti mi è parso perfino che lui neppure si accorga di trovarsi in un contesto tutto diverso da quello della sua diocesi e del suo continente. Saggezza? Ingenuità? Santità? Coraggio? Ci vorrebbero tutte e quattro. E a lui concediamo, nella preghiera filiale, il beneficio e la libertà di coltivarle e combinarle al bisogno!"