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Omaggio a Pascoli ad un secolo dalla scomparsa

03-31-centenario-pascoliNOCI (Bari) - La scuola Gallo-Pascoli di Noci ha organizzato una serata di commemorazione della figura del poeta Giovanni Pascoli a cento anni dalla sua scomparsa dal titolo: "1912-2012 Centenario Pascoliano". Sabato scorso, presso il Chiostro del Museo Diffuso di San Domenico, si è svolto un incontro pubblico con letture, riflessioni e la visione di un film.

All'insegna della "poetica del fanciullino" e della biografia del poeta, studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, amministratori e professori universitari si sono dati appuntamento per ricordare una delle più importanti penne della poesia italiana.

A fare gli onori di casa è stata la dirigente Lenella Breveglieri che nella presentazione introduttiva ha ricordato quanto il plesso Pascoli sia  legato alla manifestazione, ed ha legato la giornata al cinquantenario di vita della scuola. "L'intitolazione della scuola a "Giovanni Pascoli" - dichiara la dirigente - è stata voluta fortemente dal primo collegio docenti della nuova scuola media di allora, e resistendo a quelle che erano le pressioni locali, hanno insistito per dedicare la scuola al grande poeta, per dare alla scuola un respiro che andasse oltre il paese, un respiro nazionale ed europeo".

Così si è passati alla presentazione dei relatori: il professor Scipione Navach e il professor Pietro Sisto dell'Università di Bari, le lettrici, Paola Girolami e la professoressa Antonella Longo del Liceo Classico di Putignano, e i ragazzi della scuola media Gallo-Pascoli. Questi ultimi hanno dato, in seguito, un piccolo saggio dell'attività didattica svolta in classe. Ringraziamenti sono stati espressi a favore del Sindaco, dell'amministrazione comunale e alla parrocchia di San Domenico per l'ospitalità. Alla fine il tutto è terminato con la visione del film che ricostruisce la biografia di Giovanni Pascoli, donato alla scuola dal Comune di San Mauro di Romagna, paese natìo del poeta romagnolo. Il Sindaco del borgo romagnolo e il custode della Casa Pascoli infatti, hanno gentilmente inviato un documentario che descrive in maniera sì affettiva, ma anche dettagliata, la vita del poeta Giovanni Pascoli ripercorrendo i luoghi in cui egli ha vissuto.

 


 

L'intervento del professore Scipione Navach

03-31-centenario-pascoli2"San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912. Pascoli è stato un poeta italiano, una figura indicativa della letteratura di fine Ottocento. Pascoli, nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, rappresenta, con Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. Nato in una famiglia benestante, quarto dei dieci figli, due morti molto piccoli. Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre Ruggero fu assassinato con una fucilata mentre sul proprio calesse tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero per sempre oscuri, nonostante la famiglia avesse forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia La cavalla storna.

Il trauma lasciò segni profondi nella vita del poeta. La famiglia cominciò dapprima a perdere gradualmente il proprio stato economico e dopo a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la madre e la sorella Margherita, nel 1871 il fratello Luigi e nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare. Subì il fascino delle idee anarchico - socialiste, motivato non da salda scelta ideologica ma da uno slancio sentimentale verso la causa degli oppressi. A causa delle sue idee politiche fu arrestato, per aver elogiato il gesto dell'anarchico lucano Giovanni Passannante, che tentò di uccidere il re Umberto I, e fu portato nel carcere di Bologna nel 1879. Quest'esperienza fu decisiva per la sua scelta di chiudersi morbosamente nella famiglia, decisione che dominò tutta la sua vita.

Importanti per la formazione del suo mondo interiore e poetico furono le esperienze dolorose dell'adolescenza (10 agosto 1867 viene assassinato il padre). La famiglia rappresenta il nucleo di memoria e Pascoli la tradusse in termini simbolici con l'immagine del nido, caldo, chiuso, intimo e brulicante di complici. A questa immagine si collega il motivo dei morti, delle dolorose memorie familiari che commentano questo rapporto con il nido. L'idea del nido portò a una chiusura sentimentale, che impedì all'uomo Pascoli di crescere, staccandosi dalla famiglia per farsi una propria vita. Questo lo portò a vivere l'esperienza amorosa in modo adolescenziale, descrivendola come immagine di violenza e sangue o immedesimandola nel simbolo del fiore (Gelsomino Notturno).

Pascoli apportò delle novità strutturali nel campo dell'architettura del componimento. Il poeta violò le norme codificate della lingua ricorrendo anche a un linguaggio pre grammaticale costituito da onomatopee, ma ricorrendo contemporaneamente a un linguaggio post grammaticale costituito da termini tecnici e gergali. Ricorre all'inglese, al tedesco, alla riproduzione dei suoni. Pascoli, in gran parte della sua produzione, usò i metri della tradizione e solo negli ultimi lavori provò a riprodurre la struttura della lirica greca o dell'antica poesia francese. Con i poemi conviviali, Pascoli elevò il tono di Myricae usando il mondo classico per esemplificare ulteriormente il destino di dolore dell'uomo. Inoltre si passò a una diversa visione del nido. Concepito prima nella dimensione familiare, poi nella nazione. Il simbolismo pascoliano non è legato a scelte di tipo solamente estetico ma attinge al retroterra iniziatico e tradizionale del poeta, che ha le proprie radici nel simbolismo massonico, negli studi danteschi, nella vasta e profonda conoscenza delle fonti classiche. Si sono letti i giudizi di critici sia positivi sia negativi nei confronti del Pascoli".

 


 

L'intervento del professore Pietro Sisto

03-31-centenario-pascoli3"Pascoli lo definirei il poeta delle contraddizioni, perché è un intellettuale che vive a cavallo fra due secoli ed è un poeta che conosce molto bene i classici, li studia, li conosce, li imita, però nello stesso tempo è uno dei poeti più moderni, perché introduce il simbolismo, che avrà una serie di sviluppi successivi. Pascoli utilizza un lessico nuovo, con mescolanze di parole dotte e comuni ma sempre preciso e scrupolosamente scientifico quando nomina uccelli (cince, pettirossi, fringuelli, assiuoli...) o piante (viburni o biancospini, timo, gelsomini, tamerici). Pascoli si rifece alla lezione dei classici (oltre appunto a Virgilio, anche Catullo e Orazio), ma guardò anche all'esperienza simbolista non solo francese.

La sua poesia è allusiva, e parte dalla convinzione che si possa cogliere l'ineffabile solo con mezzi formali rigorosi e grazie a una nuova lingua poetica, che attinge al latino, alla lingua parlata, ai vocabolari tecnici. Non c'è un poeta più odiato e più amato di Pascoli, nello stesso tempo. Pascoli amante della solidarietà e della pace ma anche capace di pronunciare un discorso "La grande proletaria si è mossa", in esaltazione dell'impresa di Libia. I simboli sono vecchi e nuovi, che testimoniano quest'oscillazione tra antico e moderno, fra tradizione e innovazione. Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino. 

La poesia e la letteratura s'inseriscono in quel genere letterario che è la letteratura del dolore, il racconto spesso autobiografico di un poeta o di un giornalista, che racconta un episodio tragico. Simboli molto presenti gli insetti, la cicala, l'ape, i grilli, gli uccelli, come le anatre, i tordi, che sono gli animali più citati da Pascoli: essi si collegano da un lato al simbolo del nido, dall'altro appaiono come abitatori di quella misteriosa regione (il cielo) da cui anche le campane espandono la loro voce. Pure il canto degli uccelli è reso dal Pascoli col frequente ricorso all'onomatopea, come in Dialogo: è quasi il tentativo di creare un linguaggio sopra-umano che annuncia un sapere misterioso. Simbolo importante è anche l'uccello notturno: la civetta e l'assiuolo, oppure, la rondine, l'usignolo. 

Compito della scuola, anche attraverso iniziative come quella di oggi, è di superare i limiti delle contraddizioni di una malintesa cattiva modernità nella quale sembra non esserci più spazio né per la bellezza né per la cultura né per la poesia. Leggere Pascoli o un grande poeta può forse servire ad avvicinare a mio avviso, grandi e piccoli, ai suoni, ai colori, ai profumi della natura. A capire che anche per noi c'è qualcosa di nuovo e che anche dalle nostre parti possono ancora nascere delle opere".


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